Nel cuore di Sassari la biblioteca popolare dello sport crea comunità

Nel cuore di Sassari la biblioteca popolare dello sport crea comunità
Nel cuore di Sassari la biblioteca popolare dello sport crea comunità

Sassari – “Ma scusa, perché non possiamo essere tutti così?”. Le domande spontanee, quelle che provengono da uno stomaco emotivamente turbolento, sono probabilmente le più efficaci. Andrea Sini, giornalista de La Nuova Sardegna e direttore della Biblioteca Popolare dello Sport di Sassari, che fa domande per mestiere, le ha sentite rivolgere da Ousmane Diop, giocatore della Dinamo Sassari, l’ultimo giorno in cui la Biblioteca è entrata nelle aule dell’istituto comprensivo San Donato per ascoltare il racconto dell’atleta, che a tredici anni lascia il Senegal per diventare uno dei nomi più importanti del basket italiano oggi.

Il luogo amplifica l’impatto del racconto, il valore delle urla di gioia e degli abbracci. In quelle classi del quartiere più popolare di Sassari, dove comunità diverse si mescolano spesso con qualche difficoltà che fa notizia, molti bambini possono cominciare a sognare in un istante di potersi rivedere in quel percorso di vita. «È la moneta che ripaga di tutti gli sforzi fatti», dice Sini al telefono.

La Biblioteca sportiva popolare
LA STORIA DELLA BIBLIOTECA DELLO SPORT POPOLARE

Ma la mattinata di metà aprile alla scuola San Donato è solo l’ultimo tassello di un progetto che ha preso vita nel 2018. E che dimostra ancora una volta come sport, cultura e mondo sociale possono andare di pari passo, intrecciandosi continuamente fino a radicarsi in molteplici luoghi, anche quelli a cui il tempo e la politica hanno implicitamente voltato le spalle. Negli ultimi anni il centro storico di Sassari è diventato un luogo dove il rapporto tra le diverse comunità presenti spesso non è semplice, con l’illegalità che trova terreno fertile per inserirsi nelle ferite create dalle incomprensioni e dalle poche possibilità di un quartiere popolare.

Sono aumentate le preoccupazioni di chi vive in quei luoghi, i dubbi sul futuro e gli interrogativi su come ridare valore a quelle strette vie in cui a volte sembra impossibile che la luce possa prendersi il suo spazio. E come spesso accade, le risposte sono arrivate attraverso la società civile. La Biblioteca sportiva popolare è una di quelle risposte quasi naturali da parte di chi ha sempre visto una luce e un futuro nel centro storico. Senza ignorare gli ostacoli ma affrontandoli. Ripartire dai libri e dall’amore per lo sport.

«Il fattore scatenante è stata la passione. Per lo sport, per la lettura e per il centro storico. Abbiamo messo insieme tutte queste cose – racconta Andrea Sini –, tutto è partito da un gruppo di tifosi della Torres da cui è nata l’associazione Memoria Storica Torresina. Abbiamo iniziato con mostre e incontri, poi abbiamo avuto l’ossessione di mettere insieme qualche libro. Nel 2018 abbiamo provato a raccoglierne un po’, tra donazioni e vecchi volumi che avevamo in casa. Ma non avevamo una sede fissa”.

L’ingresso alla Biblioteca dello Sport Popolare

«Avevamo appena deciso di strutturarci ed è arrivato il Covid. Dopo quell’esperienza abbiamo deciso di rilanciarci e abbiamo trovato una bellissima location in pieno centro storico, di fronte al Duomo. Oggi in Biblioteca abbiamo sui nostri scaffali 1200 libri dedicati allo sport. Il nostro principio fondamentale è che le attività e i servizi siano gratuiti, la maggior parte sono dedicati ai bambini”. Una scelta non casuale, fondata sull’intento di far viaggiare la biblioteca su un doppio binario. Il primo si è diretto verso una destinazione capace di rendilo un luogo di incontro e di lettura un punto di riferimento per il quartiere. La seconda è in grado di attrarre le persone, di portarle a visitare una delle zone più belle di Sassari.

I LIBRI COME VETTORI DI POSSIBILI OPPORTUNITÀ

«Abbiamo scelto di restare all’interno del centro storico e di muoverci su tre fronti: sportivo, culturale e sociale. Tra le varie iniziative c’è quella del “Pallo Sospeso”, che permette ai bambini del quartiere di venire a prendere in prestito palloni, racchette e quant’altro e giocare liberamente in piazza nel pomeriggio, quando non sono a scuola. Nessuno di noi interferisce nel loro gioco e tutti sono responsabili. Dal punto di vista sociale abbiamo profuso un grande impegno nella collaborazione con l’Istituto di San Donato, il quartiere più complicato. La scuola lavora per ammortizzare le dinamiche che si creano, noi facciamo il nostro con il Laboratorio di Animazione della Lettura che è giunto alla terza edizione”.

