Parma, risuonerà la marcia trionfale in Serie A – .

Parma, risuonerà la marcia trionfale in Serie A – .
Parma, risuonerà la marcia trionfale in Serie A – .

Il Parma ha utilizzato tre anni in Serie B per gettare le basi di un nuovo corso.

Questa volta non lo era marcia trionfale come quello d6 anni fa. Lì è stato come se il Parma stesse tornando a casa, veloce come il vento, trasportato dalle note dell’Aida di Giuseppe Verdi, le stesse che accompagnano i giocatori ogni volta che scendono in campo al Tardini.

Questa volta sembrò più una fuga dalla prigionia, come quella degli ebrei da Babilonia in Nabucco. Fu un’evasione da tre anni di reclusione, più lunga di quanto anche il più pessimista parmigiano avrebbe potuto immaginare. È stata una fuga su ali dorate, come dice Va’ Pensiero e come dice la piccola appendice di parmigianità che accompagna lo slogan Americanizzante scelto dall’azienda per celebrare la promozione.

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L’ultima promozione dei gialloblù era stata solo la conclusione di una parentesi, dolorosa sì, ma che alla fine si era trasformata in un’opportunità, quella di compiere un’impresa mai vista prima: tre promozioni consecutive dalla Serie D alla Serie A. Il passaggio dalla serie cadetta a quella massima è stata una formalità, la normale e naturale chiusura di un percorso che, in fondo, tutti ricordano con un po’ di nostalgia. C’era stata quella romantica ripartenza dai dilettanti con i soldi degli imprenditori parmensi e con Nevio Scala, eroe del grande Parma degli anni ’90, alla guida. C’era stata la lunghissima rincorsa in Serie C, risolta da taconazo di Calaiò, che sulla linea di fondo del Franchi si libera per crossare la palla, morbida ma inesorabile, sopra la testa di Manuel Nocciolini, autore del gol decisivo nella finale playoff contro l’Alessandria.

C’era stata la notte interminabile spezzina, in cui un romantico errore di Giardino dal dischetto per gli spezzini e, pochi minuti dopo, il pallonetto di Mazzeo a Frosinone, avevano trasformato in realtà un inaspettato secondo posto. Poi ci sono state le lacrime di capitan Alessandro Lucarelli – sceso agli inferi con il suo Parma con l’obiettivo di riportarlo dove ha sempre meritato di essere – al compimento dell’impresa e una festa improvvisata in piazza a tarda notte. , con Ciciretti in versione conquistatore sulla statua di Garibaldi che ha incitato i tifosi gialloblù già emozionati.

Ciciretti sulla statua di Garibaldi alla festa di promozione 2018.Ciciretti sulla statua di Garibaldi alla festa di promozione 2018.
Ciciretti e Garibaldi, strana coppia.

Questa volta è stato un viaggio altrettanto lungo, ma molto più tortuoso. ILil 4 maggio di tre anni fa, Il Parma si è svegliato dolorante e pieno di vergogna. Sui muri del centro sportivo di Collecchio i tifosi avevano lasciato uno striscione che non aveva bisogno di ulteriori spiegazioni: “Il Parma ti fa schifo”. Il Parma chiuderebbe quella stagione all’ultimo posto, dietro Crotone e Benevento, con 20 punti, appena uno in più rispetto al 2015, l’anno del fallimento. L’estate si preannunciava particolarmente movimentata, eppure, in fondo, il ritorno in Serie A avrebbe dovuto essere una formalità.

Il nuovo proprietario famiglia Krausein Italia solo da pochi mesi, aveva deciso di puntare su un gruppo giovane, confermando gli acquisti di gennaio che avevano deluso al primo impatto con il calcio italiano, L’uomo, Mihaila, Sohm e Balogh e inserendone altri, promettenti, come Bernabé, Benedyczak, Delprato, Coulibaly e Bonny. Anche i giovani erano stati portati in panchina, con l’ingaggio del pupillo di Guardiola, Enzo Maresca (e, visti gli ultimi risultati con il Leicester, non è stata poi una cattiva idea). Tuttavia, per mantenere l’ambiente tranquillo e permettere ai giovani di crescere senza eccessive pressioni, è stato necessario assumere anche alcuni veterani.

Dopo Buffone – inizialmente accolto come un traditore per il suo passaggio alla Juventus circa vent’anni prima – Schiattarella era arrivato dal Benevento e Danilo dal Bologna. Ma il grande colpo dell’estate c’era stato Franco Vázquezper tutti El Mudo, che non c’entrava assolutamente nulla con quel livello del calcio italiano. In breve, quando Krause predicava la calma e dichiarava che ce ne sarebbe stato bisogno tre anni per tornare in Serie A, sembrava un pazzo. La squadra era chiaramente costruita per vincere subito. Almeno, così è stato per tutti. Era invece necessario un cambiamento continuo: l’arrivo provvisorio di Iachini – per ottenere altro che una salvezza non troppo tormentata.

La stagione successiva la parola chiave fu “consolidare”: consolidare un gruppo giovane ma forte, che fosse in grado di competere anche con le corazzate provenienti dalla Serie A. In effetti era stato così, ma con un epilogo diverso da quello che tutti sognavano. Dopo una stagione in crescita, Parma Pecchia erano entrati nei playoff nel momento della loro migliore forma in campionato. Là semifinale con il Cagliari parte alla grande, con un primo tempo dominato e si chiude con due gol di vantaggio alla Sardegna Arena.

