BARI – Nella registrazione nascosta del 2021 in cui raccontava del metodo Sandrino al finanziere Gerardo Leone, l’ex consigliere circoscrizionale Armando De Francesco spiegava proprio come Alessandro Cataldo riuscisse ogni volta a vincere le elezioni: non solo pagava i voti, ma utilizzava meccanismi per rendere riconoscibili le preferenze espresse dai singoli elettori. Un meccanismo che è stato poi confermato dalle indagini della polizia. E forse non è un caso che nella registrazione (anche quella “nascosta”) del 12 marzo 2024, che Sandrino aveva su una chiavetta USB sequestrata il giorno dell’arresto, De Francesco ha provato a fare marcia indietro: «Ha detto “io” ti registrerò in modo tale che…”, frasi fatte, tutte cose che voleva che dicessi. Sandro, te l’ho detto: in quel periodo dovevo liberarmi di alcuni debiti, di alcune cose… ma non pensavo di creare tutto quel casino. Perché comunque tutte le cose che ho detto su di te non erano vere.”
La Procura di Bari non ci credeva. Lo ha detto chiaramente nell’udienza davanti al Riesame: considera la registrazione di marzo un tentativo di infangare le indagini di De Francesco e Cataldo (entrambi agli arresti domiciliari dal 4 aprile). Di più: secondo l’accusa Cataldo sapeva che stava per essere arrestato e quindi avrebbe tentato di costruire una narrazione alternativa. Per questo ieri il pubblico ministero Savina Toscani ha sentito come testimone la stessa Leone. Cioè l’allora maresciallo che venne arrestato nel marzo 2020 su denuncia di Sandrino (lo accusò di avergli chiesto soldi per insabbiare l’inchiesta sugli appalti della Provincia di Bari) e che poi, due anni dopo, fu contattato da De Francesco: l’ex consigliere, furioso con Cataldo, gli ha rivelato il sistema elettorale del suo “padrone”. Facendolo (ed essendo) arrestato.
