L’ossatura della piscina San Licandro costa al Comune di Messina 2 milioni – .

La concessione del diritto di superficie da parte del Comune di Messina alla Pallanuoto Messina risale al 28 ottobre 1991. A San Licandro erano previste una piscina coperta, una palestra e un campo da tennis (qui un video reportage da noi realizzato l’anno scorso).

Quasi 33 anni dopo, ne restano solo uno scheletro, che probabilmente dovrà essere demolito, e un debito nei confronti del Comune di Messina.

Debito che verrà saldato con un’operazione, come approvata con deliberazione di consiglio numero 171 del 30 aprile 2024, relativa al “contratto di mutuo stipulato in data 2 marzo 2005 tra l’Istituto per il Credito Sportivo e la Pallanuoto Messina”.

Storia

Questo perché, per concedere il mutuo da 3 milioni 221mila euro a lavori ultimati, con ammortamento in 15 anni, il Credito Sportivo ha avuto bisogno di una garanzia che l’impresa ha chiesto al Comune di Messina e ottenuta con delibera di giunta numero 118 C del 14 dicembre 2004, “poiché si tratta della realizzazione di un’opera con finalità sociali e sportive”.

Il 15 giugno 2010 la Polo Acquatico Messina ha chiesto al Comune un’altra garanzia di 8 milioni, per il completamento e l’ampliamento degli impianti in concessione. Ed è a questo punto che il Comune ha chiesto informazioni al Credito Sportivo il quale, con nota numero 47679 del 18 febbraio 2011, ha informato che la Pallanuoto Messina non aveva pagato l’ultima rata scaduta il 31 dicembre 2010 per un importo di 60mila euro, e che il prestito era stato erogato quasi per intero, 3 milioni contro i 3,2 previsti.

La sentenza di primo grado

Scadono altri importi e poi il Credito Sportivo chiede conto al garante, il Comune di Messina. Così Palazzo Zanca si è rivolto al Tribunale di Messina, chiedendo che venga dichiarato risolto il contratto di concessione e annullata la garanzia. Istanze respinte dal Tribunale, con sentenza numero 1162 del 2020. In data 11 febbraio 2021 il Comune di Messina ha proposto ricorso, attualmente pendente, “evidenziando la sussistenza degli obblighi di vigilanza dell’Istituto per il Credito Sportivo. All’esito dell’udienza filtro, la Corte, pur ritenendo ammissibile il ricorso, ha rigettato le istanze istruttorie e ha rinviato per precisazione sulle conclusioni”.

Il fallimento della società sportiva

Intanto il Credito Sportivo chiede e ottiene il fallimento della Pallanuoto Messina per la somma di 3 milioni 930mila euro e il curatore fallimentare restituisce il terreno al Comune.

Palazzo Zanca richiede quindi una relazione al legale rappresentante, che arriva con nota 26562 del 31 gennaio 2023. Si precisa che è “impossibile recuperare alcuna somma dalla società fallita” e che “la sentenza, attualmente pendente in appello, pur avendo una base su cui basare una previsione positiva, l’esito non appare scontato e anzi il rigetto delle istanze istruttorie anche in appello rende probabile il rischio di soccombere”, conclude per l’opportunità “di coltivare la disponibilità dimostrata negli anni dal Credit Sportsman sul possibile raggiungimento di un accordo”.

Giudizio confermato anche dall’esperto in materia legale e contenziosa del sindaco, con nota numero 54912 del 28 febbraio 2023.

Con prot. con nota 113246 del 18 marzo 2024, il Dipartimento Servizi Finanziari scrive che “le somme relative ai debiti fuori bilancio del Piano di Riequilibrio Finanziario, tra i quali figura il creditore in questione, sono state interamente accantonate quale eccedenza destinata al finanziamento dei debiti fuori bilancio da applicare alla modifica del bilancio per l’esercizio in corso 2024”.

Il costo della transazione

Con nota 118027 del 21 aprile 2023, l’assessore al contenzioso, Roberto Cicala, dà mandato all’avvocato patrocinatore, Nino Parisi, di predisporre uno schema di accordo che prevede il pagamento di 2 milioni 150mila euro in un’unica soluzione, entro il 31 dicembre 2024 .

Un’operazione che la Giunta di Basile ritiene “opportuna e conveniente poiché evidenzia un risparmio di oltre il 50% rispetto a quanto richiesto”.

Cosa accadrà a quello scheletro?

Fin qui il contenzioso legale, che si conclude con una transazione che costa al Comune di Messina oltre 2 milioni. C’è poi il destino di quello scheletro, che probabilmente dovrà essere demolito per una serie di motivi: non è possibile recuperarlo o sarebbe troppo costoso farlo e, tra l’altro, l’area in cui è stata progettata quella struttura è forse non il migliore. Si trova alla fine di via Domenico Mazzotta, strada che parte da piazza XXV Aprile, a San Licandro.

E una strada che colleghi a Tremonti è stata immaginata proprio lì, dove nel 2015 si è verificata una frana. In questo caso, dopo aver perso qualche anno per trovare i finanziamenti necessari, i lavori sono in corso e dovrebbero essere completati entro il 30 luglio, cioè in tre mesi. . Una volta ultimata si valuterà se sia fattibile realizzare una strada che colleghi Tremonti e San Licandro, che potrebbe rappresentare un’importante via di fuga.

 
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