QUI PER ISCRIVERTI AL CANALE WHATSAPP BOLOGNATODAY
Applausi, musica e tanto calore. E una frase, “Razzisti fuori città”, scritta sullo striscione posto al centro del marciapiede. Quindi il Bologna si è mobilitato Nabu Dieng e la sua famiglia dopo l’aggressione razzista subita qualche giorno fa in via Bentini, alle porte della città. Nello stesso luogo dove lei, il compagno e i suoi due figli di 9 e 18 anni sono stati aggrediti da alcuni clienti di un bar con spinte, pugni e insulti, gridando loro “Qui non siete di casa, negri” . m****a”, oggi 9 marzo oltre cento persone si sono radunate nella tutela della solidarietà.
Una dimostrazione di vicinanza che ha lasciato senza parole la stessa Nabu, visibilmente commossa: “Oggi stiamo bene perché Bologna ci ha dimostrato che questa è casa nostra, e chi ci ha fatto del male è solo una minoranza di ignoranti”, ha detto. Lo spiacevole episodio da lei vissuto ha avuto una forte risonanza in città e non solo: «Molti mi hanno contattato per dirmi che anche loro sono stati vittime di razzismo: nel 2024 questo non è più accettabile».
Alla protesta hanno partecipato sindacati, associazioni e cittadini. E anche l’amministrazione, con il vicesindaco Emily Clancy e il delegato Erika Capasso, che nelle ore immediatamente successive all’evento ha voluto incontrare la famiglia per fornire sostegno: “Il Dna di Bologna è quello che ha risposto oggi – ha commentato -. Non possiamo però pensare che episodi del genere siano isolati, nemmeno nella nostra città. Il fenomeno della discriminazione è in aumento e l’odio è spesso veicolato e legittimato da alcuni gruppi politici”.