Il M5S presenterà Lorenzo Masi, ex consigliere comunale, come candidato sindaco, e poi si vedrà al ballottaggio.
Questo matrimonio non dovrebbe avvenire, per parafrasare un noto passaggio letterario. E, potremmo aggiungere, tenendo conto della cinematografia, il Movimento 5 Stelle balla da solo. A Firenze l’unione tanto attesa, auspicata, ma anche contrastata, tra Pd e Grillini svanisce dunque all’ultima curva, quando già si intravedeva il traguardo. Il movimento presenterà Lorenzo Masi, ex consigliere comunale M5S, come candidato sindaco, e poi si vedrà al ballottaggio.
Sapevamo che l’accordo non era una cosa semplice. Che probabilmente è stato anche utile. Alla fine hanno vinto i veti. Compresa, forse, anche quella esterna, non sappiamo se implicita, di Renzi, con cui il Pd al ballottaggio, ormai scontato, dovrà ancora fare i conti. E poi gli ultimi dissapori, sulla Puglia per esempio, e le ultime prove elettorali, Basilicata su tutte, non hanno certo aiutato l’accordo tra Pd e M5S.
Meglio diviso. La questione a questo punto è chi perde e chi guadagna? Quanto vale il Movimento 5 Stelle da solo? E quanto avrebbe portato alla coalizione di centrosinistra? Qui le teorie sono diverse. Le persone ben allenate mostrano il 2% fuori e qualcosa in meno dentro. Se così fosse, dal punto di vista numerico la differenza sarebbe minima. Resta quello politico, che ci dice che c’è ancora molta strada da fare, anche a livello nazionale, per celebrare quell’unione tra Pd e M5S, che l’arrivo di Schlein alla guida del Pd sembrava prefigurare .
A Firenze non è stato fatto nulla. E non è una piazza secondaria. Anche se Masi, a differenza del capogruppo De Blasi, ha sempre spinto per un accordo con i dem, mentre questi ultimi lavoravano per l’accordo, poi crollato, con Montanari. Chi aveva ragione? La risposta alle urne, come dovrebbe essere