più occupati, si riduce il divario con il resto dell’Italia – .

Benevento, occupazione in volata rispetto al periodo pre-Covid, finalmente corriamo al passo con l’Europa. In 4 anni gli occupati in provincia sono passati da 80mila a 90mila: l’incremento percentuale ha raggiunto 12,4%, secondo risultato in Italia dopo quello di Lecce sulla base di uno studio condotto dalla CGIA di Mestre su dati Istat. Ed è anche una delle migliori performance di Eurostat: scorrendo il database Eurostat, numeri così fortemente positivi si trovano solo in alcune regioni francesi (Savoia e Provenza), tedesche (Brandeburgo e Amburgo), portoghesi (Madeira) e olandesi (Brabant). .

Resta, naturalmente, una forte differenza di fondo per quanto riguarda la percentuale assoluta di occupati, che in Europa arriva all’80%, in Italia si attesta al 61% e nel Sannio, secondo gli ultimi dati forniti dall’Istat, si ferma al 52. %, però con un forte divario di genere (62% uomini, 41% donne) ma è un divario che va restringendosi: nel 2021 il dato sannita era del 44% mentre a livello nazionale si registrava il 58%. In ogni caso, il dato sannita non è solo frutto di un rimbalzo post-Covid, ma si è anche strutturato nell’ultimo anno, mantenendo una crescita occupazionale che ha raggiunto le 2mila unità e che in percentuale (+2,4%) ha si è rivelato superiore alla media nazionale (+2,1%).

Lo studio della CGIA evidenzia che nel 2023 il numero di occupati in Italia ha raggiunto i 23,6 milioni di unità471mila in più rispetto al periodo pre-Covid, di cui 213mila hanno interessato il Sud, la distribuzione geografica che ha registrato l’incremento percentuale più elevato del Paese (+3,5%). Un dato che mette ancora di più in risalto i numeri sanniti, che hanno triplicato la già positiva media territoriale. Accompagnate da previsioni confortanti: a livello nazionale lo stock complessivo di occupati è destinato a crescere ulteriormente, raggiungendo i 24 milioni di addetti entro il 2025. Inoltre, non tutto il Mezzogiorno ha potuto contare su risultati positivi. Tra gli ultimi posti della classifica provinciale ci sono infatti diverse realtà del Sud: in particolare Sud Sardegna e Siracusa dove la contrazione occupazionale è stata del -4,3% per entrambe (la prima con -4.900 unità e la seconda con -5mila) , Caltanissetta con -5,2% (-3.400 unità), Sassari con -6,8% (-12.600 unità) mentre chiude la classifica la provincia marchigiana di Fermo con -7,9% (-6mila unità).

Risultati negativi anche per le due province confinanti Benevento: da un lato Avellino registra una contrazione del 3,8%, con meno 5.600 unità lavorative, dall’altro Campobasso si attesta al -2,1% con 1.700 addetti in meno. In territorio positivo, invece, le altre province campane, tutte concentrate tra la posizione nazionale 29 e 32: Salerno registra un +4,2% (+14.000 occupati, da 330mila a 344mila), Caserta +3,9% (+10 mila occupati come nel Sannio, che passa da 257mila a 267mila) e Napoli +3,7% (+30mila occupati, da 810mila a 840mila).

La top ten nazionale vede al primo posto il leccese: +16,5% e 36.500 occupati in più. È il capoluogo salentino, quindi, ad aver ottenuto l’incremento percentuale più significativo in Italia rispetto al periodo pre-pandemia. Seguono Benevento con (+12,4% e +10mila occupati), Enna (+11,2% e +4.800 occupati), Frosinone (+10,9% e +16.600 occupati), Ragusa (+9,4% e +10mila occupati), Messina (+9,1% e +14.700 occupati), Foggia (+8,7% e +14.200 occupati), Trapani (+8,6% e +9.700 occupati), Lucca (+7,8% e +11.800 occupati) e Prato, che chiude il elenco delle migliori province con +7,7% e +8.800 occupati).

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