Natalità, una donna su 5 perde il lavoro quando diventa mamma – .

Natalità, una donna su 5 perde il lavoro quando diventa mamma – .
Natalità, una donna su 5 perde il lavoro quando diventa mamma – .

È facile dire natalità. In Italia, una lavoratrice su cinque esce dal mercato del lavoro dopo essere diventata mamma e il 72,8% delle conferme di dimissioni dei neo genitori riguardano donne.

Anche per questo continua a diminuire il numero medio di figli per donna, che partoriscono più tardi della media europea, a 32 anni e mezzo. E il 2023 ha registrato un nuovo minimo storico di nascite in Italia, bloccate sotto i 400mila bambini, con un calo del 3,6% rispetto all’anno precedente. Le donne scelgono di non avere figli o di averne meno. E la contrazione della natalità che accompagna l’Italia da decenni coinvolge ormai anche la componente straniera della popolazione.

Se il posticipo della maternità e la bassa fecondità sono il risultato di numerose concause, i dati rivelano che quanto più aumenta la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, tanto più aumenta il tasso di fecondità. Un elemento da tenere in debita considerazione in un mercato del lavoro che soffre ancora di un gap di genere molto forte.

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27 aprile 2024

Pochi hanno un lavoro, ancora meno se hanno figli

Dai dati del Rapporto Save the Children, emerge che in Italia il tasso di occupazione femminile (15-64 anni) era al 52,5% nel 2023, un valore inferiore rispetto alla media dell’Unione Europea (65,8%) di ben il 13% punti. Il divario tra il tasso di occupazione maschile e quello femminile nel nostro Paese, nello stesso anno, è stato pari a 17,9 punti percentuali, molto più marcato rispetto alle differenze osservate a livello UE27 (9,4 punti percentuali).

Per le donne, la questione della conciliazione tra lavoro e famiglia rimane critica per coloro che svolgono lavoro di cura non retribuito nella propria famiglia. Un indicatore delle difficoltà che le madri incontrano nel conciliare impegni familiari e lavorativi è rappresentato dal numero di donne occupate tra i 25 e i 54 anni: a fronte di un tasso di occupazione femminile del 63,8%, le donne senza figli che lavorano raggiungono il 68,7%, mentre solo poco più della metà di chi ha due o più figli minori ha un lavoro (57,8%). Al contrario, per gli uomini della stessa età, il tasso di occupazione complessivo è pari all’83,7%, con una variazione che va dal 77,3% per chi non ha figli, fino al 91,3% per chi ha un figlio minore e al 91,6% per chi ne ha due o più. .

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26 aprile 2024

Notevoli sono anche le disparità territoriali, a scapito delle regioni del Mezzogiorno dove per le donne l’occupazione si ferma al 48,9% per quelle senza figli (79,8% al Nord e 74,4% al Centro) e scende al 42% in presenza di figli minori, che raggiungono il 40% per le donne con due o più figli minori (73,2% al Nord e 68,3% al Centro).

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24 aprile 2024

Dimissioni volontarie: opportunità per gli uomini, sacrificio per le donne

Anche guardando i dati sulle dimissioni volontarie dopo la genitorialità, è chiaro come la nascita di un figlio incida sulla disuguaglianza di genere nel mondo del lavoro. A dimettersi sono soprattutto le mamme, con il primo figlio ed entro il primo anno di vita. Nel corso del 2022, infatti, sono state effettuate complessivamente 61.391 convalide di dimissioni volontarie di genitori di bambini da 0 a 3 anni su tutto il territorio nazionale, con un incremento del 17,1% rispetto all’anno precedente. Il 72,8% del totale (pari a 44.699) riguarda le donne, mentre il 27,2% riguarda gli uomini (pari a 16.692), con una crescita maggiore di quelle femminili rispetto all’anno precedente. E se per gli uomini la motivazione predominante è di tipo professionale, per le donne prevale la difficoltà a conciliare lavoro e cura dei figli: il 41,7% attribuisce questa difficoltà alla mancanza di servizi di assistenza, mentre il 21,9% indica problematiche legate al lavoro. organizzazione. Nel complesso, le sfide legate all’assistenza rappresentano il 63,6% di tutte le ragioni di validazione fornite dalle madri che lavorano.

Il part-time è femminile

Dai dati emerge inoltre che in Italia, mentre il lavoro a tempo pieno è più diffuso tra gli uomini che tra le donne, per il lavoro a tempo parziale vale il contrario. Solo il 6,6% degli uomini che lavorano lo fa a tempo parziale, contro il 31,3% delle lavoratrici, che nella metà dei casi (15,4%) sperimentano il lavoro a tempo parziale involontario. Tra coloro che hanno figli, la percentuale di donne impiegate part-time aumenta in modo significativo (36,7%) rispetto a quelle senza figli (23,5%). Tra gli uomini, invece, il dato passa dall’8,7% per chi non ha figli al 4,6% per i padri.

Regioni amiche della mamma

In testa alla classifica delle regioni più mamme c’è ancora una volta la Provincia autonoma di Bolzano, seguita dall’Emilia Romagna, mentre all’ultimo posto va la Basilicata, preceduta da Campania e Sicilia. La Toscana guadagna una posizione, portandosi al terzo posto. Tra le regioni che sono migliorate maggiormente rispetto all’anno precedente, il Lazio passa dal tredicesimo all’ottavo posto, guadagnando cinque posizioni e la Lombardia passa dall’ottavo al quarto.

 
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