«Non fate i lamentoni professionisti, datevi da fare» – .

«Il territorio della diocesi di Trivento ha bisogno di voi giovani come la terra ha bisogno della pioggia. Perché voi siete il presente e il futuro di questo pezzo di terra molisana abbandonato da chi dovrebbe prendersene cura”. L’accusa, però, è carica di speranza e di fiducia riposta nelle giovani generazioni, negli studenti dell’ Agnone in particolare, viene da don Alberto Contiparroco di Castelguidone e direttore della Caritas diocesana di Trivento, che ha organizzato, insieme alla direzione dell’istituto “Leonida Marinelli”, un incontro, anzi una chiacchierata con Don Luigi Ciottifondatore di “Gratuito” è nato a “Gruppo Abele“, un prete in trincea contro le mafie e la criminalità, ma soprattutto contro l’ingiustizia e la negazione dei diritti della persona prima ancora che di quelli del cittadino.

Il procuratore De Lucia la scorsa estate a Castelguidone, ospite della Caritas di Trivento

«Grazie a don Luigi – ha continuato don Alberto Conti – che nonostante i suoi tanti impegni ha voluto essere qui con noi e con voi studenti qui ad Agnone. Il suo esempio di vita ci insegna a uscire dalle nostre ipocrisie e indifferenze e soprattutto a vivere a solidarietà strabica: avere cioè un occhio sulle persone e l’altro rivolto a capire cosa c’è dietro di loro, per indagare e trovare le cause del loro disagio, della loro fragilità, delle ingiustizie, del dolore, delle lacrime. L’estate scorsa abbiamo ospitato il pubblico ministero che l’ha arrestato Matteo Messina Soldi– continua don Conti – Il dott De Lucia ci ha invitato a vigilare anche in questa nostra terra tra Abruzzo e Molise. Il Pubblico Ministero ha concluso il suo intervento con queste parole: “Ognuno, nella propria vita, deve fare il proprio dovere. Questo significa sconfiggere la mafia e la voglia di mafia”.

«Tutta la vita di don Luigi Ciotti è stata spesa contro le mafie, contro ogni forma di corruzione, e accanto alle persone bisognose, a favore della giustizia sociale. – ha spiegato il preside Uomo vecchiointroduce l’illustre ospite – I nostri studenti hanno già affrontato, nell’ambito degli studi sull’educazione civica, i temi della lotta alle dipendenze e alla corruzione, che devono trovare ampio spazio di confronto e di approfondimento nelle scuole, per far comprendere ai giovani l’importanza il loro contributo alla costruzione di un mondo migliore”.

Teorie e studi che diventano pratica quotidiana grazie all’esempio di vita di don Luigi Ciotti. Il sacerdote antimafia, già sotto scorta dopo aver ricevuto minacce di morte, non si è certo sottratto al confronto e ha risposto alle tante domande dei giovani studenti di Agnone, attenti, preparati e appassionati. «Non dobbiamo diventare, tutti noi, io professionisti dei reclami, – ha spiegato don Ciotti rivolgendosi agli studenti – quelli che devono sempre e solo lamentarsi, ma nel cammino della vita cominciano gradualmente ad assumersi la nostra parte di responsabilità». L’impegno quotidiano, quindi, anche nelle piccole cose, per cambiare il mondo a partire dalla propria vita, senza limitarsi all’atteggiamento passivo e alla ricerca di alibi di chi sa solo lamentarsi. Rimbocchiamoci le maniche e facciamo, ognuno per conto suo, un piccolo passo alla volta, per arginare e cancellare disuguaglianze e ingiustizie; Questa, in estrema sintesi, la lezione di don Ciotti agli studenti di Agnone.

«Le guerre, le ingiustizie, le catastrofi ecologiche non devono spaventarvi né farvi perdere la fiducia. – ha aggiunto il sacerdote – Perché voi siete i protagonisti dell’era delle nuove tecnologie e quindi avete tutti gli strumenti ma dovete usarli nel modo giusto. Hai tutte le competenze e gli strumenti per farne parte, che è diverso dal sentirsi semplicemente parte della società. Naturalmente la fragilità fa parte del percorso naturale della vita. Non aver paura di sentirti fragile, a volte perso o schiacciato da alcuni meccanismi secondo i quali ciò che conta è solo il successo o la prestazione. Prendere coscienza della propria fragilità è segno di libertà e intelligenza. Chi ne prende coscienza è in grado di comprendere meglio la fragilità degli altri. Quindi, quello che io non posso fare, lo farai tu; quello che nemmeno tu puoi fare, lo farà un’altra persona. Solo così potrete costruire quel “noi” così importante e fondamentale”.

È un po’ lì logica dell’alveare, il superorganismo così complesso e affascinante, oltre che indispensabile, dove ogni piccola ape fa solo e semplicemente il suo dovere, tra l’altro senza che nessuno glielo chieda espressamente, quasi per istinto; la somma degli sforzi di tutte le api contribuisce al benessere generale e alla sopravvivenza stessa dell’alveare. Ecco l’istinto per il bene comune, che passa attraverso l’assunzione di responsabilità e l’impegno del singolo; Questo è l’ultimo insegnamento di don Ciotti alle giovani generazioni agnonesi.

Francesco Bottone

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