Verso il voto – Calcio, musica e diritti, il Perugia che sarà secondo l’avvocato Marco Brusco – .

Verso il voto – Calcio, musica e diritti, il Perugia che sarà secondo l’avvocato Marco Brusco – .
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Avvocato, musicista, giudice sportivo, Marco Brusco, che da 40 anni ha visto i cambiamenti di Perugia e ha deciso di fare un altro passo importante per la sua città d’adozione e candidarsi con la lista “Droga Sindaco – Perugia Civica” con un programma che mette al centro la legalità, la trasparenza e la difesa dei diritti dei cittadini e di Perugia.

Perché questa scelta di candidarsi?

“La politica, intesa come messa in discussione e servizio alla comunità, mi ha sempre affascinato e l’ho sempre seguita con attenzione. In gioventù, parlo del periodo universitario, verso la fine degli anni ’80, ho fatto parte del movimento giovanile della democrazia cristiana. Poi ho rinunciato alla ‘politica attiva’ per dedicarmi anima e corpo alla professione forense. Ma ovviamente ho continuato a seguire con estrema attenzione gli sviluppi politici, sia a livello nazionale che locale, collocandomi idealmente sempre nell’area del centrodestra”.

Perché ora?

“Ho deciso di candidarmi, per la prima volta, solo adesso perché credo che, raggiunta la soglia dei 60 anni (58 per la precisione) potrei dedicarmi alla politica con un bagaglio di esperienze e competenze che non avevo avere prima”.

Cosa può fare un avvocato per la città?

“Credo che possa fare molto. Se è vero che l’entusiasmo, gli ideali politici e la voglia di fare sono essenziali per l’attività politica, è altrettanto vero che conoscere l’ordinamento giuridico e il suo funzionamento è altrettanto importante. Saper ‘leggere’ una legge, saperla interpretare e collegarla con gli altri istituti dell’ordinamento costituisce un ‘momento’ essenziale dell’attività politica. È inutile pensare di poter fare questo o quello per la città se non si sa cosa è legalmente possibile e cosa no. Ma, più in generale, credo che, soprattutto a livello locale, chiunque decida di candidarsi provenendo dal mondo del lavoro, soprattutto se fatto con serietà e dedizione, possa apportare qualcosa di importante in termini di esperienza, capacità e conoscenza”.

Come vedi Perugia?

“Bene. Sicuramente meglio di 10 anni fa, quando se ne parlava solo (o comunque prevalentemente) in termini negativi. Ricordo che all’epoca, sui media nazionali, si parlava di Perugia come della capitale della droga. Non possiamo dimenticare quel titolo apparso nel febbraio 2012: Perugia ‘capitale dell’eroina’. L’inchiesta de ‘Gli Intoccabili’ su La7: «La città è complice». Sembrava incredibile. Soprattutto considerando che Perugia e l’Umbria in generale è sempre stata considerata un’isola felice. In ogni caso, per onestà intellettuale, non bisogna commettere l’errore di equiparare i problemi della criminalità all’inadeguata azione amministrativa del Comune. La lotta alla criminalità spetta innanzitutto alle forze dell’ordine e alla magistratura anche se è innegabile che il Comune può fare molto (rectius: deve) per rendere più vivibile la città, per aiutare le fasce più svantaggiate, per rafforzare i controlli sulle zone franche della delinquenza che inevitabilmente si creano nelle città”.

Come ti piacerebbe?

“Vorrei che fosse più vivibile e con meno microcriminalità. Vorrei soprattutto che il centro storico tornasse al suo giusto ruolo. Se è vero che fino all’inizio degli anni Novanta tutto passava per il centro e che era necessario decentralizzare molti uffici e molte attività per evitarne l’allagamento, è altrettanto vero che non può rischiare la sua desertificazione. Un centro storico così bello ed elegante deve vivere tutto l’anno e non solo nel periodo di Umbria Jazz, di Pasqua e dei vari ‘ponti’ che si ripetono ogni anno. Secondo me la Giunta Romizi ha lavorato molto bene in questo senso ma è evidente che c’è ancora molto da fare. Ma ovviamente non c’è solo il centro. Anche nelle frazioni si può fare di più. E bisogna fare ancora di più nella zona della stazione di Fontivegge che continua ad essere sempre più impopolare soprattutto nelle ore serali”.

La prima cosa da fare in caso di elezioni?

“Ho tante idee, ma non voglio sembrare presuntuoso. È ovvio, infatti, che una persona sola può fare poco. Ma è anche vero che se sei determinato puoi contribuire a costruire qualcosa di importante. Sono tante le realtà della nostra città meritevoli di attenzione. Mi riferisco, ad esempio, alle società sportive. Il ruolo di giudice sportivo regionale che ricopro ormai da 30 anni mi ha fatto toccare con mano l’importanza delle società di calcio e delle società sportive in generale. Costituiscono veri e propri centri di aggregazione sociale assolutamente trasversali e un incredibile strumento di integrazione. Meritano sicuramente molta attenzione da parte delle istituzioni e vanno sempre più sostenuti. Lo stesso vale per l’ambiente musicale perugino. La mia passione per la musica (per quanto possibile continuo a suonare il sax con la stessa passione che avevo da ragazzo) mi spinge spesso a frequentare tali contesti. E ho notato che c’è un’emozione incredibile, oltre che tantissima qualità. E non c’è dubbio che anche queste realtà vadano sempre più sostenute, sia a livello economico che con iniziative volte a valorizzarle. Lo stesso vale per i tanti artisti nel campo della pittura, della scultura, della danza e del teatro. Cioè tutti quei contesti spesso dimenticati che, però, dovrebbero essere sempre più valorizzati e sostenuti in quanto costituiscono uno strumento indispensabile per la crescita culturale. La questione stadio Renato Curi appare certamente non più rinviabile, ma con progetti seri e realizzabili che pongano soprattutto Perugia al centro del programma. Così come merita massima attenzione il Museo Grifo. Un gioiello di cui andare fieri, ma che può, anzi deve, crescere sempre di più. Ovviamente questo non significa che, fino ad oggi, gli enti competenti si siano disinteressati a queste realtà. Lontano da esso. Nel corso degli anni sono state molte le iniziative volte a far crescere queste realtà. Ma secondo la mia personale visione occorre fare ancora di più!”.

Un appello agli indecisi e a chi non vota più?

Per quanto mi riguarda non darò mai la colpa ai tanti delusi che non si recano alle urne per votare. Dovremmo piuttosto chiederci il motivo di tanta disaffezione. In definitiva, non votare è anche un modo per esprimere la propria opinione riguardo alla politica. Detto questo, però, mi auguro che anche i più delusi non accorpino tutti insieme. Spero almeno che ascoltino le varie proposte che vengono avanzate sia a destra che a sinistra e alla fine decidano consapevolmente se votare e, in caso affermativo, per chi votare”.

 
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