Un calendario serrato per dare concretezza a un’idea nata quattro anni fa e rimasta sulla carta fino a ieri.
La volontà di coniugare la ricerca accademica con il tessuto imprenditoriale, non a caso collocando un economista, Fabio Pammolli, responsabile del centro che dovrà guidare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Sono questi i due elementi che caratterizzano l’ nuova fondazione Ai4Industry, presentato ufficialmente ieri al Museo del Risorgimento.
Erano presenti i tre ministri che hanno gestito – e sbloccato – il dossier nato nel 2020, ai tempi del primo governo Conte. A battezzarlo sono stati i ministri dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, dell’Economia, Adolfo Urso, e dell’Università, Anna Maria Bernini. Collaboreranno tra le 200 e le 300 persone e la formula scelta è quella dell’uno Fondazione finanziata con 20 milioni l’anno dal governo. «In AI4Industry assegniamo obiettivi sfidanti» spiega Giorgetti. Se stesso “entro 3 anni le entrate provenienti da risorse esterne devono essere pari al fondo di dotazione dello Stato di 20 milioni”, entro 5 anni “i proventi della collaborazione industriale dovranno superare lo stanziamento del fondo statale. Si tratta di uno standard al quale dovranno gradualmente adeguarsi tutte le fondazioni di ricerca vigilate dal governo”.
L’obiettivo è creare un’infrastruttura integrata di ricerca e innovazione che, attraverso gli investimenti di partner pubblici e privati, può sviluppare conoscenze e competenze sull’AI, ampliando gli ambiti di attività della Fondazione, oltre all’aerospaziale e all’automotive, anche ad altri settori industriali: dalla meccanica avanzata alla sanità, fino ai servizi finanziari . I confini, quindi, «non sono prestabiliti».
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“Lo stato spenderà 1,7 miliardi in AI nei prossimi cinque anni, ma ciò che conta non è l’impiego delle risorse, bensì la capacità di spenderle in modo efficace» sottolinea Giorgetti. Poca cosa rispetto alla mole degli investimenti dei colossi americano e cinese, ammette lo stesso ministro. Ma poi spiega l’importanza di puntare su un aspetto forte della nostra economia che è il manifatturiero: “Se puntiamo sull’intelligenza artificiale applicata al manifatturiero possiamo dire la nostra”.
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Una sfida fondamentale anche per Urso, per il quale la Fondazione nata a Torino è il punto di partenza per rendere competitivo il Paese: «L’Italia è in prima linea in Europa nella creazione di un modello di AI che mantenga al centro la persona umana e allo stesso tempo che possa essere utilizzato dal suo sistema industriale costituito anche da piccole e medie imprese particolarmente competitive”.
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Mentre Bernini pone l’accento su rete con università e centri di ricerca già attivi: «Torino è una città con una grande storia industriale alle spalle, ma è anche un centro che guarda al futuro. Un futuro che vogliamo sia più sostenibile e innovativo”. È invece Pammolli a sottolineare come nel comitato scientifico debbano essere presenti anche i CTO (Chief Technology Officer) delle aziende, perché solo così il mondo accademico e quello industriale possono essere davvero uniti.
Un “orgoglio” per il presidente della Regione, Alberto Cirio che ce l’ha il punto di partenza è stato regalato gratuitamente: “la farfalla”, quel cubo che si erge proprio accanto al grattacielo ed è stato pensato per ospitare convegni ed eventi. «Gli obiettivi che abbiamo sono ambiziosi così come lo è il nostro tessuto produttivo» sostiene il sindaco Stefano Lo Russo. Dopo la presentazione istituzionale verrà dato spazio alle aziende che hanno partecipato ad un dibattito sulla metamorfosi in atto nel settore industriale. Erano presenti Teodoro Valente (Agenzia Spaziale Italiana), Vincenzo Eposito (Microsoft Italia), Pietro Gorlier (Comau), Silvio Angori (Pininfarina), Enrico Pisino (Cim 4.0), Barbara Caputo (docente di Ingegneria Informatica), Giorgio Metta (Istituto Italiano della tecnologia) e Agostino Scornajenchi (Cdp Venture Capital).