la Testa di Apollo torna “a casa” al Museo Archeologico Provinciale di Salerno – .

la Testa di Apollo torna “a casa” al Museo Archeologico Provinciale di Salerno – .
la Testa di Apollo torna “a casa” al Museo Archeologico Provinciale di Salerno – .

Sono in corso i preparativi per Museo Archeologico Provinciale di Salerno per il ritorno “a casa” del Testa di Apollo, il manufatto simbolo dell’istituzione museale salernitana. L’anno precedente era stato via Firenzea Palazzo Strozzi, poi al Los Angelesesposto al Paul Getty Museum e infine al Washingtonin mostra alla Galleria Nazionale d’Arte. La testa in bronzo raffigurante Apollo è stata rinvenuta nelle acque del Golfo di Salerno il 2 dicembre 1930: era rimasto impigliato nelle reti di un gruppo di pescatori. La complessa vicenda del ritrovamento, seguita da un procedimento giudiziario, documentato nei relativi atti dell’archivio della direzione dei Musei Provinciali, si è conclusa con la collocazione dell’importante reperto nel Museo Archeologico Provinciale di Salerno, che era stato istituito qualche anno prima, nel 1927.

Con la definitiva sistemazione del Museo nello storico complesso di San Benedetto nel 1964, la testa bronzea di Apollo viene degnamente collocata in una sala apposita, dedicata all’archeologo Venturino Panebianco dopo la sua scomparsa nel 1980. Il periodo in cui è stata modellata la scultura varia tra il I secolo aC e il I secolo dC. Sono ancora molte le lacune che ruotano intorno alla testa di Apollo, il suo volto che fa pensare che possa ricordare Alessandro Magno, basato sui capelli ricci che coronano il viso morbido. Sembra che questa testa sia stata prima collegata al resto del corpo, probabilmente una scultura davvero gigantesca visto che la sola testa misura mezzo metro

5 maggio 1932 Giuseppe Ungaretti visitò il Museo Provinciale di Salerno e dedicò una prosa alla scultura ritrovata, La cattura miracolosa in cui, tra l’altro, scrive: «L’ho visto al Museo di Salerno, e sarà prassitelico o ellenistico, non importa: ma questo volto, che per più di duemila anni fu lavorato dal mare sul sedere, ha nella sua patina ha tutti i colori che abbiamo visto oggi, ha piccole conchiglie nelle orecchie e nelle narici: ha nel suo sorriso indulgente e fremente, non so quale canto di giovinezza risorta! OH! Tu sei la forza e la bellezza serena. Che speranza ci porta questa immagine che, tra gli ulivi, è finalmente tornata a noi.”

 
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