Quando l’Ariosto era governatore in Toscana. Ha riaperto i battenti la fortezza, sede del governo estense – .

550 anni dalla nascita di Ludovico Ariosto, il 4 maggio a Castelnuovo di Garfagnana (Lucca) nel cuore della Toscana, tra le Api Apuane e l’Appennino, la Fortezza Ariostesca aprirà al pubblico e tornerà a vivere. Risalente al XII secolo, subì numerose modifiche, tra cui quelle impartite da Castruccio Castracani degli Antelminelli, duca e condottiero di quei territori tra il XIII e il XIV secolo e la cui vita fu oggetto di studio anche per l’illustre fiorentino Niccolò Machiavelli. Acquistò però gloria storica per essere stata sede del governo estense con governatore Ludovico Ariosto. Tra il 1522 e il 1525 fu autore del celebre poema cavalleresco Orlando furioso fu inviato dal duca Alfonso I ad amministrare un territorio infestato dai briganti. Gli anni apparentemente brevi furono lunghi e malinconici per l’Ariosto. Ma è giusto lasciare al sommo poeta la descrizione dei suoi turbamenti: “Questa è una fossa, dove abito, profonda, dalla quale non mi muovo senza risalire i boscosi Appennini fino all’orgogliosa sponda”.

Se in Garfagnana l’esperienza amministrativa ebbe importanti ricadute sul piano umano e quindi letterario, egli fu costantemente insoddisfatto e frustrato; la speranza e la prospettiva di ritornare nella sua amata Ferrara, luogo dove mantenne amicizie, studi (che furono fonte di ispirazione) e un profondo legame con Alessandra Benucci riuscirono a risollevargli il morale. Dal 1500 ad oggi è passato il tempo giusto per riportare la serenità tra “il poeta scontroso” (come viene ricordato da quelle parti) e “il popolo truce” che infatti negli anni ha reso più volte omaggio a questo illustre politico e uomo di lettere. E la riapertura di quel borgo simbolo che vigila massiccio, compatto e rigido su piazza Umberto I è l’atto finale di un capitolo di storia iniziato più di cinque secoli fa.

Il Comune guidato dal sindaco Andrea Tagliasacchi con il supporto degli enti locali e regionali è riuscito a realizzare una complessa opera di restauro con l’obiettivo di coniugare tradizione e innovazione. Il percorso espositivo, Museo furioso della Rocca, è concepito come un’opera multimediale e scenografica che ricostruisce sia il celebre poema con i suoi personaggi, sia le vicende biografiche del poeta. Il Museo è concepito come uno spazio scenico che dà la sensazione di entrare, a piccoli passi, in una dimensione ultraterrena.

“La poesia che stiamo attraversando”, ha ricordato Italo Calvino, «è un labirinto in cui si aprono altri labirinti». Un messaggio chiaro anche per il visitatore che, sedotto dall’atmosfera e dalle possibili distrazioni, potrà “perdersi” incontrando presagi folli, sensi perduti, cavalieri, amanti e animali bizzarri.

E se da un lato Calvino prenderà per mano il visitatore introducendolo in un vortice di emozioni (amore, passione, rabbia, follia ecc…), dall’altro spetterà a ciascun visitatore unire i pezzi del racconto in un ricordo personale ed emotivo.

 
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