esclusi dai finanziamenti per l’arredo turistico – .

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L’Istat boccia i comuni molisani: solo 47 su 136 città inserite nell’elenco turistico istituito dalla Regione

Una sconfitta dopo l’altra basata su regole che non regolano ma censurano. Il Molise, depredato a causa di condizioni che dettano regole gravose e impraticabili per la piccola regione. Il Consiglio regionale del Molise, con una delibera, ha stabilito l’elenco dei comuni turistici che potranno applicare l’imposta di soggiorno come previsto dall’assurdità del decantato federalismo fiscale comunale. Come se non bastassero le tasse che, a causa dell’annullamento della perequazione, vedono i Comuni costretti a tassare i cittadini e chiunque voglia esserlo anche per un solo giorno. Trentaquattro comuni in provincia di Campobasso e tredici in quella di Isernia sono stati classificati turistici in base alla classificazione Istat 2019 come se dal 2019 a oggi nulla fosse cambiato in termini di densità turistica. Ottime le esclusioni tra cui Gambatesa, Macchia Valfortore, Petrella Tifernina, Matrice, Torella, Ripabottoni, Scapoli, Castel San Vincenzo, Cerro al Volturno, Monteroduni, Fornelli, Pescolanciano, Montenero Val Cocchiara. Una scure che non permetterà a questi Paesi che vivono per lo più di turismo, grazie a Castelli e Chiese dalla storia incommensurabile e di cui siamo orgogliosi, di poter ottenere finanziamenti come quelli stanziati che comunque, anche in questo caso, hanno ho visto tutto il Molise tagliato fuori. L’elenco dei comuni che vedranno sventolare la bandiera dei comuni turistici sono e, non senza sorprese: Campobasso, Isernia, Termoli, Bojano, Busso, Campomarino, Castelmauro, Castropignano, Cercemaggiore, Cercepiccola, Civitacampomarano, Ferrazzano, Guardialfiera, Guglionesi, Jelsi, Larino, Lupara, Mafalda, Mirabello Sannitico, Montagano, Montemitro, Montenero di Bisaccia, Morrone del Sannio, Oratino, Petacciato, Portocannone, Riccia, Ripalimosani, Rotello, San Giuliano del Sannio, San Martino in Pensilis, San Massimo, Sant’Elia in Pianisi, Sepino, Vinchiaturo, Agnone, Bagnoli del Trigno, Capracotta, Castel del Giudice, Castelpetroso, Pesche, Pietrabbondante, Pozzilli, Roccasicura, Santa Maria del Molise, Vastogirardi e Venafro. Pensate se la tassa di soggiorno in un contesto come quello di Santa Maria del Molise, Roccasicura o Vinchiaturo, per citarne alcuni, può influenzare positivamente chi arriva sapendo di essere completamente al di fuori delle condizioni che garantiscono trasporti, visite guidate o grandi attrazioni escluse le attività private, anche di pregio.

Non è ben compreso come l’Istat costruisca la fase di denominazione della vocazione turistica in base a criteri geografici (vicinanza al mare, altitudine, ecc.) e antropici (grandi comuni urbani) riferendosi tra l’altro al 2019 e non alla data di dell’approvazione della delibera regionale e quindi senza considerare che in 5 anni, ad esempio, Castel San Vincenzo, località turistica di altissimo livello e con potenzialità espressive assolute in questo campo, è cresciuta di circa 15 unità atte all’accoglienza, come avvenuto per Fornelli, Scapoli, tra l’altro appartenenti al club bandiere arancioni, già prima del 2019, che alla base dell’annessione verifica la disponibilità di strutture ricettive. Non è chiaro come annettere i comuni vicini al mare, come se la prossimità fosse una condizione per i flussi turistici in grado di conferire qualifiche di merito. L’obbligo da parte dell’ente regionale non regolamentato in un onere obbligatorio, ma comunque utile per una programmazione a tal fine, non avrebbe potuto essere condizionato dal metodo Istat, procedendo come altre regioni come Piemonte, Veneto, Toscana, Puglia e l’Abruzzo, con un proprio concorso normativo per le scelte professionali dei comuni molisani. Il Consiglio di Stato con la sentenza n. 1955/2024 ha lasciato all’esclusiva valutazione delle Regioni l’individuazione delle località turistiche ai fini della determinazione dell’imposta di soggiorno, consentendo di escludere dall’elenco solo i Comuni che non dispongono di strutture ricettive. Il tempo cambia logica e fattibilità con l’accentuazione delle caratteristiche o la perdita delle stesse. Dal 2019 ad oggi il Molise, grazie anche al lavoro svolto negli anni passati dall’Assessore Vincenzo Cotugno, dall’Azienda Autonoma del Turismo e del Turismo del Molise e da enti privati ​​e liberi professionisti, ha visto aumentare credibilità e ricettività, attività e aziende culturali che mai come oggi mostrano il lato migliore del territorio in termini di attività culturali, prodotti pubblicitari, ospitalità. L’Istituzione del Parco Archeologico di Sepino, la strutturazione fisica di musei e luoghi demaniali di grande pregio, l’affermata biodiversità del territorio che offre cibi e colture di assoluta sapienza enogastronomica, non possono essere penalizzati da norme che rasentano la follia burocratica di uno Stato che “dà con una mano e prende con due”. Presto il Ministero del Turismo, come ha fatto recentemente escludendo il Molise, destinerà altri fondi per i comuni cosiddetti a vocazione turistica e certamente molti Paesi con certificata genuina propensione e attenzione a questa condizione di sviluppo e di economia non possono essere penalizzati rischiando la paralisi e il declino definitivo che non è certo dettato unicamente dalla condizione attribuita allo spopolamento. La Regione ha compiti programmatici che non sono legati alla sola spesa, deve seguire la sua strada e porre rimedio ad un atto grossolano e ineguale che sa di beffa. Siamo alle porte dell’estate e se ci fosse un osservatorio forse avremmo avuto conteggi e certezze di numeri in grado di certificare presenze e dipendenti. Il governo regionale, così come è composto, ha la competenza per farlo, trovare la volontà e porre rimedio ad un modo malsano di incidere positivamente sulle peculiarità di una regione che non deve più essere penalizzata.

di Maurizio VARRIANO

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