di Davide Fiorentini
“Non è pacifismo invocare un cessate il fuoco esponendo la bandiera di una sola parte e accusando l’altra, indicibilmente, di “genocidio” in disprezzo della storia e della verità”.
Così commenta il Comunità ebraica di Livorno cosa accadde al Teatro Goldoni il 26 aprile al termine della Turandot di Puccini, quando il cast si è riunito sul palco esponendo lo striscione “Cessate il fuoco, stop genocidio” con una bandiera palestinese.
“Non è pacifismo ignorare la sorte degli israeliani e di altre persone rapite da Hamas il 7 ottobre – insiste il comunicato -. Non è pacifismo guardare dall’altra parte o rifugiarsi in dichiarazioni contorte e criptiche, per non riconoscere gli stupri che sono avvenuti e stanno avendo luogo sulle donne israeliane rapite; il commercio da parte dei palestinesi, come macabri trofei, delle teste mozzate delle vittime dell’aggressione di Hamas; i razzi, i droni e i missili che oggi, con la complicità di potenti alleati, piovono su Israele”.
Il sindaco del capoluogo toscano Luca Salvetti non ha condannato l’episodio, citando precedenti alla Scala di Milano e ribadendo la linea dell’amministrazione comunale di esporre solo la bandiera della pace, senza quella israeliana.
Un atteggiamento definito “vano” e “improbabile” dalla comunità ebraica locale, poiché quanto avvenuto al Teatro Goldoni ricordava “un pregiudizio, mascherato da pacifismo, contro Israele” e “una mera operazione di propaganda politica”.
Parole alle quali fanno eco quelle dell’Associazione Italia-Israele di Livorno, che attraverso la sua pagina Facebook denuncia “un’azione fuori dal contesto culturale, politico e istituzionale e con l’esposizione di un messaggio completamente imposto al pubblico presente, che era teatro appena vedere un’opera, senza alcuna possibilità di controinterrogatorio o di replica di una posizione diversa”.