«Infrastrutture indecenti. La colpa è della destra” – .

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Glielo ha chiesto Elly Schlein e lui ha accettato. Nicola Zingaretti è passato dalla poltrona di governatore del Lazio a quella di deputato – con una sosta ai vertici del Pd nazionale – e ora punta a Bruxelles come candidato dem nel collegio di Centro. Ieri il suo tour nelle Marche, tra Jesi, Senigallia e Ancona, dove ha fatto un giro alla Fiera di San Ciriaco insieme all’ex sindaco Fabio Sturani. «Ho visto una città laboriosa, preoccupata per il futuro. Dobbiamo guardare a quella paura e trasformarla in speranza”.

Ha deciso di iniziare la sua campagna elettorale per le elezioni europee dalle Marche. Una ripresa del calcio d’inizio del premier Meloni che da Ancona ha avviato la campagna per le Politiche nel 2022? Le ha fatto bene.

«Vengo spesso nelle Marche. Ecco le mie radici: i miei nonni sono di Morro d’Alba. Sono felice di essere vicino a questa terra da quando abbiamo combattuto per l’Italia centrale, l’Italia dei due mari”.

Il progetto di una macroregione centrale che riuniva Marche, Lazio, Toscana e Umbria ma che non si è mai concretizzato.

«Dovrebbe invece concretizzarsi. Non è possibile perché la destra italiana non ha un’idea dell’Europa, né dell’Italia. È un modello di sviluppo per dare a questi territori il giusto peso negli investimenti e nelle infrastrutture”.

Le infrastrutture sono sempre state il nostro tallone d’Achille: a proposito, come sei arrivato ad Ancona da Roma?

«In autostrada con la macchina».

Certamente non era conveniente per lei sul treno. E da domani, con i lavori sui binari, sarà ancora peggio.

«Quello che sta accadendo alle infrastrutture è incivile ed è frutto del non comprendere che l’Italia dei due mari non era l’idea di un pazzo, ma un modello di sviluppo. Se non si è concretizzato è colpa di chi non ci ha creduto”.

Chi non ci credeva?

«La destra: con le autonomie differenziate sfido chiunque a dire che il governo Meloni ha come priorità l’Italia dei due mari».

Quando si cominciò a parlare di macroregione centrale, però, i governatori erano di centrosinistra.

“In effetti, ci sono molti progetti in corso che oggi vengono messi in discussione”.

Nelle Marche sono tre i candidati del Pd alle europee: una corsa affollata per una regione di 1,5 milioni di abitanti che da 20 anni non ha un parlamentare a Bruxelles.

«La battaglia che sta portando avanti il ​​Pd è chiara e unita: lottiamo per un’Europa più forte e più umana. L’Europa del nazionalismo porta alle guerre”.

Fondamentale, quindi, la scelta dei candidati: tre candidature nelle Marche non è l’ennesima rinascita di un Pd diviso e frammentato?

“Se il messaggio politico è lo stesso, più siamo, meglio è”.

Schlein è capolista nel collegio elettorale del Centro ma, anche se eletta, non andrà a Bruxelles: è d’accordo con queste superficiali candidature dei leader?

«Lo vogliono gli italiani. Vogliono avere chiarezza in politica e se i leader diventano coloro che la interpretano, alla fine la discussione sarà anche su questo”.

Nel 2025 ci saranno le elezioni regionali nelle Marche: il Pd ha possibilità di riprenderle?

«Sono ottimista, ma dico al mio campo: dobbiamo unirci per ridare speranza e costruire un progetto. La destra ha fatto questo alla politica. Se riusciremo a realizzare un progetto unitario, la partita si riaprirà anche in questa regione”.

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Corriere Adriatico

 
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