La Ramelliana di Cassino, quella “ostracizzata” nella Pescara della Meloni – AlessioPorcu.it – .

Bandiere, populismo e pura elogio della compattezza: se non fosse stato per una frase pronunciata da una misteriosa donna della Città Martire

Giorgia Meloni non è ricca sfondata Silvio Berlusconi, quindi a Pescara doveva giocare un atout ibrido e tutto sommato efficace. Quello per cui, nelle parole di Massimo Giannini, da “leader molto popolare” ha offerto una ricetta “molto populista”. La chiave di volta è una sola ed è quella per la quale gli italiani hanno sempre dato non ci interessa votare per chi sa di più sull’Europa e chi può renderla istituzionalmente “potabile”. No, per Bruxelles, della quale alla maggior parte di noi colpevolmente non frega niente, gli italiani hanno sempre votato in modo carismatico. Quindi il voto più tecnico di tutti si trasforma in a prova di soddisfazione delle singole leadership.

Tutto questo la Meloni lo sa benissimo da mesi e a Pescara ha annunciato che ci sarà. COME “Giorgia”l’amico di tutti, un po’ il precursore del mood, quel “Silvio” che sembrava il cugino sborone e danareccio di ogni italiano. Il sogno del Cav era una ricchezza alla portata di tutti, Quella della Meloni è una schiettezza che già possiede, e che la “fratellanza” con tutti. Chi paga la bolletta dell’Ater, chi non la paga, chi ha la cucina e la sala in un unico locale e chi mantiene il naftone della famiglia a forza di bestemmie.

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Trucchi pop in terra d’Abruzzo

Giorgia Meloni

Il trucco è lo stesso populista di sempre: avvicinando la base e i piani in modo così convincente che i due sembrano mescolarsi. Quindi ogni elettore va a votare come andrebbe a scegliere la comare di spesa al Sidis per il corso di cucito parrocchiale. La carta vincente della Meloni è quindi quella della compattezza che non ha crepe e che, se le ha, non ne ammette l’esistenza.

Almeno finché un curioso Luca Ronconi del Foglio non si aggira tra gli spalti di Pescara e afferra una frase. «Sono di Cassino, rampelliano. Puoi capire quanto sia ostracizzata”. Fermati, tutti abbiamo le nostre crepe e i nostri dolori.

Chi avrebbe pronunciato – anche al netto della cambiale fiduciaria che stacchiamo dal notista di Cerasa – qualcosa di così poco sintomatico del clima granitico che la Meloni ha creato a Pescara?

Abbatecola che era lì a Pescara

Angela Abbatecola

Le ipotesi ci sono, e solo quelle, sia chiaro, quindi quello che segue è roba che non finirà mai nei manuali di giornalismo. A Cassino che è donna, rampelliana e “ostracizzata” anche considerando la dinamica dell’imminente voto amministrativo all’ombra dell’abbazia c’è, ad esempio, Angela Abbatecola. Che c’era a Pescara. E che nella Città Martire rappresenta quell’ala di FdI che ha dovuto “digerire” le tattiche stealth del presidente provinciale Massimo Ruspandini.

Quelli con cui non ci sarà nessun simbolo del partito egemone a livello nazionale, ma uno solo distaccato confronto di civiltà a favore del candidato laico e chierico allo stesso tempo Arturo Buogiovanni. Non esiste alcuna prova empirica che abbia detto quella frase, ribadiamo. Tuttavia, senza un collegamento eziologico diretto, c’è l’assoluta plausibilità che, se lo avesse pronunciato, non si sarebbe spostata di un millimetro dalla sua posizione canonica. Quella per la quale le idee e le posizioni attuali di Abbatecola sono conosciute e mainstream.

La linea non univoca di Ruspandini

Riccardo Del Brocco, Roberto Caligiore, Daniele Maura e Massimo Ruspandini

Che sono quelle di chi non ha digerito molto bene le picche del suo referente frusinate, al di là del suo prossimo svolgimento alle urne nel tentativo di cacciare Enzo Salera da piazza De Gasperi. E Ruspandini, il ciociaro mazzarino che scelse la crasi invece della “purezza” della bandiera per le assemblee comunali di provincia? Abbatecola avrebbe preferito un candidato del Partito, la realpolitik alla fine ha convinto Ruspandini a convergere con tutto il centrodestra sul presidente del Movimento per la Vita: meno identitario ma sicuramente più attraente in una città permeata dalla Democrazia Cristiana.

