Lamezia, assemblea di protesta degli imprenditori del mare contro la sentenza del Consiglio di Stato: ‘Così crea disoccupazione’

Lamezia Terme – Assemblea degli imprenditori balneari calabresi riunitisi a Lamezia per dire il loro “no” alla sentenza del Consiglio di Stato che obbliga le Amministrazioni a disapplicare fino al 31 dicembre 2024 eventuali deroghe, in materia di concessioni agli stabilimenti balneari. All’assemblea, organizzata da Assobalneari Italia e Assobalneari Calabria, con il sostegno di FederTurismo Confindustria, ha partecipato Fabrizio Licordari, presidente di Assobalneari Italia.

“Il motivo di questo incontro – ha esordito Licordari – è cercare di dare indicazioni e rendere consapevoli e partecipi gli imprenditori del mare calabrese. Una regione importante, totalmente bagnata dal mare e per la quale il mare rappresenta per questa regione un’importante risorsa che va certamente valorizzata e non penalizzata, bisogna infatti tenere conto che i grandi sacrifici che fanno gli imprenditori balneari calabresi sono una scommessa cieca perché in ogni caso sappiamo che la regione Calabria ha avuto problemi anche a livello infrastrutturale in passato, la viabilità turistica non è sempre stata una terra facile da raggiungere, anche se è meravigliosa da visitare. Chi ha fatto questa scommessa – ha aggiunto – di investire nel tempo, creare imprese, che vuol dire dare occupazione, creare economia del territorio, valorizzare dal punto di vista ambientale porzioni di litorale che altrimenti verrebbero abbandonate alle discariche, deve Bisogna incoraggiarli, queste persone vanno aiutate, non vanno demonizzate come avviene in gran parte dei media che vengono classificati praticamente come usurpatori, gente che paga poco e guadagna molto. Dobbiamo sfatare un mito che ad esempio la compagnia balneare – ha continuato Licordari – paga un canone che viene richiesto dallo Stato, non è la località balneare che paga l’affitto, è come se dovessimo dire all’inquilino, oh ma perché il tuo padrone di casa non ti fa pagare di più? È il locatore che ti paga l’affitto, ma allo stesso tempo il locatore ha mantenuto affitti moderati perché applica ancora l’Iva al 22% e questo nessuno lo dice. Applicando un’Iva al 22% si ha un’Iva incrementale rispetto a quella che dovrebbe essere al 10% perché tutte le imprese turistiche hanno un’Iva al 10%, quindi c’è questa Iva incrementale che è più di 4 miliardi di euro. Sapete quanto affitto paghiamo con 4 miliardi di euro? Ma molto bene, perché qui parlano di affitti bassi che danno un gettito di 100 milioni, ma noi diamo un’Iva incrementale di 4 miliardi. Inoltre questo non lo dice nessuno, l’Imu la paghiamo noi non essendo proprietari. Non siamo proprietari ma quando gli fa comodo ci riconoscono proprietari e mi pagano l’Imu”.

Ma cosa comporta la sentenza e cosa chiede la categoria delle località balneari al Governo e alle amministrazioni?

“Innanzitutto – ha risposto Licordari – il Governo Meloni e tutte le forze politiche di questo governo hanno contribuito in modo importante a realizzare per la prima volta la ricognizione delle coste italiane, perché la legislazione europea dice proprio questo. Articolo 12 della direttiva che tutti chiedono, la famosa direttiva Bolkestein. Tutti lo invocano, ma dice che i bandi si fanno solo se la risorsa scarseggia, in questo caso per risorsa intendiamo porzioni di costa. Lo hanno fatto nove ministeri con uno specifico tavolo tecnico istituito con legge della Presidenza del Consiglio dei ministri, cioè con una legge di questo Governo. È stato istituito questo tavolo tecnico e il risultato è stato che il 60% delle nostre coste sono assolutamente di più, il 67%, quasi il 70% delle coste sono ancora utilizzabili. L’appello che lanciamo è all’Europa, è lì che bisogna agire. La direttiva – ha poi spiegato il presidente nazionale di Assobalneari – deve essere applicata correttamente perché non troviamo scritto da nessuna parte sulla direttiva che Fabrizio deve andare via affinché Giovanni possa venire. La direttiva si pone obiettivi molto più nobili, vale a dire quelli di promuovere la coesione sociale, lo sviluppo economico dei popoli in Europa e non quello di creare disoccupati o sostituire le imprese con altre.

In Calabria 1190 stabilimenti balneari

Ma quanti sono gli stabilimenti balneari in Calabria che potrebbero avere difficoltà?

“Le concessioni sono circa 1190. Quindi – ha sottolineato Licordari – si tratta di un asset molto importante. I concessionari della spiaggia calabrese erano giocatori d’azzardo, hanno investito e oggi si ritrovano senza certezze. Lo trovo ingiusto. La direttiva deve essere applicata correttamente. Immaginate cosa diventa l’Italia, tutta spiagge libere; è giusto che ci siano spiagge libere, ma allo stesso tempo se vuoi fare un investimento non devi andare a togliere il lavoro di chi ha investito tanti anni e creato un’azienda. Vuoi fare un investimento? Ebbene, tu ti rivolgi a una certa porzione di territorio, vai a fare una nuova attività lì, vai a dare nuovi posti di lavoro, perché se ti sostituisci con me noi sostituiamo i posti di lavoro, ma i lavori sono sempre gli stessi, il guadagno, le tasse sono sempre le stesse. Altra cosa – ha concluso Licordari – se creo una nuova attività, creo nuovi posti di lavoro, valorizzo una porzione di territorio che magari era totalmente abbandonato, magari era inquinato, ecc. e cerco di bonificarlo. Darò una nuova tassa allo Stato, quindi vorrà dire maggiori entrate, darò nuove tasse allo Stato perché ci sarà un’economia diversa da prima, aumentata, quindi la corretta applicazione della direttiva è questa, è non la sostituzione delle aziende”.

Tanti gli interventi di imprenditori arrivati ​​a Lamezia da diverse zone della Calabria e che hanno espresso in sala il loro forte dissenso. Tra i temi toccati c’è anche la posizione “scomoda” dei sindaci che decidono di non decidere in questa fase, vista la sentenza del Consiglio di Stato. Un’impasse che, alle soglie della stagione estiva, provoca profondo disagio e grande preoccupazione tra i concessionari degli stabilimenti balneari. Tra gli interventi, quelli del coordinatore dell’assemblea, Giuseppe Nucera e in videoconferenza, del capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri che ha parlato di “decisioni da prendere in Europa”, e contestate da alcuni imprenditori.

AVANTI CRISTO

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