Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 30 aprile 2024 – – .

Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 30 aprile 2024 – – .
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Grande promessa, quella che Gesù fa ai suoi discepoli: la Pace. Il dono che il Signore lascia ha in sé qualcosa di molto semplice, eppure mai perfettamente posseduto dagli uomini.

Ma la pace che il Signore ci promette non è semplicemente l’assenza di conflitti, né quella situazione di apparente tranquillità, segnata da una tensione costante, che si sperimenta durante il tempo dei dittatori. “Pace! Shalom!” è il saluto consueto che ancora oggi si scambia in Terra Santa. È l’augurio di felicità, pienezza, salute, buona vita che due persone che si amano si scambiano.

L’uomo è una realtà complessa: saluta se stesso auspicando la pienezza della pace, ma investe molte energie nelle piccole e grandi guerre quotidiane per emergere. Rifiutando la pace si sceglie sempre la morte: la pace non è sottomissione, ingiustizia, paura, ma libertà, giustizia, fiducia nell’uomo. La pace è un dono di Dio che va custodito con grande cura, come tutti i doni.

Quanto siamo ancora lontani da questa realtà! La Chiesa stessa, purtroppo troppo spesso dilaniata da gelosie, invidie, ricatti, non diventa luogo di pace: in quante occasioni lo scandalo delle liti e delle invidie nelle nostre comunità allontana le persone che si affacciano alla vita parrocchiale.

Non esiste una strada verso la pace sulla strada verso la sicurezza: la pace infatti va “osata”, è l’unico grande rischio e non potrà mai e poi mai essere assicurata. La pace è il contrario della sicurezza, chiedere sicurezza significa essere diffidenti e questa sfiducia a sua volta genera la guerra.

Per riflettere

Se il mondo conoscesse e mettesse in pratica la pace che Gesù ci ha insegnato non ci sarebbero più guerre. Prendiamo queste parole del Vangelo per fare pulizie di primavera dentro di noi. Facciamo mentalmente un elenco delle persone contro le quali abbiamo qualcosa e cominciamo a perdonarle, per poi andare con cuore puro e sincero a perdonarle con il nostro sguardo, il nostro sorriso, le nostre parole. Forse non cambieremo il mondo, ma lo insegneremo ai nostri interlocutori cercando di essere il miglior esempio.

FONTE: Ascoltare e Meditare – Centro Pastorale di Evangelizzazione e Catechesi

 
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