« WELFARE E QUALITÀ DEL LAVORO, DUE LEVE MOLTO IMPORTANTI » – .

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Caro direttore Franceschi,

Allego quanto pubblicato oggi sul quotidiano l’Adige, anche per darne visione ai lettori di Opinione.

Achille Spinelli

Assessore Pat – Sviluppo Economico – Lavoro – Università – Ricerca

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Colgo l’occasione di questo importante anniversario per provare a fare alcuni argomenti che riguardano il mondo del lavoro, la vita dei lavoratori, ma che allo stesso tempo incidono sull’intero tessuto economico e sociale del nostro Trentino.

Il concetto di lavoro non può non cambiare perché – soprattutto negli ultimi anni – sta cambiando radicalmente il modello di riferimento della nostra stessa società, il modo in cui le donne, i giovani, ma ormai anche le categorie più tradizionali di lavoratori concepiscono il lavoro. . Tutto cambia a una velocità tale che o capiamo la velocità del cambiamento e allo stesso tempo ne cogliamo le interessanti potenzialità, oppure rischiamo di ritrovarci in brevissimo tempo indietro e non competitivi nel mercato globale. Ciò che non deve cambiare è l’attenzione al lavoro, la cultura del lavoro, dell’impegno che è alla base della nostra società.

Sappiamo bene come e quanto sia aumentato il costo della vita dal periodo post-Covid, e soprattutto in conseguenza della complicata situazione geopolitica degli ultimi due anni. Lo sperimentiamo in prima persona ogni giorno, semplicemente mentre facciamo la spesa.

L’inflazione, unita all’aumento dei costi energetici, ha eroso il potere d’acquisto delle famiglie, mettendo in difficoltà molti lavoratori, famiglie che, pur ricevendo un reddito, trovano più difficoltà che in passato a gestire la propria vita.

La risposta del Trentino a questa situazione deve essere quella di investire nel lavoro di qualità, nella formazione, nella crescita professionale ma anche nella creazione di nuovi posti di lavoro per giovani e donne che favoriscano un circolo virtuoso tra strumenti di conciliazione lavoro. Dobbiamo creare un contesto di benessere collettivo che porti a pensare positivamente al futuro e che spinga anche le famiglie ad avere più figli.

Va superata la retorica dell’assistenza sociale a sostegno del mancato reddito, nessuno deve essere lasciato indietro, ma chi può lavorare deve essere messo nelle condizioni di farlo con dignità, perché possa creare un futuro anche previdenziale e assistenziale. Il nostro territorio ha bisogno di creare più servizi a sostegno delle famiglie, non solo per accompagnare la crescita dei più piccoli ma anche per supportare i bisogni delle persone che invecchiano.

In questo contesto si inserisce la riflessione che abbiamo avviato sulla questione salariale insieme alle parti sociali, tema che va affrontato insieme a quello del welfare. Il nostro territorio ha bisogno di lavoratori con competenze per crescere, i processi devono essere automatizzati, i prodotti innovati, dobbiamo andare di più verso i mercati internazionali. Bisogna formare chi è già nelle nostre aziende e attrarre nuovi lavoratori, ma allo stesso tempo bisogna lavorare sugli stipendi e sulle carriere.

Il mondo del lavoro è molto più fluido e globale rispetto al passato, i giovani si dimettono, rinunciano al lavoro a tempo indeterminato, cercano lavori più stimolanti, confrontano offerte diverse, fanno delle scelte. Sono quindi i datori di lavoro che devono “presentarsi bene”, bilanciare le questioni dei salari, con quelle dei servizi, con gli alloggi, con la formazione, con gli orari di lavoro. Poi c’è il problema di trattenere i lavoratori formati.

L’esperienza della pandemia ha contribuito a ridefinire le priorità nella vita di molti. Se le generazioni passate spesso si identificavano quasi con il lavoro che svolgevano, o comunque assorbiva gran parte della loro esistenza, oggi vediamo che non è più così. Il lavoro rappresenta, soprattutto agli occhi dei giovani, solo un elemento della propria vita funzionale al raggiungimento di altri obiettivi. La realizzazione personale non avviene più solo sul posto di lavoro come in passato. Il lavoro ha subito un forte ridimensionamento nell’immaginario di molti, e datori di lavoro e decisori politici devono fare i conti con questo scenario.

 
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