i ristoranti dovrebbero includerli nel menu” – .

NOVARA

Il legame tra vino e territorio caratterizza l’attività del Consorzio di tutela dei Nebbioli Alto Piemonte. L’organizzazione monitora e promuove le produzioni DOC e DOCG organizzando attività che culminano in Taste Alto Piemonte, la più grande vetrina dedicata al settore. Da sabato a lunedì il castello di Novara ospita la settima edizione.

Lorella Zoppis, vicepresidente del Consorzio e responsabile eventi e promozione, a che punto è il processo di valorizzazione dei vini locali?

«Ha raggiunto un buon livello. Fino a qualche anno fa l’Alto Piemonte era conosciuto indirettamente grazie a un pugno di aziende che lo rappresentavano con impegno e competenza. Oggi però l’identificazione è molto più diffusa e radicata, si è creato un ampio circuito di produttori di qualità che hanno guadagnato posizioni sul mercato e notorietà dando valore al territorio. E altri enti come Atl e Camera di Commercio hanno previsto nei loro programmi di riorganizzazione l’inserimento della dicitura “Alto Piemonte” nella denominazione”.

Si sta affermando un gruppo di produttori secondo cui anche i piccoli eventi attrattivi nel loro territorio sono più efficaci di fiere come Vinitaly. Cosa ne pensi?

«Bisogna puntare su entrambe le tipologie. I gusti e gli altri focus come le ultime masterclass che abbiamo organizzato a Neustadt in Germania hanno un valore informativo, offrono cioè occasioni di conoscenza e di approfondimento del prodotto. Altri, come Vinitaly, hanno finalità più commerciali. Il Consorzio deve lavorare su entrambi i fronti a favore delle imprese che altrimenti ne rimarrebbero escluse. Penso invece che partecipare a fiere all’estero rischi di essere un po’ distraente per noi”.

Su quali aspetti insistere?

“La qualità. È eccellente ma puoi sempre fare di meglio. Dobbiamo continuare a investire anche nella promozione perché la gente dimentica presto. Un motivo in più, il riconoscimento di Città Europea del Vino”.

L’enoturismo resta un mondo poco esplorato?

«Qualcosa si sta muovendo. Conosco diverse aziende che si stanno organizzando per l’ospitalità, anche se siamo lontani anni luce da altri ambiti idonei. Dal punto di vista alberghiero c’è bisogno di espansione”.

Altra questione storica da risolvere è il rapporto con il mondo della ristorazione. Perché ci sono pochi posti che servono vini della zona?

«È vero che rispetto ad altri territori spesso non c’è corrispondenza in termini di varietà dell’offerta, ma anche su questo fronte le cose stanno cambiando. Molte realtà hanno iniziato a inserire alcune proposte in carta e il circuito delle Wine Weeks va in questa direzione: fino a domenica 19 i nostri vini saranno serviti in 45 locali del quadrante, creando nuove occasioni per scoprirli e apprezzarli”.

La produzione dell’Alto Piemonte sarebbe sufficiente in termini quantitativi a soddisfare gli ordini?

«Sì, se consideriamo che tante piccole aziende esportano le loro etichette. Se la domanda interna fosse adeguata, le stesse aziende vinicole venderebbero ai ristoranti locali piuttosto che all’estero e gli altri potrebbero concentrarsi su entrambi i canali”. —

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