Dietro l’omicidio di via Ciro Menotti a Varese c’era quell’odio verso un’intera famiglia – .

Dietro l’omicidio di via Ciro Menotti a Varese c’era quell’odio verso un’intera famiglia – .
Dietro l’omicidio di via Ciro Menotti a Varese c’era quell’odio verso un’intera famiglia – .

Sale la rabbia tra i residenti, che gridano: “Assassino”a un uomo innocente secondo la legge ma che è stato trovato con un coltello insanguinato ancora in mano, ora accusato di aver aspettato che la sua ex moglie scendesse dall’ufficio di suo padre, a Varese, in via Ciro Menotti.

Poi ha colpito la ragazza a mani nude e le ha tagliato la golae l’uomo, Fabio Limido, colpito forse con ancora più forza, con numerose coltellate alla parte superiore del busto e al collo che non gli hanno lasciato scampo. Sul posto è accorsa la madre della ragazza aggredita dopo aver appreso la notizia da conoscenti: la famiglia Limido vive a Varese in una zona lontana da via Ciro Menotti, luogo dei fatti, che dista cinque minuti dalla Questura di Varese. E terribile è stata la scena che la donna, noto civilista del Foro di Varese, si è trovata ad affrontare: la figlia è stata soccorsa dai sanitari, e al marito veniva praticato un massaggio cardiaco, un vano tentativo di rianimazione, a causa di la morte che arriverà nel primo pomeriggio.

E poi quelle provocazioni rivolte all’ex suocera, mentre la polizia portava il sospettato alla stazione di polizia: “Come sta suo marito?”. Un atteggiamento di dileggio nei confronti della 63enne, che è stata poi trasportata in ospedale in ambulanza con codice verde dove è rimasta in osservazione per l’intera giornata. La figlia, gravemente ferita e in prognosi riservata, è stata sottoposta a un intervento multidisciplinare con esperti vascolari, otorinolaringoiatri, maxillofacciali e neurochirurghi: è in prognosi riservata, ancora in pericolo di vita.

Perché questo accanimento contro un’intera famiglia? Forse il motivo è tra le righe di una nota arrivata in serata dalla Questura di concerto con la Procura di Varese, forse il motivo è da ricercarsi dietro queste parole (che in termini giuridici trasmettono, oltre che premeditazione per portare un’arma, anche io ragioni futili e abiettequella “sproporzione” tra atto e movente che la giurisprudenza prevede per questa fattispecie di reato): “All’esito delle immediate indagini, l’arrestato, di anni 40, successivamente arrestato e associato al carcere di Varese, è risultato essere l’ex marito della donnaGià destinatario della Misura Precauzionale di Divieto di Avvicinamento ai luoghi frequentati dall’ex moglie e dai suoceri, emesso dal GIP presso il Tribunale di Varese il 19.06.2023, tuttora in corso, nell’ambito di un procedimento penale avviato presso la Procura della Repubblica di Varese”. Provvedimento adottato dai magistrati «in relazione a condotta di atti persecutori compiuti, fatti per i quali era già stato emesso un atto di accusa con udienza fissata nel prossimo giugno; nel mese di aprile precedente l’uomo era stato destinatario anche di una ammonizione emessa dal questore di Varese per la stessa condotta».

Una sorta di vendetta sublimata in un agguato dall’esito gravissimo e che forse sarebbe potuto andare ancora peggio se nel giro di pochi minuti non fossero arrivati ​​gli agenti della Polizia Volante: era ora che le pattuglie cambiassero turno, gli uomini erano praticamente già a bordo dei mezzi per il “giro”, che si è conclusa dopo due minuti con le manette, un uomo coperto di sangue e due corpi a terra. Giunti improvvisamente sul posto, infatti, gli operatori hanno rintracciato un uomo che, «in posizione sopra un altro uomo disteso a terra in un cespuglio a bordo strada e visibilmente insanguinato, si è alzato e ha lasciato cadere un coltello dalle sue mani. ». L’uomo è stato immediatamente fermato e messo in condizioni di sicurezza. Nel giardino di una villa adiacente c’era una donna, l’ex moglie Lavinia, anche lei insanguinata e soccorsa da altre persone presenti in quel momento.

 
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