“Ho visto i clienti piangere.” Riapre in California a giugno – .

È una storia bellissima e potente Mohamed Farouq per tutti “Momo”, una storia di viaggi e migrazioni, dalle notti trascorse nei giardini in riva al lago da giovanissimo in cerca di speranza a imprenditore di successo, con un’attività a Como e un ristorante nella Silicon Valley. Ma la notizia più importante per almeno una generazione di comaschi è probabilmente la chiusura di CardaMomo [solo due giorni fa raccontavamo un’altra chiusura, quella del Gesumin: qui i dettagli]. La pizzeria artigianale con forno a legna, con le sue farine biologiche, puro grano macinato a pietra, impasti tradizionali e integrali, ha sfornato la sera del 21 aprile la sua ultima pizza. CardaMomo chiude, anzi non chiude, si trasferisce negli Stati Uniti e al suo posto arriva una casa vacanze. CardaMomo non chiude, “puoi scrivere che CardaMomo diventa CasaMomo” suggerisce lo stesso Momo.

“Ho visto alcuni clienti con le lacrime agli occhi nell’ultima settimana, lo sai. Mi è davvero dispiaciuto lasciare Como e ho capito che con l’impegno che ci metto giorno dopo giorno ho costruito qualcosa anche nelle mie relazioni. Quando i nostri clienti più affezionati hanno saputo che stavamo chiudendo, sono venuti a giorni alterni. C’è stato qualcuno che mi ha mandato un video del suo figlioletto che era davvero dispiaciuto, perché non voleva più mangiare la pizza da CardaMomo. Dopotutto da noi venivano tutti, dai 3 ai 90 anni”.

Ma quella di Momo, come lo soprannominarono i suoi amici tanti anni fa, è una storia che vale la pena raccontare. Inizia e finisce con un viaggio, il primo, della speranza, dal Marocco. “Avevo sedici anni e mezzo quando arrivai a Como per la prima volta, da clandestino, era una calda estate del 1989, passavo una settimana dormendo nei giardini in riva al lago, di giorno girovagavo per la città cercare un lavoro. Una ragazza che lavorava al Ristorante Sociale mi ha presentato la signora Gabriella Sassi. Non ne avevano bisogno, ma lei mi ha accompagnato alla Caritas diocesana, lì mi hanno detto che sul giornale c’era l’annuncio del ristorante della Cisa ad Anzano del Parco. Cercavano una lavastoviglie e gli furono offerti vitto e alloggio. Non potevo perdere quell’occasione e ci sono rimasto per circa due anni, cominciando anche a rubare un po’ il mestiere dei pizzaioli. Poi sono andato al Platani di Portichetto, due locali importanti per quegli anni, mi dispiace che abbiano chiuso”.

Prima del 2006 e di CardaMomo sfornavi pizze da asporto in tutta la città.
Un altro passo indimenticabile è stato il 1999, dieci anni dopo il mio arrivo a Como ho deciso che era giunto il momento di fare il passo. Trovai uno spazio di 30 metri quadri in via Carloni, l’affitto era un milione al mese, dovevo correre, ma gli affari andarono subito bene, tanto che dopo sette anni ero pronto per il passo successivo.

In effetti non ti sei mosso molto… hai attraversato la strada.
Un colpo di fortuna. Ho visto un agente immobiliare appendere un cartello sulla porta d’ingresso. Sapevo che avrebbe avuto grandi potenzialità, c’era un bel giardino interno. Ho fatto il grande salto, acquistando anche i muri e, nell’agosto del 2006, abbiamo iniziato una nuova storia.

Lei ha inventato la “pizza gourmet” prima di Cracco e di altri grandi nomi…
Non esageriamo. Diciamo che dietro le mie pizze c’è sempre stato tanto studio e scienza dietro i prodotti utilizzati. Impasti a lievitazione naturale, farine. Ma anche birre, siamo stati i primi a vendere Baladin ad esempio in pizzeria, ad acquistare formaggi caprini dell’azienda agricola Casale Roccolo di Binago e ad approvvigionarci di tanti ingredienti da tanti piccoli produttori agricoli della zona. Anche i dolci sono sempre stati una nostra caratteristica. CardaMomo aveva un’anima, ma era grazie alla scienza e allo studio dei prodotti.

Dai giardini in riva al lago al ristorante di successo, perché cambiare ancora.
Per amore e un po’ per il lockdown. Nel 2018 mi sono trasferita con Sarika Batra lei è californiana, ci siamo conosciuti a Milano e ci siamo sposati negli Stati Uniti. I suoi affari sono rimasti nella Silicon Valley a Cupertino, lei è un’importante manager di Tim Draper nel campo Bitcoin. Il Covid ha fermato i viaggi e pensavo di non voler più stare lontano da mia moglie per così tanto tempo. Mi sono fermata un attimo, da quando avevo sedici anni ho sempre corso, ho deciso che dovevo andare negli Stati Uniti e così ho fatto. Il nuovo CardaMomo aprirà probabilmente a Redwood City già a giugno. Serviremo la pizza, gli antipasti caldi e freddi, oltre ai nostri dolci.

Avete provato a vendere l’attività di Como?
In realtà sì e in tanti hanno chiesto informazioni, ma quando hanno saputo che non eravamo all’interno del centro storico la trattativa si è conclusa subito. Quindi ho deciso per questa trasformazione. I lavori sono in corso, un’agenzia gestirà il tutto, ora parto. Qui desidero ringraziare chi ha lavorato con me in tutti questi anni, in particolare Renier Surbano che mi ha sostenuto per quindici anni.

 
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