Venezia non è la capitale d’Italia ma è la capitale dell’Arte! – .

Venezia è una città a forma di pesce. Ogni giorno dell’anno brulica di turisti. Più volte all’anno le piogge alzano il livello dell’acqua, allagando strade e campi. Una volta all’anno si riempie di stelle per la Mostra del Cinema e, sempre una volta all’anno, la popolazione si traveste per festeggiare il Carnevale. Ogni due annituttavia, la città a forma di pesce diventa, in occasione di, la capitale mondiale dell’arte contemporanea Biennale Internazionale d’Arte di Venezia.

La Biennale Internazionale d’Arte di Venezia lo è uno degli eventi artistici più importanti e prestigiosi del mondo. C’è chi dice che se l’arte fosse uno sport sarebbe un’Olimpiade! La Biennale è nata nel 1895 quando l’Italia era un Paese ancora fresco di unificazione e aveva bisogno di grandi eventi ricchi di bellezza e di cultura per poterlo abbracciare e risplendere tra gli altri Paesi.

All’epoca venivano organizzate grandi mostre internazionali in cui ogni nazione metteva in mostra la propria cultura e modernità in un clima di competizione. La Biennale di Venezia è nata un po’ con lo stesso spirito. Allora come oggi, ogni due anni, i paesi presenti espongono ciascuno le migliori opere degli artisti di oggi in un padiglione.

Come per i temi e le ricerche a scuola, anche la Biennale ha un percorso che ispira gli artisti. Quest’anno il tema è Stranieri ovunque – Stranieri ovunque. È un titolo molto intelligente e interessante perché ha almeno due significati. Può significare che ci sono stranieri ovunque intorno a noi, ma anche che ovunque andiamo siamo sempre stranieri.

L’idea alla base di questo tema è parlare di chi vive ai marginilontano da quello che è considerato – a torto – il centro del mondo, cioè l’Occidente. Migranti, emarginati, donne, persone LGBTQIA+, minoranze sono loro infatti i protagonisti di questa sessantesima edizione.

La Biennale di quest’anno, iniziata il 20 aprile e chiuderà il 24 novembremette in mostra 331 artisti provenienti da 88 paesi. Tra loro ce ne sono molti che provengono da popolazioni indigene e dal sud del mondo e molti di loro si identificano come queer. Insomma, gli “stranieri ovunque” non sono solo l’oggetto dell’arte ma anche il soggetto, coloro che la realizzano.

Oltre al tema di questa edizione, che è un invito a rappresentare le persone dimenticate dalla società, la Biennale è scossa dagli effetti delle due grandi guerre in corso, quello tra Israele e Palestina e quello tra Russia e Ucraina. Gli artisti israeliani hanno deciso di protestare non aprendo il loro padiglione finché non ci sarà il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e il rilascio degli ostaggi israeliani. Gli artisti russi, però, per protestare contro l’invasione dell’Ucraina da parte del proprio Paese, hanno ceduto il loro padiglione alla Bolivia.

Il fatto è che l’arte può fare molte cose – parlare del mondo, lenire le ferite, farci sentire meno soli e meno soli – ma non può far finta di niente.

Ispirandosi al successo di Venezia, Nel corso degli anni sono sorte numerose Biennali in tutto il mondo. Ce ne sono in Brasile, Cina, Emirati Arabi Uniti, Corea del Sud…

Con la fine delle colonie, cioè con l’ingiusto dominio dei paesi europei sugli altri paesi africani, asiatici e sudamericani, il mondo è diventato via via più grande, più bello e più vario. Nuove voci provenienti da altri paesi, con altre realtà, altre radici, si sono aggiunte all’Europa e all’Occidente, e le Biennali sono diventate un modo per raccontare la propria storia unica che tanti secoli di dominazione avevano messo a tacere.

A differenza della Biennale di Venezia, però, le altre Biennali non dividono gli artisti in padiglioni nazionaliforse perché i confini e le barriere non ci ricordano mai nulla di buono e, se l’arte può fare a meno del passaporto, tanto vale lasciarla viaggiare libera.

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