Claudia Converto. Torino non è un luogo che si abbandona. Eroi per sempre – .

La galleria d’arte SPAZIO44 di Torino presenta la mostra personale di Claudia Converso “Torino non è un luogo che si abbandona. Eroi da sempre“. L’inaugurazione è prevista per il 17 maggio 2024 alle ore 18.30 e la mostra resterà esposta fino al 20 giugno.

Le opere di Claudia Converso, come ho avuto modo di sottolineare recentemente presentando, sempre allo Spazio 44, una mostra di grande successo dove le sue tele sono state accostate a quelle del compianto Bruno Zanichelli in un progetto artistico-letterario realizzato insieme, sono coerenti con la sua ricerca artistica, sempre basata su un uso chiaro e vivace del colore, principale mezzo espressivo, e sull’immagine incastonata in un ironico linguaggio pop.

La pittura, così come le tecniche di riproduzione affini in termini di bidimensionalità e “bassa definizione” come la grafica, i fumetti, le immagini pubblicitarie, è diventata, dopo il suo esordio negli inquieti e creativi anni ’80, uno strumento privilegiato per buona parte del pubblico. scena contemporanea.

Questo “ritorno alla pittura”, che perpetua e trasmette i valori degli anni Ottanta, è più che altro il risultato della stanchezza intollerabile prodotta dagli anni Novanta, in parte perpetuata nel decennio successivo, con la loro serie ininterrotta di neo -invenzioni concettuali banalmente citazioniste e sterili dal punto di vista linguistico, e di artisti, nonché critici, “usa e getta”. Leggi il resto dell’articolo”

In realtà la pittura, dopo un’evidente assenza dalla scena durata alcuni anni, a causa della fenomenologia di un’arte che aveva imposto gli ardori minimalisti e analitici del Concettuale storico, è tornata prepotentemente sulla scena dopo la metà degli anni Settanta, inizialmente da solo, dagli anni ’80 in poi, fino ad oggi, in compagnia di altre modalità espressive che danno corpo all’eclettismo artistico contemporaneo

Ciò che appare oggi parzialmente nuovo e stimolante è la capacità di mescolare con disinvoltura tracce e visioni appartenenti in egual misura alla cultura “alta” e “bassa”.

Pezzi di storia si mescolano a visioni psichedeliche e metropolitane, insieme a simboli appartenenti al repertorio tradizionale della pop art, così come moda, illustrazione e fumetto, creando una miscellanea equilibrata che sembra far rivivere i fasti dei migliori anni Ottanta, quando si manifestò la riscoperta dell’individualismo e della ricerca di un’estetica appagante capace di contaminare i generi.

Il rapporto tra “arte pura” e “arte applicata”, spesso sbilanciato a favore della seconda nel corso del Novecento, pronta a carpire alla prima le innovazioni linguistiche per adattarle alla cultura di massa, sembra oggi posizionarsi su un piano di perfetto equilibrio, con le due aree che assumono la funzione di vasi comunicanti.

Il lavoro di Claudia Converso, dagli anni Ottanta fino ai giorni nostri, è perfettamente in sintonia con le linee stilistiche e storiche sopra delineate.

L’artista ha esordito giovanissima, come è noto, nel clima inquieto ed effervescente della Torino degli anni ’80, dove i giovani che vissero, direttamente o indirettamente, i moti del 1977, tendevano a convertire la carica di politico e politico sovversione sociale nel quadro, ampio ed espanso, della creatività.

Pittura, installazioni, moda, night clubbing, sonorità new punk e new wave fanno da sfondo a una città che sta lentamente iniziando a scrollarsi di dosso la reputazione di metropoli industriale.

C’è una comunione di intenti e una complicità esistenziale tra gli artisti che, però, comincia a sgretolarsi alla fine del decennio, e nella prima metà di quello successivo, soprattutto a causa della competitività istigata dal sistema dell’arte.

Claudia Converso in quella fase è già impegnata in una ricerca basata sugli stereotipi dell’immaginario collettivo, legati soprattutto alla dimensione dell’infanzia e dell’adolescenza, fino alla soglia della giovinezza.

Successivamente, la morte di Bruno Zanichelli, al quale era molto legata, e altre vicende private la portano ad abbandonare temporaneamente la scena artistica, alla quale rientra con grande energia da alcuni anni.

Senza mai abbandonare Torino, che spesso è città matrigna, ma dalla quale non è facile, per ragioni probabilmente irrazionali, staccarsi definitivamente.

Il titolo della mostra, infatti, è proprio “Torino non è un luogo che abbandona se stesso. Eroi per sempre e mai più”, la prima è una citazione del filosofo Friedrich Nietzsche che, nel suo breve e tormentato soggiorno a Torino, comprese appieno l’anima nascosta della città.

In mostra l’artista raffigura Torino in una dimensione di simbolismo giocoso, in cui, racchiusi in cornici colorate che sono una vera appendice delle opere, paesaggi cittadini che vanno dall’antichità sono rappresentati con perizia tecnica e colori accesi e brillanti. fino ai giorni nostri.

Ma questo non basta, ovviamente.

Protagonisti della composizione e delle azioni narrate sono i torinesi che potremmo definire nella circostanza “di adozione”.

Sono questi i protagonisti dei fumetti dagli anni Sessanta agli anni Ottanta, che hanno intrattenuto, coinvolto e talvolta turbato una determinata generazione, e il cui elenco completo sarà letto nel testo dell’artista e nella mostra.

Un esempio di come si possa proporre una mostra raffinata centrata sulla dimensione narrativa ed evocativa attraverso l’uso della pittura e degli stereotipi mediatici.

Edoardo Di Mauro, aprile 2024

 
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