«Claudia Chelo, un’educatrice che collabora con noi, organizza al mattino una serie di incontri nella nostra biblioteca. Sceglie libri rivolti ai bambini che parlano di storie di integrazione, vittorie, sconfitte, riscatto. Storie positive legate allo sport”. Lo sport che è motore di unione e fantasia. E che appiana quelle differenze che il mondo degli adulti spesso ingigantisce fino a creare bolle irrespirabili. Motivo per cui, oltre alla passione che anima le persone che hanno ideato il progetto, può diventare il mezzo ideale per avvicinare il concetto di uguaglianza alla realtà.

La Torres e i suoi risultati positivi nel calcio, le storie vincenti della Dinamo Sassari e della Raimond, sono la manifestazione di come il sogno può trasformarsi in realtà

«La cosa più importante che dà lo sport è la possibilità di sognare – prosegue Sini – a qualsiasi età. Leggere storie di atleti che erano proprio come noi da bambini, ma che hanno avuto perseveranza, abilità e anche fortuna sufficiente per avere successo, permette ai bambini di gestire e incanalare le proprie passioni. E poi è un gioco: siamo consapevoli dell’importanza delle società sportive, ma quello gratuito te lo permette impara a gestire te stesso e a creare la tua immaginazione».

«L’altro aspetto specifico dello sport è il fatto di mettere tutti sullo stesso punto di partenza. Anche se siamo consapevoli che non tutti possono permettersi di far praticare sport ai propri figli. Anche per questo abbiamo creato un’iniziativa chiamata “RiGioriamo”. Abbiamo voluto realizzare un piccolo scivolo che permettesse alle famiglie che ne hanno bisogno di avere l’attrezzatura a disposizione e avere così una preoccupazione in meno. Lo sport deve essere democratico, è come andare a scuola. Tutti devono avere la possibilità di praticarlo».

LIBRI E COMUNITÀ

La vivacità sportiva di Sassari facilita in parte il lavoro. La Torres e i suoi risultati positivi nel calcio, le storie vincenti della Dinamo Sassari e della Raimond, per fare solo alcuni esempi, sono la manifestazione di come il sogno possa trasformarsi in realtà. «Avere qui un giocatore della Torres, della Dinamo o della Raimond di pallamano ti permette di entrare nel sogno. Per confrontarti con chi quel sogno lo vive. E questo è un fattore scatenante. La presenza di giocatori e allenatori veri è fondamentale».

Evento con i bambini all’interno della Biblioteca

È facile collegarsi alla sorpresa di Ousmane Diop all’istituto San Donato: «Dalle immagini si percepisce solo una parte del pathos che si è creato. I bambini, gli insegnanti, Ousmane, io per primo eravamo emozionati. Quei momenti sono il gioco a cui ci piace giocare. Lo sport è un’incredibile calamita per avvicinare i ragazzi alla socializzazione e alla lettura. Crea cultura”. Sport, cultura e sociale. Le tracce sono chiare, la strada da fare è ancora lunga. Ma l’idea del futuro, quello più vicino e quello più lontano, è chiara. Con il sogno segreto di mettere il proprio mattoncino per una Sassari che fa del centro storico e delle sue diversità il proprio punto di forza.

«Abbiamo una lista molto lunga di ospiti, scrittori e atleti che vorremmo portare qui in Biblioteca. Stiamo fissando le date, ora molti offrono direttamente. Il nostro progetto andrà avanti perché i risultati ci sono, i bambini che hanno fatto il laboratorio di lettura stanno meglio insieme in classe, ci dicono le maestre. Il mondo e in definitiva il centro storico di Sassari si stanno muovendo verso una direzione di multiculturalismo e questa ricchezza va affrontata”.

«Questi luoghi hanno tanti problemi ma hanno anche tante potenzialità – conclude Andrea Sini –: i bambini che li abitano sono già i sassaresi di oggi e saranno i sassaresi di domani che forse abiteranno queste stesse strade. È bello che siano abituati a vedere lo sport in un certo modo, perché poi si abitueranno a vedere tutti remare dalla stessa parte. Diventeranno una squadra, ognuno con le proprie peculiarità».

 
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