l’accusa è di omicidio colposo plurimo – .

l’accusa è di omicidio colposo plurimo – .
l’accusa è di omicidio colposo plurimo – .

C’è un primo sospettato nel caso del gravissimo incidente di Casteldaccia, dove hanno perso la vita 5 operai: si tratta di Nicolò Di Salvo, il titolare della Quadrifoglio, l’azienda che aveva appaltato i lavori. L’accusa è di omicidio colposo plurimo. Nell’incidente ha perso la vita anche il socio dell’imprenditore, Epifanio Alsazia. Di Salvo avrebbe ricevuto in serata un avviso di garanzia, atto necessario per poter nominare un medico legale di fiducia che parteciperà all’autopsia delle vittime domani, giovedì 9 maggio. Nelle prossime ore, infatti, presso il Policlinico di Palermo verrà effettuata l’autopsia sui 5 operatori. La Procura di Termini Imerese ha aperto un’inchiesta sul drammatico incidente sul lavoro per omicidio colposo plurimo.

Le vittime lavoravano per il Gruppo Quadrifoglio che aveva appaltato alla Tek i lavori di manutenzione della rete fognaria di Casteldaccia e di altri comuni, lavori appaltati dall’Amap, l’azienda municipale del capoluogo. Gli operai non sarebbero dovuti scendere nello stabilimento ma avrebbero dovuto procedere a ripulire i tombini dalla strada. La sonda dell’autospurgo, che avrebbero dovuto calare dall’esterno – il tombino era stato ricoperto di asfalto in precedenti lavori stradali – si sarebbe bloccata e gli operai avrebbero chiesto al direttore dei lavori dell’Amap il permesso di andare sottoterra. Il “tappo” che impediva lo spurgo della sonda sarebbe saltato e i primi 3 operai, tra cui il caposquadra e comproprietario della Quadrifoglio, Epifanio Alsazia, sarebbero stati investiti da liquami e gas letale, avrebbero perso conoscenza e avrebbero caduto nella cisterna sottostante. Per soccorrerli sarebbero scesi altri tre operai, tra cui il precario Giuseppe La Barbera, addetto al controllo della segnaletica stradale. Due sono i morti, uno, Domenico Viola, è in fin di vita in terapia intensiva al Policlinico. I medici, che parlano di “insufficienza multiorgano”, stanno cercando di capire quali delle funzioni vitali siano state compromesse.

Le indagini mirano a chiarire eventuali falle di sicurezza. Nessuno dei lavoratori indossava maschere. Bisogna poi capire con quali criteri è stato selezionato il personale, che non sarebbe stato specializzato e non avrebbe seguito corsi sulla sicurezza, e perché il tecnico dell’Amap ha autorizzato le vittime a scendere nella sala impianti. Occorre inoltre chiarire la catena di responsabilità nella supervisione del lavoro subappaltato all’impresa.

 
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