Mattarella e la Calabria /3. «Memoria e impegno contro le mafie. E la lotta riguarda tutti” – .

LAMEZIA TERME «La lotta alla mafia riguarda tutti. Nessuno può dire: non mi interessa. Nessuno può pensare di rinunciarvi. La lotta alla mafia non è solo un’esigenza morale e civile urgente e, certamente, necessaria. È anche, quindi, una necessità per tutti”. Il 19 marzo 2017 il presidente della Repubblica Sergio Mattarella viene a Locri per l’incontro promosso da “Libera” dal titolo “Nomi e numeri contro le mafie”. Va giù una regione vessata dalla ‘ndrangheta, una regione “tanto gravemente ferita dalla presenza della criminalità organizzata”, la definisce Mattarellache abbraccia don Luigi Ciotti e le vittime della violenza mafiosa e lancia uno sprone e un monito a tutti, anche ai «vari livelli politico-amministrativi che – sottolinea – «devono essere fedeli ai loro compiti e, quindi, impermeabili a infiltrazioni e pressione mafiosa”.

L’abbraccio con don Ciotti

Memoria e impegno

Il saluto di Mattarella è rivolto innanzitutto ai giovani presenti, che rappresentano testimoni di speranza. È con grande partecipazione che parlo tra voi, familiari delle vittime innocenti delle mafie, in questa terra, così gravemente ferita dalla presenza crimine organizzato. Una presenza pervasiva, soffocante, predatrice. Una presenza che uccide le persone, distrugge le speranze, semina il terrore e ruba il futuro di questa terra. Abbiamo assistito alla lettura dei nomi di quasi mille persone uccise dalla mafia: è un elenco doloroso e istruttivo allo stesso tempo. L’impegno che esprimi è strettamente legato alla memoria. Memoria e impegno – sottolinea il presidente della Repubblica – interagiscono: sono termini che indicano continuità. In quella lista ci sono i sindacalisti che si sono battuti per i diritti dei lavoratori e degli agricoltori. Sono tanti gli esponenti delle forze di polizia e della magistratura che hanno combattuto con coraggio e capacità la criminalità organizzata. Ci sono giornalisti, medici, avvocati, imprenditori, commercianti, funzionari pubblici che non hanno ceduto alla sopraffazione e hanno rifiutato il silenzio. Ci sono politici e amministratori onesti che badano solo agli interessi del loro popolo. Ci sono animatori culturali, volontari, sacerdoti, caduti perché hanno diffuso parole di legalità, non violenza, redenzione, resistenza, perdono. Ci sono le vittime di faide e vendette trasversali. Ucciso per una relazione o un’amicizia. Ci sono persone inconsapevoli: uccise perché si trovavano nel posto sbagliato, per scambio di identità, perché avevano visto cose che volevano tenere nascoste. Ci sono centinaia e centinaia di uomini, donne e bambini. Sì, molte donne e molti bambini. I mafiosi non conoscono pietà né umanità. Non hanno il senso dell’onore, né del coraggio… La mafia, le mafie, non risparmiano nessuno. Certamente uccidono coloro che si oppongono ai loro interessi criminali. Ma non esitano ad attaccare chiunque diventi un ostacolo al raggiungimento dei loro obiettivi. Che sono denaro, potere, impunità”.

«Nessuno può dire: non mi interessa»

Per questo – precisa poi Mattarella – «La lotta alla mafia riguarda tutti. Nessuno può dire: non mi interessa. Nessuno può pensare di rinunciarvi. La lotta alla mafia non è solo un’esigenza morale e civile urgente e, certamente, necessaria. È anche, quindi, una necessità per tutti: lo è, prima ancora che per la propria incolumità, per la propria dignità e per la propria libertà concreta. Si tratta di una necessità fondamentale per chi valorizza, insieme alla libertà, la serenità personale e familiare; per chi vuole misurarsi con le proprie forze e capacità, senza padroni né padrini. Una necessità per la società, che vuole essere libera, democratica, ordinata e solidale. Una necessità per lo Stato, che deve tutelare i diritti dei suoi cittadini e deve vedere rispettata la legalità e la giustizia ovunque, senza zone franche. Le mafie sono la negazione dei diritti». Mattarella ricorda che «l’Italia ha fatto passi avanti nella lotta alla mafia. Nel corso degli anni si sono affinate le tecniche investigative, sono state emanate leggi efficaci, seguendo anche l’intuizione di uomini illuminati, spesso vittime delle mafie, che colpiscono duramente il patrimonio mafioso, premiano la dissociazione, aggravano le pene e introducono nuove forme nel codice. . di crimini. Sono state create strutture investigative e giudiziarie che consentono una conoscenza diffusa a livello locale del fenomeno criminale. È necessario sostenere il lavoro quotidiano, la rettitudine, la professionalità, l’intelligenza di molte migliaia di donne e uomini dello Stato che ogni giorno – nella magistratura e nelle forze di polizia – difendono la nostra vita sociale, e la nostra libertà personale e familiare, dall’aggressione delle mafie, attraverso la prevenzione e la repressione. I risultati di questa azione ci sono; e sono lì sotto gli occhi di tutti. È bene ricordare che questa lotta, così dura, è stata e viene condotta sul terreno della legalità, del diritto, senza mai venir meno a quei principi che contraddistinguono uno Stato democratico. Ma – avverte il presidente della Repubblica – è necessario non fermarsi. La mafia è ancora forte, è ancora presente. Controlla le attività economiche, legali e illegali, cerca di dominare pezzi di territorio, cerca di reclutare in ogni ambiente. Dobbiamo eliminare le zone grigie, quelle della complicità, che sono terreno fertile per tante trame corruttive. Accanto agli strumenti di prevenzione e repressione, occorre perfezionare quelli per prosciugare le paludi dell’inefficienza, dell’arbitrarietà, del clientelismo, del favoritismo, della corruzione, dell’assenza di Stato, che sono l’ambiente naturale in cui le mafie vivono e prosperano. I diversi livelli politico-amministrativi devono essere fedeli ai propri compiti e, quindi, impermeabili alle infiltrazioni e alle pressioni mafiose”.

