Le balle. L’Italia balla dal 1940 al 2001 al Teatro Vittoria – .

Musica e danza raccontano sessant’anni di storia italiana con immagini coreografiche di forte impatto visivo ed emotivo.

Sei donne entrano una dopo l’altra in una sala da ballo, ciascuna caratterizzata da un tipo: la vampira, la romantica, la modesta, la semplice, la mascolina, la vedova inconsolabile. Gli uomini con cui si scrutano compaiono di nascosto e, sguainando le armi di conquista, si scelgono, gareggiando con lo snob, il giovane, il goffo, il seduttore, al ritmo di “è l’uomo che fa per me”. di Mina.

Tra corteggiamento e disprezzo, attrazione e antipatia, le sei coppie si annusano, si respingono, si abbracciano e si confondono in un vorticoso circolo di apparente disordine, dove ogni coppia si trasforma e si racconta con mimica, ballando ritmi diversi sulle stesse note, dando vita a scene godibili e vivaci, descrittive del contesto storico-sociale e della condizione personale.

I ritmi cambiano nel corso degli anni, le coppie cambiano visibilmente i propri abiti, adattandosi alla moda del tempo, la guerra incombe reclamando l’offerta di anelli d’oro, alcuni uomini in divisa fascista partono per il fronte e alcune donne simpatizzano per il regime, le altre mogli indossare una tuta per lavorare in fabbrica. Con la Liberazione l’Italia importò i nuovi ritmi americani: tap, rock, twist. Il mondo corre veloce e i ballerini continuano a ballare, mentre nelle piazze i movimenti femministi e pacifisti propongono una visione moderna, la lotta di classe disegna una nuova società e la droga miete vittime. Il boom economico degli anni Sessanta è caratterizzato dalla sospirata libertà sessuale e dal trionfo di bikini e minigonne. La musica vira verso suoni metallici ed elettronici mentre clientelismo e corruzione attanagliano la società edonistica e consumistica.

Nell’intimità della coscienza attraversata dai lampi di luce di qualche torcia, il mondo si interroga sulle guerre di religione e sul catastrofico attentato dell’11 settembre, poi piovono dall’alto fagotti di vestiti, che tutti indossano, ritrovandosi, quando si accendono le luci, vestiti come all’inizio delle danze nella balera. Un sogno? La voglia di ricominciare imparando dagli errori? Una catarsi?

Lo spettacolo è emotivamente toccante, esteticamente raffinato, evocativo e intenso, poetico e sincronicamente perfetto nei suoi movimenti apparentemente casuali e disordinati.

Il tessuto drammaturgico è scandito da canti, musiche, danze e mimica facciale e posturale per raccontare storie personali sulla trama della Storia.

The Lescano Trio, Fred Bongusto, Domenico Modugno, Rita Pavone, Gianni Morandi, Adriano Celentano, Mina, Gino Paoli, Peppino di Capri, Franco Battiato, Ornella Vanoni, Luigi Tenco, Alan Sorrenti, Marlene Dietrich, Pink Floyd, Raffaella Carrà, the Rolling Stones, Gloria Gaynor, inni fascisti scandiscono i passaggi del tempo con brani che appartengono alla memoria collettiva.

L’installazione, derivata dal formato di Jean-Claude Penchenat che ispirò Ettore Scola per il film del 1983 ‘Ballando Ballando’, è stato adattato da Giancarlo Fares che firma la regia e con cui balla insieme Sara Valerio e altri dieci giovani attori-ballerini in questo lungo excursus storico dal tango al rock and roll, dal boogie woogie al chachacha, dalla disco music al twist nelle esplosive e calibratissime coreografie di Ilaria Amaldi: Riccardo Averaimo, Alberta Cipriani, Manuel D’Amario, Vittoria Galli, Alice Iacono, Francesco Mastroianni, Matteo Milani, Pierfrancesco Perrucci, Maya Quattrini E Viviana Simone.

Colorato, raffinato, incandescente, trasmette emozioni e speranze, amori e tragedie sull’onda di un’energia dinamica e pulsante tra flirt estivi, guerre, voglia di libertà, bombardamenti, tragedie umane legate da un sottile fil rouge che dipana tutti gli eventi senza soluzione di continuità.

L’armonia di un cast instancabile animato da passione e professionalità tocca le corde emotive e incanta gli occhi con una rappresentazione corale calibrata in ogni dettaglio.

Lo stupore nel ritrovarsi come all’inizio della messa in scena è sottolineato dai versi malinconici di Franco Battiato: “Cosa resta di te? amori antichi, giorni di festa, teneri ardori, solo una triste foto ingiallita tra le dita. (…) Ciò che resta di voi, amori antichi, grandi segreti, cuori complici, soli nel petto, una ferita mal rimarginata. Ciò che resta di te, parole audaci, carezze caste, timida brace. Solo una cenere che non fuma più ma si consuma (…) L’unica ragione per cui mi sento ancora è un album fuggitivo di quel periodo e penso a un posto dove non so se tornerò”.

Applausi calorosissimi da parte di un pubblico tutto in piedi a ballare con il cast in mezzo al pubblico.

Tania Turnaturi

 
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