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I sostenitori di teoria del nuraghe-tempio affermano che all’interno del edifici di grande forma tronco di cono si svolgevano riti religiosi. Oracolo, incubazione, sì, ma anche altri… Quelli relativi alla nascita, alla pubertà, ai matrimoni o alla prevenzione di malattie o pestilenze.

Sembra che fosse una pratica comune dell’uccisione degli anziani – peraltro attestato in tutte le zone della Sardegna e presso tutti i popoli primitivi – attraverso metodi brutali. Non una morte leggera, quella che fu loro riservata: picchiati selvaggiamente con bastoni, venivano poi spinti nelle scogliere.

C’è una spiegazione ed è anche logica: nelle tribù (che lottavano costantemente per la sopravvivenza) non potevamo nemmeno pensare a coloro che, a causa dell’età avanzata o di una malattia, non erano più in grado di provvedere a se stessi. Pensiamo poi al viaggio: è stato più gravoso che altro.

Alcuni sostengono che questo rituale ebbe luogo in a clima di profonda religiosità, all’interno del nuraghe. Per questo macabro motivo, secondo alcune teorie, i templi sarebbero sorti nei pressi di voragini in cima alle colline. Questa pratica è ricordata in molti luoghi. A Gairo, per esempio.

Un rito simile a quello della soppressione degli anziani è quello dell’uccisione degli ammalati. Più o meno ci sono stessi motivi.

“Accabbadoras”, questo il nome delle donne che posero fine alla sofferenza a partire dall’epoca nuragica e fino al secolo scorso.

Massimo Pittaualla ricerca di collegamenti tra Sardi Nuragici ed Etruschi, avrebbe rinvenuto a Perugia uno specchio con raffigurazione di Atropo, il Destino che aveva il compito di tagliare il filo della vita: nelle sue mani, a matzolu simile a martello dell’assassino. Quello strumento, quindi, aveva una funzione funerario-funeraria, di “Buona Morte”.

Il colpo di martello è stato quindi la fine della sofferenza, non certo un castigo.

Non morire era una punizione sull’isola. Era peggio della morte stessa.

“101 perché della storia della Sardegna che non si può non conoscere”, Antonio Maccioni, Newton Compton


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