Resistenza civile

«La repressione dell’illegalità è inscindibile anche dalla resistenza civile», è il messaggio forte di Mattarella dal palco di Locri, forte perché arriva da un uomo toccato anche in prima persona dalla violenza mafiosa, che uccise a Palermo nel 1980 il fratello Piersanti, presidente della Sicilia. «La lotta al fenomeno mafioso – aggiunge il Presidente della Repubblica – non avrebbe potuto raggiungere livelli così alti senza una profonda consapevolezza dei nostri concittadini, senza un forte cambiamento di mentalità, senza la promozione di una nuova cultura della legalità. I giovani e le associazioni della società civile, come “Libera”, e molte altre, sono stati tra i motori di questo cambiamento radicale e indispensabile. Dove prima regnava un diffuso silenzio, ora compaiono spesso i simboli e le bandiere delle associazioni impegnate contro la mafia. Dove c’era il silenzio dettato dalla paura o dalla connivenza, ora ci sono le parole forti e coraggiose dei nostri ragazzi. Dove c’era indifferenza o rassegnazione, adesso si insegna la legalità. È necessario rafforzare e diffondere – affinché prevalga – questa crescita culturale. Una crescita che deve continuare nel tempo, e che non dobbiamo mai considerare acquisita una volta per tutte. Una crescita che presuppone un forte impegno sul fronte dell’istruzione e della formazione. La scuola è un terreno decisivo per la formazione della coscienza civica e per la trasmissione del senso della legalità, e quindi della lotta alle mafie. Sarebbe un grave errore pensare che sia soprattutto una preoccupazione degli altri, che sia solo un problema dello Stato e dei suoi rappresentanti. È un compito che riguarda ciascuno di noi: nelle nostre azioni quotidiane, nei nostri comportamenti personali, nella percezione del bene comune, nell’etica pubblica che riusciamo ad esprimere. Occorre infine un tessuto sociale più solido, attraverso l’effettiva possibilità di lavoro e un buon livello di servizi sociali e sanitari. Occupazione e qualità dei servizi garantiscono dignità e rendono i cittadini più capaci di essere protagonisti. Un tessuto sociale solido, e rassicurato sotto questi aspetti, resiste meglio agli influssi e alle pressioni mafiose. Come ha detto Giovanni Falcone, “la lotta alla mafia non può fermarsi in una sola stanza, la lotta alla mafia deve coinvolgere l’intero edificio. Al lavoro del muratore deve accompagnarsi quello dell’ingegnere”. Questo – dice Mattarella – è l’orizzonte politico, giudiziario, di ordine pubblico, culturale, educativo e sociale del nostro impegno contro le mafie”.

La solidarietà del Paese

La “carezza” alle famiglie delle vittime innocenti: «Tu subisci il peso della violenza mafiosa. Avete visto padri, madri, figli, fratelli e sorelle, mogli o mariti strappati con la forza alla vostra vita, ai vostri affetti, all’intimità domestica. Sui vostri volti e, ancor più nei vostri cuori, portate una ferita che non può essere rimarginata. Come sarebbe stata diversa la vostra esistenza senza la violenza della mafia! Penso a quanti progetti, quante speranze, quanti sogni infranti! L’Italia intera ti deve solidarietà per il tuo dolore, rispetto per la tua dignità, gratitudine per la tua compostezza, sostegno alla tua richiesta di verità e giustizia. Partecipando, qui a Locri o altrove, ad altre manifestazioni per la legalità e contro le mafie, voi date una testimonianza morale e civile di come la violenza, la sofferenza, la morte e la paura non possano domare il desiderio di giustizia e di riscatto. Per questo – conclude Mattarella – vorrei dirvi che le vostre ferite sono ferite inferte sul corpo di tutta la nostra società, di tutta l’Italia. È questo il ricordo dei vostri morti, martiri della mafia, rappresenta la base su cui costruire, giorno dopo giorno, una società più giusta, solidale, integrale, pacifico. Ti ringrazio per essere qui, ti ringrazio per il tuo coraggio”. (a. non posso.) (Foto tratte dal sito ufficiale del Quirinale)

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