«Suoni del mare come a Lisbona» – .

«Suoni del mare come a Lisbona» – .
«Suoni del mare come a Lisbona» – .

Era il 2008, il 30 giugno per l’esattezza, quando per la prima volta Teresa Salgueiro e il Solis String Quartet ha messo in scena i suoi «Canti naviganti»: «Ci avevano invitato ad esibirci per il quarto compleanno dell’Archivio Storico della Canzone Napoletana. È stato un onore, ma anche e soprattutto un esperimento, una prima volta, ma se siamo ancora qui vuol dire che non è stato un azzardo», dice il cantante, 55 anni, allora appena ventenne. anni con i Madredeus, il gruppo che le ha dato la fama. La rivedremo questa sera con il gruppo d’archi flegreo al Trianon, per la mostra «Il mondo si ferma a Napoli», fortemente voluta da Marisa Laurito.

Come allora, il tuo è una sorta di gemellaggio, Teresa, tra Napoli e Lisbona. Cosa li unisce davvero?
«Sono città del mare e delle canzoni, città che si raccontano in canzoni, si spogliano, fanno l’amore con il cuore e con il corpo, portano gioia e dolore. Credo che ciò che ci unisce sia il rapporto con le nostre radici, la passione per quell’arte semplice e democratica che è il canto, l’attrazione per la poesia popolare, la capacità di scavare più a fondo sentimenti ed emozioni, per condividerli con gli altri. La nostra gente è abituata a cantare quello che porta nel cuore, piuttosto che tenerlo dentro”.

Oltre ai violini di Vincenzo Di Donna e Luigi De Maio, alla viola di Gerardo Morrone e al violoncello di Antonio Di Francia, avrà al suo fianco le percussioni di Rui Lobato. Quali materiali frequenterai?
«Gli arrangiamenti di Solis saranno il ponte che unirà i due mondi, le due canzoni. Dal Portogallo ho portato il canto del fado, ma non solo, con titoli come “Solidao”, “Mi madre velida”, “Barco negro”. Li ha cantati insieme a classici napoletani come “Era de maggio”, “Napulitanata”, “Uocchie c’arraggiunate”, ma ci stiamo ancora provando. E non ci fermiamo qui, domani saremo a Cascina, altre date sono previste per l’estate”.

Già la leggenda Amalia Rodrigues cantava i classici napoletani, poi è arrivata anche Misia…
«Parliamo di “Canzoni in Vela” perché le nostre canzoni hanno girato il mondo sulle navi, sono partite dai porti come gli emigranti, con gli emigranti. Amalia è un mito e anche il suo album di canzoni napoletane è come un libro di testo universitario per tutti noi”.

Il fado canta il destino, la canzone napoletana spesso gli si oppone.
«Fado significa proprio “destino”, un destino a cui non si può sfuggire, ma cantarlo è già una liberazione. Oggi diciamo cantando sul destino, sul destino, prima dicevamo cantando sul destino, sul destino. Ecco, prendiamo ancora l’immensa Amalia: immaginatela mentre si alza e canta quello che ha nell’anima, lo canta al suo destino. La vita è del popolo, quel canto è la voce del popolo, è liberazione dalla sofferenza, dalla fatica del lavoro, ma anche sorriso, celebrazione della vita, dell’amore, e delle lacrime, e del rimpianto, e della saudade, della corso.”

Chi è il tuo cantante napoletano preferito?
«Roberto Murolo, con voce e chitarra, vi ha raccontato la sua città, la sua gente. Non è un caso che la grande Rodrigues, sempre lei stessa, lo abbia incontrato sul palco e sul suo disco”.

 
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