Venerdì 3 maggio alle 21 presso l’Associazione Alec in via Vittorio Emanuele II,30 sarà presentato il libro di Annadamari Fracchia dal titolo “Troppo leggero per volare” (Edizioni Primalpe).
Attraverso un intricato intreccio di immagini, domande e versi poetici, viene raccontata la storia di Naïma, una giovane donna che si trovò ad affrontare gli oscuri labirinti della mente. È la storia di uno sconvolgente confronto con lo specchio, in cui la propria immagine non riflette più la realtà, ma solo un riflesso distorto di se stessa. Confondendo il peso dell’anima con quello della bilancia, Naïma si ritrovò intrappolata in un vortice di ossessioni, alla disperata ricerca della leggerezza e scivolando verso l’abisso dell’anoressia.
Il libro ci trasporta nel mondo tormentato di Naïma, una realtà fatta della paura di crescere e di confrontarsi con un mondo che sembrava troppo grande e spaventoso. Un mondo che preferiva guardare con gli occhi ingenui di una bambina, sperando di trovare conforto nella semplicità di un’infanzia ormai perduta. Ma l’anoressia è un mostro silenzioso, capace di isolare e intrappolare senza che la vittima se ne renda conto, portandola sull’orlo della morte.
Ma è proprio in quell’abisso che Naïma trova la forza di desiderare di riassaporare la vita. È stato il contatto con la morte a farle capire quanto valesse la pena lottare per vivere. In quel momento di estrema fragilità, cominciò a percepire il sapore della vita e a desiderarla con tutta se stessa. Un libro con disegni, domande e brevi poesie per camminare sul fragile terreno dei disturbi alimentari.
Annadamari Fracchia nasce nel 2006 a Cuneo e trascorre l’infanzia e l’adolescenza a Cartignano, piccolo paese situato in Val Maira. Attualmente stai frequentando l’ultimo anno presso il Conservatorio “S. Pellico” di Cuneo, laureandosi in Storia dell’Arte. Parallelamente agli studi si dedica all’apprendimento dell’arpa e coltiva la passione per il disegno. Quest’ultima attività ha avuto un ruolo significativo nel suo recupero dai disturbi alimentari, fungendo da strumento di espressione e autoriflessione. Ciò che inizialmente era costituito da scarabocchi sparsi sulle pagine di un diario si è evoluto gradualmente in un progetto più strutturato: un piccolo libro in cui le domande rimaste senza risposta hanno trovato una forma tangibile.
