Trentamila sardi sono affetti da disturbo bipolare: una patologia che costa ogni anno circa 180 milioni di euro. Il problema sarà al centro dello “Standalone meeting” della Rete europea sui disturbi bipolari, organizzato dall’Azienda Ospedaliera Universitaria di Cagliari, dove sono attesi una quarantina di ricercatori provenienti da tutta Europa, oltre a specialisti sardi, dottorandi e post -studenti laureati. È iniziato oggi alle 11, nell’aula A della Facoltà di Economia, in via Sant’Ignazio 76, e si concluderà domani, venerdì 3 maggio, a partire dalle 9.
Due giorni di full immersion sulle priorità della ricerca clinica e di base e della progettazione scientifica sul disturbo bipolare, nonché sull’impatto economico e sociale della malattia. «Un convegno – spiega Mirko Manchia, psichiatra dell’AOU di Cagliari e direttore della Scuola di Specializzazione – che abbiamo organizzato per consolidare le collaborazioni scientifiche in corso e promuovere l’interesse per la ricerca tra i giovani studiosi». Un evento che mira a sviluppare la consapevolezza sul disturbo bipolare, coordinato dal professor Manchia e dal professor Alessio Squassina del Dipartimento di Scienze Biomediche e dal gruppo di lavoro della Struttura Psichiatria Complessa dell’Aou.
«Nonostante la patologia rappresenti un problema importante sia in termini clinici che socioeconomici – spiega il professor Manchia – la ricerca fatica ancora a fare progressi sulla conoscenza delle basi biologiche, sull’individuazione di nuove cure e strategie di prevenzione. La Rete Europea promuove lo studio a diversi livelli, sia preclinico che clinico e traslazionale (dal laboratorio alla clinica)”.
La conferenza è stata aperta dalla professoressa Eva Z. Reininghaus, dell’Università di Graz, e dal professor Ole A. Andreassen, dell’Università di Oslo. La Rete si riunisce due volte l’anno per discutere progetti di analisi, attività di divulgazione e formazione per i giovani. Quest’anno Cagliari è stata scelta all’unanimità per ospitare l’incontro.
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