costruire insieme la Chiesa e la città – .

costruire insieme la Chiesa e la città – .
costruire insieme la Chiesa e la città – .

Il Cardinale Arcivescovo di Bologna ha preso parte, lo scorso 30 aprile, all’incontro in preparazione alla 50ª Settimana Sociale dei Cattolici in programma nel capoluogo giuliano dal 3 al 7 luglio

Alvise Sperandio – Città del Vaticano

Non l’“io” dell’individualismo, ma il “noi” della comunità: solo stando insieme, nell’unico corpo che è la Chiesa, i cristiani possono dare un buon contributo alla costruzione della città degli uomini. È questo il senso dell’intervento tenuto lunedì pomeriggio a Trieste dal cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana, nell’incontro di preghiera svoltosi nella chiesa di Sant’Antonio Taumaturgo, alla presenza dell’arcivescovo Monsignor Enrico Trevisi, in preparazione alla 50esima Settimana Sociale dei cattolici in programma nel capoluogo giuliano dal 3 al 7 luglio, con l’arrivo di Papa Francesco che domenica presiederà la messa conclusiva.

Davanti a una platea di oltre mezzo migliaio di persone, il cardinale ha offerto una riflessione sul tema: “Partecipare. Costruire insieme la Chiesa e la città”, dopo aver parlato con uno anche a Gorizia in mattinata lectio magistralis per il centenario dell’Università sul tema: “Per la pace. Le risorse della diplomazia umanitaria”. «Siamo nel cuore del cammino sinodale, che ci incoraggia a procedere insieme – ha detto Zuppi – l’ordine sparso non funziona, scegliamo allora la comunione. L’Io non ha senso senza il Noi. Dobbiamo pensarci come un corpo in relazione, che per noi è comunione. Il corpo è la Chiesa che non è in un’altra dimensione, ma sempre dentro e per la città degli uomini. Il nostro valore è stare insieme, non affermarci sugli altri”.

Zuppi ha spiegato come «la riedizione del peccato originale è vivere senza gli altri, fare a meno degli altri. Crediamo davvero di essere sulla stessa barca, esposti alle tempeste della vita, o pensiamo solo a noi stessi? Riscopriamo il noi, che è la comunità. La vita non è mai singolare, ma sempre plurale. L’individuo trova sicurezza non quando si chiude in se stesso, ma quando si apre agli altri. E solo l’amore genera il corpo che pensiamo insieme”.

Le dichiarazioni dell’arcivescovo di Trieste, Enrico Trevisi

Il presidente della Cei ha sottolineato come sia «una fase di crisi della partecipazione, siamo tutti un po’ sonnolenti. Ma è la partecipazione che dà senso alla vita, che ti dà il piacere di fare le cose insieme. Purtroppo troppo spesso prevale l’individualismo, ma è servendo gli altri che capisco cosa sono e cosa serve. La partecipazione mi fa comprendere il dono, il valore, la bellezza della vita. Ci opponiamo alla logica della divisione, chi divide è il maligno”.

«Dobbiamo essere comunione e corpo per aiutare la città degli uomini – ha sostenuto Zuppi – la Chiesa non chiude mai la porta: siamo noi stessi quando siamo con Gesù con la porta aperta come a Pentecoste. Per questo siamo chiamati a costruire insieme un tessuto sociale che aiuti innanzitutto i poveri e i più bisognosi. Come ci insegna Papa Francesco, costruiamo amicizie sociali perché la Chiesa è per tutti e tutto ci interessa».

A Gorizia, per il centenario dell’Università, il cardinale ha sottolineato ancora una volta come, in quest’epoca segnata dalle guerre, «la diplomazia è l’arte di trovare la soluzione, il compromesso. L’invito del Papa al negoziato è rivolto a tutti. La diplomazia umanitaria può dare un grande contributo alla diplomazia istituzionale e ufficiale perché mette sempre al centro la persona e la sofferenza delle persone; mette al centro Colui che con la sua Parola va verso gli altri, nella città degli uomini”.

Un appello a non scoraggiarsi dalle lamentele per ciò che non va, ma ad impegnarsi per il bene comune, è arrivato a Trieste da mons. Trevisi: «Molti indicatori parlano dello sforzo di vivere una partecipazione appassionata e matura, nel costruire sia il Chiesa che vita civile. Eppure non mancano segnali di speranza, germogli che indicano un desiderio diffuso di giustizia, di pace, di condivisione, di rispetto per il creato – ha osservato il prelato – il Vangelo è una chiamata. Insieme siamo chiamati e insieme abbiamo una missione da compiere. Ma prima di tutto abbiamo bisogno dell’aiuto di Dio”.

 
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