Giornata di sciopero al liceo Banzi Banzoli di Lecce, “Non abbiamo voce” – .

Giornata di sciopero al liceo Banzi Banzoli di Lecce, “Non abbiamo voce” – .
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LECCE – 500 studenti del liceo classico Giulietta Banzi Banzoli di Lecce hanno aderito oggi allo sciopero indetto dal Collettivo Basic per protestare contro la mancata risposta alle continue richieste di dialogo e comunicazione.

Davanti a 1800 persone gli studenti lamentano l’assenza di progetti condivisi che rendano la scuola un ambiente più inclusivo.

Lo sciopero si è reso necessario dopo la mancata collaborazione da parte degli insegnanti nella realizzazione di progetti che, come l’autogestione, avrebbero promosso il senso di appartenenza e di solidarietà tra gli studenti nonché la responsabilità individuale e collettiva e un dialogo costruttivo tra i diversi organismi che partecipare all’istituto scolastico. L’atteggiamento di alcuni docenti nei confronti di ogni iniziativa portata avanti dalla comunità studentesca considerandole “perdite di tempo”, per citarne alcune, ha costretto gli studenti a considerare lo sciopero come l’unico mezzo per far sentire la propria voce e ottenere una risposta concreta. alle richieste. L’evento si è svolto regolarmente dalle 9 alle 12 davanti all’ingresso principale del liceo Banzi. Una seduta pacifica e colorata, con striscioni e cartelli e un appello condiviso dagli studenti: dateci ancora voce!

Vogliamo una scuola dove le nostre preoccupazioni e richieste siano adeguatamente ascoltate dal personale docente, si legge nel manifesto del Collettivo Base. Tutti parlano sempre della “scuola del futuro”. Nelle aule vengono installate lavagne interattive all’avanguardia, si studia la Costituzione italiana e si educa alla “cittadinanza attiva”. Ci insegnano che è diritto e dovere di un buon cittadino informarsi e fare consapevolmente le scelte che riguardano la propria vita. Molti studenti Banzi hanno già l’età per votare per i rappresentanti politici che amministrano il Paese, altri lo potranno fare presto. Ma come lamentarsi di un astensionismo ai massimi storici se già vengono scoraggiati i tentativi di partecipazione attiva alla vita studentesca? La scuola del futuro sulla carta, eppure il confronto ci viene negato. Veniamo trattati come neonati, considerati come bambini, come se non fossimo in grado di assumerci la responsabilità delle nostre azioni o non ne comprendessimo il peso. Si critica molto la mancanza di comunicazione causata dai social, ma forse non ci rendiamo conto che essa si è infiltrata anche nel tessuto scolastico: non c’è ascolto, non c’è discussione. La scuola è un ecosistema, un organismo autosufficiente che necessita di tutte le sue parti per funzionare in modo ottimale. Anche noi studenti andiamo a scuola, è la nostra seconda casa. Come nella famiglia è stata abolita la gerarchia del “pater familias”, anche a scuola bisognerebbe uscire da questo tipo di mentalità retrograda e anacronistica che vede gli studenti asserviti alle decisioni degli insegnanti, senza alcuna voce in capitolo. Se questa è la scuola del futuro che ci propongono, una catena di montaggio per produrre lavoratori efficienti e in cui la preoccupazione principale è “perdere ore”, forse bisogna dimostrare che un’alternativa è possibile e che una scuola veramente innovativa è solo possibile in cooperazione”.

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