“Secondo lei il 25 aprile non ha nulla a che vedere con l’antifascismo” – .

“Secondo lei il 25 aprile non ha nulla a che vedere con l’antifascismo” – .
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Aveva scritto: “Le feste nazionali appartengono a tutti. Le istituzioni che se ne appropriano per organizzare squallidi comizi elettorali contro il nemico utilizzando la retorica comunista (pugno chiuso) dimostrano di essere totalmente indegne di ricoprire la carica. Una domanda che non può finire qui.
Il sindaco deve darci adeguate spiegazioni. E il Prefetto deve esercitare il suo ruolo di garante istituzionale del territorio. I diretti interessati, nel frattempo, dovrebbero vergognarsi e chiedere scusa”. E il consigliere di Fratelli d’Italia Carlo Rufo Spina ha presentato un’interrogazione al consiglio comunale di Rimini per chiedere le dimissioni del vicesindaco Chiara Bellini, rea di aver festeggiato il 25 aprile con un discorso in cui aveva attaccato il governo, ha concluso con il saluto a pugno chiuso. Tra gli altri argomenti, Rufo Spina sostiene che “In effetti, la resistenza della destra e del centrodestra attraverso i partiti monarchici, liberali e democristiani iniziò l’8 settembre 1943, insieme a quella della sinistra dei socialisti e del partito d’azione. Mancavano dall’appello i comunisti, di cui fu successore il vicesindaco, che entrarono a pieno titolo nella resistenza solo nell’aprile 1944 o dopo il via libera di Stalin (perché i comunisti prendevano ordini da lui)”.

Il sindaco Jamil Sadegholvaad ha risposto: “Grazie consigliere. La sua domanda fa parte di un copione, di una riflessione, già letta e osservata più di una volta. Rimini, Cesena, Milano, Bologna, Marzabotto, Firenze, centinaia di altri comuni minori, anche nella nostra provincia: il post 25 aprile ha visto anche quest’anno l’ormai classico intreccio di polemiche intorno alla Liberazione, che ogni volta è festa per tutti si trasforma in una battaglia di posizioni opposte. Faccio mie le parole ‘definitive’ che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha voluto rivolgere al Paese durante l’ultima cerimonia del 25 aprile. Riassumo: “Senza memoria non c’è futuro” e “L’unità popolare attorno all’antifascismo è possibile e necessaria”. Credo che in quest’Aula non possiamo che essere d’accordo con il nostro Presidente”.

E il sindaco ha proseguito: “Proviamo ad approfondire un po’ i sacrosanti concetti espressi da Sergio Mattarella. ‘Senza memoria non c’è futuro’. E la memoria, la storia, racconta che la Liberazione è avvenuta attraverso il sacrificio di decine di migliaia di donne e uomini appartenenti alle più diverse esperienze politiche. La Liberazione non è stata fatta esclusivamente dalla sinistra, dal centro, dalla destra. Non è solo rosso, né solo bianco, né qualsiasi altro colore unico. Cito, perché spesso la questione viene trascurata, i tanti soldati che scelsero di scalare le montagne e persero la vita in nome e per conto di un’Italia che non voleva più sottostare ad una dittatura, né essere occupata. A loro, spesso dimenticati, rivolgo un pensiero e un ringraziamento anche a nome della nostra Città. Mi riallaccio anche qui al nostro Presidente della Repubblica: ‘È nata la Resistenza, un movimento che, nella sua pluralità di persone, motivazioni, origini e spinte ideali, trovò la sua unità nell’esigenza di porre fine al dominio nazifascista sul nostro territorio, per instaurare una nuova convivenza, fondata sul diritto e sulla pace.’. Punto. Questa è la memoria del Paese, questa è la storia, incontrovertibile. Ed ecco perché è un errore leggere il 25 aprile come la celebrazione di una sola parte: la decisione, o meglio la necessità, l’obbligo morale di respingere il fascismo e il nazismo dall’Italia, nel presente della guerra e nel futuro in in cui viviamo, è stata una decisione, una necessità, un obbligo morale collettivo. In considerazione di ciò, caro consigliere, mi riesce difficile ritrovarmi nei meandri della storia descritti nella sua interrogazione in cui, mi sembra che lei sostenga, come la cosiddetta sinistra abbia avuto un ruolo non solo marginale ma anche tardi nell’organizzazione della Resistenza. E, aggiungo senza timore, che le parole di Mattarella citate ‘rispondono’ a una delle sue domande”.

“Per due volte, con la fascia da sindaco, ho partecipato alla cerimonia del 25 aprile, ho parlato e non ho mai concluso il discorso con il pugno alzato. E non perché io abbia qualcosa contro quel gesto: più volte, sia da studente che in occasione di iniziative politiche, l’ho mostrato con orgoglio proprio per quello che ha sempre rappresentato nella storia del mondo. Che non è, come si potrebbe sostenere, il comunismo e il colore rosso: basti pensare al significato che quel pugno rivolto verso l’alto ha avuto per la lotta al razzismo negli Stati Uniti e in altre parti del mondo. Ma quel gesto, meraviglioso ma che può essere interpretato come parziale, in un contesto istituzionale, di festa di tutti, io non lo avrei fatto”.

«Passo poi al secondo valore espresso da Sergio Mattarella e cioè, cito, ‘L’unità popolare è possibile e necessaria attorno all’antifascismo’. Ebbene, consigliere Rufo Spina, ho messo in fila il suo comunicato stampa del 25 aprile e la sua domanda di oggi. Sono la bellezza di 1.064 parole e 6.902 caratteri: mezzo romanzo da cui è assente la parola ‘antifascismo’. L’espressione denigratoria ‘sedicenti antifascisti’ è presente, solitaria come la particella di una celebre pubblicità di un’acqua minerale di qualche anno fa. Fermare. Capisco che per te la festa del 25 aprile non ha nulla a che vedere con l’antifascismo. Intendiamoci, non ti sto chiedendo se sei antifascista oppure no. Permettetemi di suggerire un’analisi storica più accurata dato che, secondo le sue parole, il 25 aprile sarebbe solo “la riconquista della democrazia e della libertà dopo una sanguinosa occupazione straniera”. Permettetemi, questa è una definizione un po’ riduttiva. Il 25 aprile non è la liberazione dai Normanni, dai Lanzichenecchi, dagli Austriaci ma la cacciata di un regime violento e dittatoriale chiamato fascismo, che portò l’Italia ad una guerra scellerata, che si alleò con i nazisti, che spalancò dopo l’8 settembre la porte del paese allo stesso esercito tedesco, sostenendolo attraverso – questa sanguinosa e mostruosa – Repubblica di Salò”.

“Concludo, caro Assessore. La Vicesindaco continuerà a svolgere il suo lavoro di amministratrice, che sta svolgendo bene e con evidenti risultati per la nostra comunità. Probabilmente continuerai a rimanere della tua opinione e con la tua visione credo che la storia sia sbagliata e parziale, chiedendo dimissioni che, ti dico, non saranno accettate”.

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