Costato caro il tentato furto di un tamburo del Palio di Asti a due uomini processati nel tribunale di Asti.
A uno furono dati 10 mesi, al complice 8.
Il loro arresto risale a metà marzo quando un passante si è accorto che, in via Brofferio, i due si aggiravano attorno ad una Panda parcheggiata con sguardo sospettoso e uno di loro armeggiava per aprire la portiera. Mentre aspettavano la volante, alla Panda era stata rubata una grande borsa contenente qualcosa di molto ingombrante ed era stata abbandonata dai due tra le altre auto parcheggiate. Stavano scappando quando è arrivata la polizia e li ha arrestati. Hanno recuperato anche la borsa contenente un tamburo del Palio della contrada Don Bosco, utilizzato per le prove con gli sbandieratori.
Al processo i due (un cittadino marocchino e un italiano) sono stati assistiti dagli avvocati Racconci e Aufiero.
Per loro il procuratore Repole ha chiesto una condanna a 8 mesi.
L’avvocato Racconci ha sottolineato che il suo assistito vive in condizioni di marginalità sociale. In Italia per oltre 20 anni, fino a quando ha lavorato come muratore era anche lui in regola con il permesso di soggiorno ma perdendo il lavoro non ha più potuto rinnovarlo, diventando, di fatto, un clandestino dopo tanti anni di regolarità e in queste condizioni non può né accedere al dormitorio né alla mensa comunale. Inoltre, essendo tossicodipendente, non può nemmeno accedere ai programmi di disintossicazione e riabilitazione. Vive in rifugi di fortuna e i furti sono il suo ultimo e disperato tentativo di sopravvivere. L’avvocato ha inoltre sottolineato l’esiguo valore di quanto sottratto. A incidere sulla condanna del suo assistito, però, è stato anche il fatto che è stato trovato con in tasca un paio di forbici, le stesse usate per forzare la portiera dell’auto.
L’imputato è in carcere da quasi due mesi per quel tentato furto.
Sono state allentate le misure restrittive nei confronti del complice, accusato di essere stato trovato con un pacco Amazon destinato ad altri. Si difese dicendo che conosceva il destinatario e che, per fargli un favore, voleva andarlo a consegnare di persona.
Entrambi condannati.
