Ancona – “Per garantire l’adeguatezza della risposta sanitaria ai bisogni delle persone servono gli infermieri, che sono pochi, solo nella nostra provincia ne mancano ancora circa 300 e continuano a rinunciare a causa dei bassi salari, delle condizioni di lavoro proibitive e della mancanza di crescita professionale”. Lo dice Giuseppino Conti, presidente dell’Opi Ancona “ma la questione è trasversale a tutta la regione” – assicura – e con l’avvicinarsi dell’estate si pone il solito problema di garantire le ferie al personale e altri torneranno”. Non è un caso che l’Opi Ancona rilanci il dibattito all’indomani degli Stati Generali del Turismo nelle Marche alla presenza dei leader politici ed economici.
“I servizi da offrire a chi soggiorna temporaneamente nel nostro territorio – insiste Conti – non devono essere solo di carattere ricettivo o ricreativo ma anche di carattere assistenziale. Il riscontro che riceviamo costantemente dagli infermieri che operano sul territorio è che con grande difficoltà, sacrificio e senso di responsabilità siamo oggi in grado di garantire i servizi ai residenti mentre è giusto considerare che chi sceglie le Marche ha una percezione a 360 gradi una regione accogliente anche in caso di necessità”. Sul tavolo del dibattito l’Opi Ancona chiede quindi che restino tutte le questioni che intersecano i diritti degli iscritti, a partire dalla diminuzione delle attività e dall’accorpamento dei dipartimenti, il tutto alla vigilia di un periodo in cui la popolazione aumenta con il presenza di turisti presso i quali dovrebbe essere garantita l’assistenza”.
“L’Ordine professionale, in quanto organo sussidiario dello Stato, non entra nel merito delle scelte politiche della Regione – insiste il presidente dell’Opi Ancona – ma esercita il suo ruolo di tutela e garanzia nei confronti di utenti e infermieri ponendo la questione preoccupazione per i ritardi nell’indizione dei concorsi per infermieri e dimostrazione di una forte preoccupazione nei confronti dei cittadini/pazienti e degli infermieri che sono i meno pagati in Europa e che soffrono per la limitata possibilità di sbocchi professionali, l’impossibilità di una vera crescita professionale, le condizioni di lavoro insostenibili e la conseguente perdita di attrattività del Servizio Sanitario Nazionale”. (cs)