Poi i dettagli e l’inesperienza hanno fatto la differenza tra il ritorno in Serie A e la permanenza in Serie BKT. UN Bernabé ha perso la palla ingenuamente aveva costretto Estévez a prendere un cartellino giallo per interrompere il contropiede dei padroni di casa e Pecchia ad allontanare quest’ultimo per non correre rischi eccessivi. Poi, il crollo. Senza l’indispensabile contrappeso a centrocampo, il Parma non riesce a resistere da grande squadra alla reazione del Cagliari. Risultato: 3-2 con tre errori individuali di Mihaila, Cobbaut e Juric. Al ritorno, l’urlo di Tardini per il gol di Bonny gli viene strozzato in gola dal VAR. Risultato: 0-0, Cagliari in finale.

Il Parma ha addirittura buttato via il doppio vantaggio a Cagliari.

A giugno erano partiti i due veterani Vazquez e Buffon, ma lui era tornato Hernani insieme ad una serie di giocatori esperti della categoria. Tutti i giovani arrivati ​​tre anni prima erano e sono ancora lì. Senza Buffon, Delprato divenne capitano e uomo dagli obiettivi pesanti. Senza Vázquez, Bernabé ha acquisito responsabilità e consapevolezzadiventando finalmente il capo tecnico che tutti aspettavano, nel frattempo L’uomo si è affermato come la migliore ala del campionatomettendo in mostra, senza le solite lunghe ed inspiegabili pause, tutta la sua classe. Bonnieda attaccante immaturo e indisciplinato, si è trasformato in a centravanti completo e utile in tutte le fasi. Mihaila E Benedyczak sono diventati di più decisivo. Sohm, BaloghE Coulibaly ora sono eccellenti e affidabili comproprietari. Si unì a loro Alessandro Circatinato e cresciuto in casa, vero simbolo della rinascita della sua cittàlui che, nonostante la nazionalità australiana, è parmense doc, di Fontanellato, a 20 minuti da Parma.

Ad agosto il Parma si presentava come la candidata numero uno alla promozione. E infatti così è stato. Dal primo all’ultimo giorno non c’è mai stata storia e un piazzamento tra i primi due non è mai sembrato in discussione. Si è creato anche un nuovo entusiasmo attorno alla squadra. Allo stadio, anche grazie ai prezzi più bassi, c’erano diversi volti nuovi. A dicembre è arrivato anche il 110° anniversario della fondazione, con una serie di iniziative di marketing che hanno avvicinato sempre di più i tifosi alla squadra. In breve, dentro e fuori dal campo si è creato il contesto perfetto per vincere.

Così, una piovosa mattina di maggio, Il Parma si risveglia in Serie A, ma ha dovuto aspettare ancora un po’ per festeggiare. Ha dovuto aspettare che il tempo si schiarisse, per permetterle di godersi al meglio questa promozione, sia perché ha sofferto di più, sia perché, nella mente dei parmigiani, per un po’ non ce ne saranno altre. Quindi, dopo pochi giorni anche il cielo era convinto di festeggiare. È di nuovo blusenza interruzioni, mentre la torre del Palazzo del Comune sembrava più gialla che mai. E ancora più gialloblù era la piazza, gremita di gente, con fumogeni gialloblù, magliette gialloblù, bandiere gialloblù. Domenica c’era un’aria nuova in piazza, c’era voglia di una nuova Serie A, c’era un entusiasmo che, per una promozione, a Parma non si era mai visto. Lo ha detto anche lui, rigorosamente in dialetto parmigiano Framboil leader ultrà invitato a salire sul palco alla fine della festa: “Credimi, ho visto promozioni, ma la piazza non è mai stata così piena”.

Piazza Garibaldi dipinta di giallo e blu.

Questa volta, non è stata una rivoluzione, come nel ’90in quell’eterno derby play-off – spartiacque nella storia di Parma e Reggiana – deciso dai gol del “sindaco” Marco Osio e Sandro Melli, davanti a un Tardini in delirio. Non è stata nemmeno una formalità dolorosa, come nel 2009, quando i gialloblù di Guidolin, spinti dai 24 gol dell’insolita coppia Cristiano Lucarelli – Alberto Paloschi, hanno chiuso al secondo posto un’estenuante inseguimento. Né si è trattato dell’epilogo di una marcia trionfale, come nel 2018.

Ma anche questa volta è toccato al Parma un viaggio unico: unico perché è più lungo, più difficile, più frustrante degli altri, ma unico anche perché, per la prima voltaa questa promozione è abbinata anche la vittoria del campionato BKT Series, uno dei pochi trofei che ancora mancavano nella bacheca del Museo Alberto Ceresini – intitolato al presidente della prima Promozione. Ancora sì, come quella parola su cui il club ha incentrato l’intera campagna marketing legata a questa promozione.

Cosa succede se Ancora – con l’accento sulla O – indica la persistenza di un’azione duratura, la ripetizione di qualcosa, fallire ancora, riprovarci, questa promozione del Parma è unica anche per un altro motivo. Non l’ha semplicemente fatto di nuovo. Questa volta, per la prima volta, il Parma ha intrapreso un cammino, ha approfittato della permanenza in Serie BKT per gettare basi, che siano durature, per il futuro. Per la prima volta ha lanciato aAncora – con l’accento forte e marcato sul La (e dove altro?) – che questa volta gli permetterà di tornare ancora una volta dove merita di essere. E restarci a lungo.

 
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