“NON C’ERA BISOGNO DELLA CORTE DEI CONTI PER CAPIRE CHE IL SETTORE È IN CONDIZIONI ESTREMAMENTE DIFFICILI” – .

“NON C’ERA BISOGNO DELLA CORTE DEI CONTI PER CAPIRE CHE IL SETTORE È IN CONDIZIONI ESTREMAMENTE DIFFICILI” – .
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16:34 – sabato 27 aprile 2024

Non c’era bisogno della Corte dei Conti per capire che il sistema sanitario trentino versa in condizioni estremamente difficili. Certo, anche i dati economici ci aiutano a confermare quanto diciamo da tempo: il mare della sanità è in tempesta – le difficoltà sono oggettive e non tutte imputabili all’attuale gestione – ma la barca trentina è rimasta senza capitano per qualche tempo. Quello che recentemente ha preso il timone prende tempo e ribadisce ancora una volta che molti temi, come la riapertura del centro nascita di Cavalese, li ha ereditati dalla precedente amministrazione, come se non fosse seduto in consiglio e non avesse sostenuto quelle misure. Troppo comodo.

Se ora che ha il mandato di gestire il sistema sanitario trentino decidesse di rivedere alcune posizioni per tornare a governarlo, l’assessore Tonina sappia che siamo disponibili al confronto, con proposte di merito per tutelare la salute dei cittadini e salvaguardare la salute pubblica. un’assistenza sanitaria accessibile e universalistica.

Su alcuni temi importanti emersi dalla relazione della Corte dei Conti, vogliamo ribadire ancora una volta la nostra posizione.

Punti di nascita. Purtroppo i dati confermano in modo sempre più drammatico l’insostenibilità dei centri nascita periferici. Non solo dal punto di vista economico (ovviamente anche da quello visto che costano quattro volte di più) ma soprattutto dal punto di vista del servizio che si può garantire. Che qualità e sicurezza garantiscono i medici simbolici (che ormai sono la maggioranza) senza continuità e inserimento nell’organizzazione? E lo stesso vale anche per il personale assunto che perde progressivamente competenza perché vede troppo pochi casi.

Anche l’assessore sembra averlo capito quando dice che sono gli stessi medici a consigliare di recarsi nei principali centri per partorire. Ostinarsi a non guardare la realtà e a tenere aperti centri nascita che non funzionano il 60% delle volte è insensato, inappropriato e insostenibile. Il presidente Fugatti prosegue con il racconto strumentale del servizio per le valli che deve restare aperto a tutti i costi. Se si seguisse questa logica allora perché non si aprono in ogni valle le unità ictus e le terapie intensive cardiache?! In sanità non è possibile seguire solo un criterio di prossimità, ma è necessario garantire l’appropriatezza dei servizi, la sicurezza e la qualità delle cure, che dipendono dall’anamnesi.

Per le nostre valli occorre investire, ma in servizi che garantiscano una migliore qualità della vita rispetto ai bisogni prioritari: nel settore sanitario, nei servizi territoriali, nelle prestazioni ambulatoriali per le cronicità, nella diagnostica di frequente ricorso, nei pronto soccorso capaci di fornire risposte efficaci, con anestesisti 24 ore su 24; più in generale nel trasporto pubblico a tempo, nelle cooperative di comunità, nella multiservizi, nella cura del territorio.

Crescita privata. L’aumento della quota di spesa sanitaria destinata dalla Provincia alle prestazioni e ai ricoveri nelle strutture private accreditate non può essere sminuito come fa l’assessore dicendo che è una quota minima del budget destinato alla sanità e che non siamo la Lombardia. Se è vero che nel nostro Paese il settore privato accreditato è di gran lunga inferiore a quello di altre Regioni, ci spieghi l’assessore perché i dati ISTAT elaborati dal GIMBE descrivono la nostra Provincia come il territorio in cui le famiglie spendono più che in ogni altro territorio? del Paese nella spesa sanitaria privata.

Evidentemente il Trentino non è più in grado di dare risposte adeguate attraverso la sua SSP – compreso un privato accreditato – e le persone devono pagare di tasca propria servizi che la SSP non è più in grado di garantire. Se non torniamo a finanziare adeguatamente il sistema sanitario pubblico, non saremo in grado di trattenere i professionisti e di riattrarre coloro che operano nel settore privato. E questo determina costi diretti per gli utenti che portano le fasce più deboli a rinunciare alle cure, cosa gravissima che avrà costi individuali e sociali incalcolabili. E poi parliamo di investire nella prevenzione…

Liste d’attesa. Lo abbiamo sottolineato più volte, ora lo ribadisce anche la Corte dei Conti: la situazione delle liste d’attesa è più grave di quanto appaia, perché numerose prestazioni prescritte sfuggono al monitoraggio delle liste d’attesa, visto che molte persone, di fronte ad eterne in attesa rivolgersi direttamente al privato.

Lo si vede chiaramente dalla spesa record sostenuta dalle famiglie trentine e dal notevole aumento dei redditi da lavoro autonomo intra-moenia. Se da un lato mancano medici nel settore pubblico che dovrebbero essere riattratti da quello privato, dall’altro è innanzitutto necessario spostare le prestazioni dal regime intra moenia al regime ordinario con aumenti salariali per medici, per non scaricare i costi sugli utenti, e inoltre c’è bisogno di gestire meglio le liste d’attesa, cosa in cui c’è spazio per l’efficienza.

È ora di fare delle scelte, assessore Tonina, di non continuare a procrastinare. Occorrono azioni concrete sia sui temi appena evidenziati – investimenti nel personale, contenimento del settore privato, gestione delle liste d’attesa – sia sugli investimenti nella prevenzione, nell’integrazione socio-sanitaria e nella riorganizzazione dell’assistenza territoriale e comunitaria, a partire dalla quantificazione dei fabbisogni di personale. necessario avviare case comunitarie e ospedali e rafforzare l’assistenza domiciliare, cosa che l’APSS non ha ancora fatto. Ecco, forse l’assessore dovrebbe riflettere su questo…

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Paolo Zanella
Consiglio della Provincia Autonoma di Trento (Partito Democratico del Trentino)

 
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