Dopo le invettive, gli avvertimenti e le manifestazioni di piazza contro la demolizione delle ex Torri Sarom a Ravenna, La nostra Italia punta il dito contro il festival di Ravenna e il maestro Riccardo Muti. L’associazione sottolinea che anche lui è colpevole di “aderire al silenzio” sull’argomento, mentre “più volte ha fatto sentire la sua voce su questioni culturali importanti per il nostro Paese”. E, continua la sezione ravennate di Italia Nostra, “nemmeno una parola di Cristina Mazzavillani Muti, che in passato si era espressa chiaramente a favore della tutela”. Da qui l’invito ai ravennati a non partecipare al Ravenna festival.
Nelle scorse settimane, sostiene l’associazione, “la stampa ha rivolto loro un’accorata richiesta di aiuto”, visto che le torri Hamon avrebbero potuto diventare un “luogo ideale e avveniristico per la musica e la cultura”. Invece «sono stati annientati senza alcuna ragione plausibile», con l’Eni «che ha scavalcato ogni strumento di governo democratico del territorio e di dibattito, ogni richiesta di ripensamento e di salvezza per almeno uno dei due». Da qui l’invito a tutti i cittadini che “hanno a cuore il patrimonio culturale materiale a dare un segnale forte e a disdegnare la partecipazione alla nuova edizione del Ravenna Festival, sostenuto come sempre dai fondi Eni”. Invito firmato anche dal Coordinamento Ravennate “Per il Clima-Fuori dal Fossile”, Potere al Popolo Ravenna, Ravenna in Comune, Collettivo La Comune. Tra l’altro dopodomani, sabato 11 maggio, si terrà al Pala De André la serata inaugurale della manifestazione, con oltre 3.500 spettatori, con il concerto già tutto esaurito del maestro Muti e dei Wiener Philharmoniker, il primo di solo tre tappe italiane in questo tour e dodicesima visita della squadra viennese in città.
