Scendo in campo, ma basta scrivere Giorgia – Pescara – .

PESCARA. “È giunto il momento di alzare la posta”. Giorgia Meloni sceglie la spiaggia di Pescara per annunciare la sua candidatura alle elezioni europee dell’8 e 9 giugno: «Ho deciso di scendere in campo per guidare le liste di Fratelli d’Italia in tutte le circoscrizioni elettorali, se sopravvivo», dice mentre è in Sotto la tensostruttura esplode la festa con sventolio di bandiere, cori da stadio di “Giorgia, Giorgia” e delegati in arrivo da tutta Italia decisi ad applaudire sempre più forte. Solo il nome: «Chiedo agli italiani di scrivere il mio nome, il mio nome», afferma il presidente del Consiglio mentre la vita di una città di mare le scorre alle spalle con la gente che passeggia, «se vuoi dirmi che credi ancora in me, scrivete Giorgia sul bigliettino, perché sono e sarò sempre una di voi.” Inizia l’inno italiano e finisce la tre giorni di FdI per lanciare il sogno europeo, il beach party di Giorgia, dice qualcuno parafrasando il concerto di Jovanotti sul mare.
Il presidente del Consiglio dei ministri arriva nel villaggio di 2.750 metri quadrati – 5 tensostrutture sulla spiaggia libera di Nave di Cascella con l’azzurro d’Europa a dominare la scena – e assiste agli interventi dei suoi vice, i ministri Tajani sul palco e Salvini in videoconferenza mentre passeggia con la figlia, e poi coglie ogni luce, anche quelle dei due fari appuntiti: una tuta blu che ricorda il mare piatto alle sue spalle, la Meloni parla per 73 minuti. Si ferma solo a bere due sorsi d’acqua dalla bottiglia, per il resto è un comizio senza sosta: «Mi sono sempre considerato un soldato e i soldati, quando devono, non esitano a mettersi in prima linea». Con questo spirito il presidente del Consiglio apre su se stessa il referendum: «Siamo di fronte a una battaglia decisiva, a un vero e proprio bivio che non ci permette di tirarci indietro, ognuno deve essere pronto a fare la propria parte e come sempre intendo farlo il mio”. E ancora: «Faccio quello che faccio solo ed esclusivamente per gli italiani. Non esiste altra ragione sostenibile per vivere questa vita, te lo prometto. A me interessa solo il giudizio dei cittadini, che rispetto e rispetterò sempre”.
L’ingresso in campo della Meloni nel 2024 ricorda il set di Silvio Berlusconi nel 1994: la borgata nel centro di Pescara è un grande spot elettorale. Prima c’erano le bandiere e le magliette, ora ci sono anche i selfie e le dirette sui social per tenere sempre stretto il filo con gli elettori: «Siamo di fronte a una battaglia decisiva, a un vero e proprio bivio che non può permetterci di fare passi indietro , ognuno deve essere pronto a fare la propria parte e io come sempre intendo fare la mia”.
Meloni parla anche delle denunce per l’occupazione della spiaggia e la vista negata sul mare, presentate da Rifondazione comunista e dalla lista civica Radici in Comune con Sinistra Italiana Verde: «Il partito comunista esiste ancora», dice il premier allo stesso pubblico che poco prima aveva tributato un’ovazione a Enrico Berlinguer, «hanno presentato una denuncia, anzi due, tanto che è stata avviata un’indagine ma noi facciamo le cose bene, siamo persone serie e non abbiamo paura le idee degli altri».
Pescara e Abruzzo stanno bene per il premier, anche sotto la pioggia: pioveva il 5 marzo quando la Meloni partecipò al comizio in vista delle elezioni regionali per dare una spinta al presidente uscente Marco Marsilio. Questa volta, però, c’è il sole: attorno alla Nave di Cascella i maxi schermi rilanciano il comizio e la folla si raduna: «Non sottrarrò un solo minuto all’attività di governo per fare campagna sul mio nome», promette la Meloni che lancia un appello il suo popolo, «visto che non sono il segretario del Pd, sono sicuro che il partito mi darà una mano in questa campagna elettorale». E la squadra applaude, dalla prima fila di ministri e parlamentari ai delegati venuti anche da Trento e Catania. “Ho rivisto la stessa passione di quando eravamo un piccolo partito”, racconta il leader. E Meloni ricorda le tappe della scalata: la “grande delusione” per il mancato quorum alle elezioni europee del 2014; poi il 6,5% nel 2019 e, successivamente, la vittoria delle elezioni politiche nel 2022. «Ci sono voluti sei anni per arrivare a quel 6,5% e altri tre anni per arrivare al 26,5% e diventare il primo partito in Italia. Ciò che abbiamo costruito non è stato frutto del caso e non è stata fortuna: è stata caparbietà”. E, dice il presidente del Consiglio, “un anno e mezzo dopo le elezioni politiche, anche l’Italia è tornata in Europa”. Lo slogan del partito è “L’Italia cambia l’Europa”. «Lo stiamo già facendo», osserva Meloni, «vogliamo una maggioranza di centrodestra al Parlamento europeo. Possiamo portare il modello italiano in Europa. L’8 e il 9 giugno sono un’occasione storica: passa anche da qui il destino della nostra Nazione”.
Meloni lancia da Pescara la sfida “difficile ma non impossibile” di “mandare il centrosinistra all’opposizione anche in Europa” grazie a “una maggioranza che raccolga le forze del centrodestra”. Meloni parla proprio a Pescara che voterà anche per le elezioni comunali tra poco più di un mese. Ma questa città, da tre giorni sulle cronache, è una macchia anche per FdI: alle regionali del 10 marzo, qui ha vinto il Pd, primo partito con il 28,43%, mentre FdI, con il fiato sospeso, ha preso Forza Italia. 15,55% oltre al 9,18% della lista presidenziale Marsilio. E così la convenzione di almeno 500mila euro serve anche a ristabilire chi è il vero partito guida: «Il risultato che abbiamo ottenuto come FdI non è un dato di fatto, dobbiamo continuare a meritarcelo».
Il discorso – dal sostegno all’Ucraina alla bocciatura del Superbonus fino a citare tre papi, Benedetto XVI, Giovanni Paolo II e Papa Francesco, e anche il «seguire il denaro» di Falcone e Borsellino per scoprire le organizzazioni dei viaggi della speranza dei migranti – se ne va liscio anche se, all’improvviso, un brivido attraversa i colonnelli della FdI: «Faccio del mio meglio ma mi sento sulle montagne russe, sono qui e cerco di restare fermo ma se tu vedi che sto sbandando non preoccuparti, ce la posso fare”, dice il presidente riferendosi al problema degli otoliti, “sapete questa cosa che mi entra nelle orecchie, che mi fa girare la testa”. È solo un attimo: il premier chiude gli occhi, riparte e si dirige verso il 73′. “È arrivato il momento di alzare la posta, facciamolo insieme”. Giorgia Meloni scende dal palco e, fuori, il pubblico aspetta “Giorgia”: la Meloni sale in macchina, abbassa il finestrino, saluta e riceve applausi. Inizia oggi lo smantellamento dei padiglioni: le autorizzazioni scadono il 5 maggio.

 
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