«Qui abbiamo visto cose che nemmeno al sud» Gazzetta di Reggio – .

Reggio Emilia Con la criminalità organizzata nel Nord Italia, e in Emilia-Romagna in particolare, «è successo di tutto, anche più di quello che è successo nelle terre tradizionalmente vocate ad aderire al sistema di potere mafioso“, Nel Sud Italia. E, soprattutto, è un processo ancora oggi in pieno svolgimento. L’utilizzo del sistema bancario europeo, infatti, è ormai diventato una necessità per la criminalità organizzata: vanno in Europa perché non ci sono controlli, nemmeno a livello regolamentare. C’è un’esternalizzazione” nell’azione delle mafie, Paci torna poi sul punto iniziale, che “non può più limitarsi alle regioni meridionali. Anzi”. E la risposta a tutto questo «non può essere lo smantellamento delle intercettazioni e dei divieti». Avvisami in questo modo il pubblico ministero Calogero Gaetano Paci, a Reggio Emilia per un paio d’anni dopo aver lavorato a Reggio Calabria, con varie inchieste sulle cosche della piana di Gioia Tauro. Paci ne parla animatamente “Niente è finito. Niente!”, incontro antimafia in scena martedì alla Cineteca di Bologna.

Il titolo è preso in prestito dalle dichiarazioni di Antonio Valerio, collaboratore di giustizia nel processo Aemilia. E il lavoro fa il punto del secondo rapporto curato dall’Associazione Diritto (Legalità e diritti del lavoro) della Cgil Emilia-Romagna, a due anni dalla conclusione di Aemilia. Tra gli interventi, quello di Umberto Franciosi, responsabile Legalità e Sicurezza della CGIL Emilia-Romagna, del comandante della Guardia di Finanza dell’Emilia Romagna, generale Ivano Maccani, dell’ex prefetto di Reggio Emilia Iolanda Rolli, del segretario della Filcams CGIL Forlì Cesena Ana Laura Cisneros. Angelo Sposato, segretario generale della Cgil Calabria, collegato anche lui da Reggio Calabria. Le conclusioni sono state affidate a Massimo Bussandri, segretario generale della Cgil Emilia-Romagna. Tra gli altri numeri del rapporto, esaminato dalla docente dell’Alma Mater Stefania Pellegrini, si evidenzia ad esempio che nel 2022 in Emilia-Romagna sono stati spesi quasi nove miliardi di euro per il gioco d’azzardo “legale”, o che nel 2023 la Banca d’Italia registrato un aumento delle segnalazioni di operazioni sospette del 5% (erano 821 ogni mese, con l’area modenese nera in Emilia-Romagna e tra le peggiori a livello nazionale).

Ma riprende Paci, aggiungendo ttra le pieghe di Emilia: «Non avevo mai visto campagne stampa orchestrate in tv con attacchi “bazookate” contro la Prefettura o contro quei politici, pochi, che cercavano di tenere alta l’attenzione antimafia. Ciò è dimostrato dalle convinzioni di persone che hanno utilizzato il proprio ruolo giornalistico e mediatico per produrre campagne sistematiche di controinformazione. È un caso unico, c’è poco da fare», scuote la testa ancora oggi il pubblico ministero. E tutto questo «è avvenuto – aggiunge Paci – senza che nessuno schierasse i famosi anticorpi, di cui hanno anche l’Emilia e il nord. Non possiamo permetterci il lusso di arrivare lì tra altri 10 anni, magari, e chiederci “perché non ce ne siamo accorti prima”. Dobbiamo quindi chiamare in gioco tutti i soggetti istituzionali” del caso, “perché hanno il dovere di farlo, ma anche quelli sociali, e dire loro che devono sapere cosa sta succedendo e cosa documentano le indagini”.

Oggi frode fiscale, si allarma la Procura, è diventato il meccanismo attraverso il quale la criminalità organizzata rinuncia alle modalità violente che hanno caratterizzato il suo passato, nei confronti delle aziende estorte, e trasferisce l’onere dell’estorsione allo Stato «facendo contenti tutti: il estorto e l’estorsore. È un meccanismo seriale, ormai, costituito in Emilia ancor prima dell’Aemilia” avviato con gli arresti del gennaio 2015. Questo meccanismo, conferma poi Paci, “continua ancora e queste cose vanno dette: non devono restare solo nelle stanze dei magistrati , ma la società dovrebbe occuparsene”. Nel corso delle indagini, anche recenti, «mi imbatto costantemente in aziende che sistematicamente non producono beni né servizi, ma si occupano solo di false fatturazioni, che vengono acquistate in pacchetti da 50 o 100mila euro e più, da aziende nazionali , anche importanti. e con marchi noti.

© TUTTI I DIRITTI RISERVATI

 
For Latest Updates Follow us on Google News
 

PREV Hanno venduto tutto sul web, ma agli acquirenti non è arrivato nulla. Indagati 7 crotonesi – .
NEXT Milan, occhi puntati sul centrocampista del Sassuolo, ma c’è concorrenza – .