Sui social Ruspandini se l’è cavata con frasi in perfetta sintonia con il clima generale. Foto ufficiale con Riccardo del Brocco, Daniele Maura e Roberto Caligiore e post-ciociaro-nibelunghi. “L’Italia cambia l’Europa: questo il titolo della Conferenza Programmatica 2024 inaugurata a Pescara e che proseguirà (è durato – ndr) per 3 giorni. Proposte, idee, programmi, cultura, questi siamo noi, questi siamo Fratelli d’Italia!.

È ancora: “Lasciamo che siano gli altri a parlare del mondo com’era ottant’anni fa, a noi interessa capire come sarà tra 80 anni e provare a migliorarlo…”. Sì, ma questa volta per parlare e farlo provenendo dalla seconda città della turbolenta provincia che Ruspandini partigianamente governa è stato (sarebbe stato) uno dei “suoi“.

Le differenze sotto il tappeto

Fabio Rampelli (Foto: Marco Ponzianelli © Imagoeconomica)

Non un dem arrabbiato perché la Meloni governa il popolo a suon di piacere schietto, ma una “sorella” incazzata proprio per questo piacere e non le piace la linea generale e provinciale del partito. Perché tenderebbe a “ostracizzare” chi ha origini comuni ma idee diverse.

Ebbene, la chiave della cura sta lì, in quella “differenza” di vedute che Giorgia Meloni oggi non può ammettere né assecondare. Per ragioni strategiche e un po’ per pura formazione politica, quella che un mese fa aveva permesso alla sorella Arianna di pianificare ogni ambizione dei “Gabbiani” di Fabio Rampelli al congresso romano di Fdi.

Quindi vai con il linguaggio pop, come a Sorella Peppa chiaramente chiunque si lamenti di vene varicose e collant farmaceutici troppo stretti. Con il “problema di otoliti che mi fa sentire come se fossi sulle montagne russe”. E con una stoccata all’Aventino Matteo Salvini, presente solo da remoto. E questo, sempre in modo scherzoso ma comunque ti dirò carino, “ha preferito il ponte a noi”. Poi vai dilagante come un perdente con le unghie rotte ma ancora capaci di presa, quelle di chi suda ogni giorno come se fosse a Casalotti ad affrontare orde di spacciatori e abusivi.

“Non fortuna, ma ostinazione”

Giorgia Meloni

“La nostra non è stata fortuna, è stata caparbietà. Ma ciò che abbiamo guadagnato non è qualcosa che abbiamo acquisito per sempre. Dobbiamo continuare a meritarcelo”.. E menti, una bugia palese ma temperata da essa splendente del capo che è davvero intelligente e a prescindere. E che quasi messianicamente quindi ingloba terzi difetti e li emenda.

Si diceva che Fratelli d’Italia non avesse una classe dirigente, credo manifestazioni come questa dimostrano invece la qualità della nostra classe dirigente. Ecco una splendida slide di risposta a chi dice che sono solo e non ho persone capaci attorno a me”. Solo la Meloni sa cosa c’entra la qualità con il legittimo e lodevole presenzialismo.

Pertanto il partito non ha bisogno di aprirsi, ma per mettere in prima linea chi già c’era. E soprattutto quelli affidabili. “Non sono leader del Pd e se mi candido sono sicuro che il partito mi darà una mano”. Anche il lessico del pentagramma della Meloni l’ha aiutata a scaldare la colla con lei. “Poco per volta” Di Rino Gaetano.

“A mano a mano”: elegia pop

“E a poco a poco si scioglie in lacrime, quel dolce ricordo sbiadito dal tempo, di quando vivevi con me in una stanza, non c’erano soldi ma tanta speranza…”. Pura elegia pop, di quelle che ti fanno sentire Messi anche se calci il pallone dietro il sagrato Morterone di Lecco che fa 34 abitanti.

E che ti fanno sentire talmente legato a Giorgia che chiamarla per nome è solo il fraterno rinnovamento di un patto. Quella tra un leader talmente popolare da potersi permettere di essere più populista che mai. E che non ha lacune tra i suoi ranghi… tranne forse quelle laggiù.

Quelli disegnati dalla frase pronunciata da una donna fedele all’idea generale ma incazzata con le sue deviazioni gente del posto: «Sono di Cassino, rampelliano. Puoi capire quanto sia ostracizzata”. La sua frase non è ancora una diagnosi, ma è certamente un sintomo. Per Cassinate giugno e settembre italiano.

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