L’inchiesta che ha portato all’arresto del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti ha evidenziato il ruolo sempre più incisivo assunto dalle cosche mafiose nel genovese. A cominciare dai Cammarata di Riesi, potente clan del circondario, che – come emerge dall’ordinanza firmata dal gip – avrebbe assicurato voti in cambio di posti di lavoro a chi era loro vicino. La presenza in Liguria di una nutrita comunità di mafiosi provenienti da Gela, Riesi e da alcuni paesi del Vallone, del resto, non è una novità ed è dimostrata non solo dalle inchieste giudiziarie sfociate nel maxiprocesso svoltosi a Genova, ma anche da una lunga catena di omicidi. Una faida tra Cosa Nostra e Stidda per il controllo del territorio e il traffico di droga che all’inizio degli anni ’90 si estese da Gela e Riesi, epicentro di questa sanguinosa guerra di mafia, al capoluogo ligure. Un delinquente siciliano, Angelo Stuppia, 36 anni, titolare di un’autosalone in Val Bormida, nel savonese, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco il 20 novembre 1990 mentre si recava a trovare la moglie che aveva partorito un bambino nel Ospedale Celesia di Rivarolo, nella zona ovest della città. Anche un altro delinquente originario di Riesi, Juliano Giuliano, 26 anni, è stato ucciso il 13 ottobre 1991 a Genova Pra’. Per questi delitti, che erano collegati anche all’omicidio di Gaetano Gardini, ucciso il 6 ottobre 1990 all’interno di un ristorante del centro storico di Genova, alcuni esponenti del clan mafioso Fiandaca-Emmanuello di Gela legati allo storico boss mafioso di Caltanissetta” Piddu” Madonia, ma alcuni ergastoli furono poi annullati dalla Corte di Cassazione. Un altro omicidio attribuito alla stessa associazione gelese è quello di Luciano Gagliano, ucciso con sei colpi di pistola il 13 novembre 1991, mentre era a bordo della sua auto a Bolzaneto, alle porte di Genova. Due persone hanno aperto il fuoco su di lui: un proiettile lo ha colpito alla schiena, altri cinque alla testa. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, supportata dalle dichiarazioni di Angelo Celona, collaboratore della giustizia gelese, Gagliano non avrebbe pagato una partita di cocaina da mezzo chilo ai Fiandaca-Emmanuello. Inizialmente l’omicidio fu attribuito alla ‘Ndrangheta, ma gli imputati furono assolti. Il caso, rimasto irrisolto per anni, è stato riaperto dalla squadra mobile di Genova, grazie alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, tra cui, oltre a Celona, l’ex boss del Vallone, Ciro Vara.
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