con la proclamata vittoria elettorale Mahamat Deby “legittima” il suo ruolo alla guida del Paese – .

L’esito delle elezioni presidenziali svoltesi in Ciad lunedì 6 maggio non porta con sé particolari sorprese, se non la tempistica anticipata con cui sono stati diffusi i risultati, seppur ancora provvisori. Secondo quanto annunciato dalla commissione elettorale, infatti, il capo militare e autoproclamato presidente di transizione Mahamat Idriss Deby ha vinto al primo turno con oltre il 61% dei voti, davanti al primo ministro Succes Masra (18,5%) e all’ex primo ministro Albert Pahimi Padacké (16,9%). “Ora sono il presidente eletto di tutti i ciadiani”, ha dichiarato durante un brevissimo discorso televisivo il figlio del defunto presidente Idriss Deby, promettendo di mantenere i suoi impegni. Secondo i dati ufficiali, le elezioni hanno registrato un’elevata affluenza alle urne, stimata superiore al 75,8%. Toccherà ora al Consiglio costituzionale convalidare questi dati.

Il risultato elettorale offre a Deby junior l’ambita opportunità di legittimare il suo ruolo alla guida del Paese. Uomo forte del Ciad dall’aprile 2021, quando suo padre Idriss fu ucciso in battaglia dai ribelli del Fronte per l’Alternanza e l’Armonia del Ciad (Fatto), Mahamat Deby aveva preso in mano le redini del Paese istituendo una giunta militare e non consegnando – come previsto dalla Costituzione – i poteri del presidente del Parlamento. Una mossa arrivata all’indomani di diversi colpi di stato nella fascia sub-sahariana e saheliana e che ha avuto meno risonanza internazionale rispetto ad altre azioni di forza. In particolare, è stata sorprendente la mancanza di condanna da parte della Francia, poiché il suo presidente Emmanuel Macron ha partecipato al funerale di Idriss Deby a N’Djamena prima di ricevere suo figlio a Parigi due volte nei mesi successivi.

Conduzione della votazione, si è svolto però in un clima tutt’altro che sereno. Dopo la proclamazione dei risultati, nella capitale N’Djamena alcuni soldati hanno sparato in aria per festeggiare, provocando alcuni feriti. Del resto, poco prima dell’annuncio della commissione, il primo ministro uscente Masra aveva rivendicato la sua vittoria che aveva definito “sensazionale e senza macchia”, dopo che nelle prime ore del conteggio fonti di stampa vicine al primo ministro gli avevano dato chiare indicazioni vantaggio nelle principali città del paese. Nel frattempo, diversi esponenti dell’opposizione hanno denunciato brogli e procedure di voto irregolari: tra questi il ​​candidato Mansiri Lopsikreo, che si è unito alle voci delle irregolarità nei seggi elettorali, in particolare in relazione alla mancanza di schede elettorali e alle denunce di funzionari elettorali che hanno impedito ad alcuni di votare esercitare il diritto di voto. L’esito del voto ha visto anche due morti: un elettore di 65 anni è stato ucciso a colpi di arma da fuoco a Moundou, la seconda città del Paese, da uomini armati non identificati che hanno fatto irruzione nel seggio elettorale e hanno aperto il fuoco, mentre ad Abeché (a est) un agente delle forze dell’ordine è stato pugnalato a morte da un elettore.

Durante il processo di votazione, Il governo americano ha fatto sapere di essere impegnato a monitorare il processo elettorale in Ciad. “Una volta che le autorità ciadiane avranno completato tutti i processi interni relativi alle elezioni, lavoreremo per discutere il futuro della nostra cooperazione in materia di sicurezza”, ha detto all’Agenzia Nova Africa (Africom) un portavoce del Comando di sicurezza degli Stati Uniti, nel contesto della il temuto ritiro delle forze occidentali imposto da numerose giunte golpiste nel Sahel e la connessa penetrazione russa nella regione. A questo proposito, non è priva di significato la presenza nelle squadre elettorali di Deby durante lo spoglio delle schede di due uomini del gruppo Wagner (ora ribattezzato Africa Corps) noti per essere stati pedine decisive nella propaganda elettorale e nelle attività di disinformazione di Mosca in diversi paesi africani: il sociologo russo Maksim Shugaley e il suo collaboratore Samer Sueifan, già attivi in ​​contesti simili in Libia, nella Repubblica Centrafricana o qui in Ciad.

Lo ha reso noto lo stesso Shugaley con una foto pubblicata su Telegram, nella quale lo si vede ritratto, insieme a Sueifan, in compagnia di una delle squadre elettorali di Deby. “Le votazioni per le elezioni presidenziali in Ciad si sono concluse. Il vincitore è ovvio. Ho avuto l’onore di osservare il lavoro del quartier generale elettorale di Mahamat Deby”, scrive Shugaley, affermando che le elezioni “sono state democratiche e competitive”. “N’Djamena è tappezzata di manifesti di diversi candidati, ci sono stati comizi, la gente è andata lì, la polizia è ovunque, ma nessuno tocca gli elettori”, continua il sociologo, per il quale “gli Stati Uniti hanno cercato di interferire nella le elezioni, ma sono fallite”. Shugaley dice di avere informazioni secondo cui Washington intende “lavorare per destabilizzare la situazione nel Paese dopo le elezioni”, sottolineando che agli Usa “non piacciono i francesi in Ciad”, nella convinzione che Parigi abbia “derubato il Paese per molti anni e non gli ha permesso di svilupparsi”. “Il Ciad ha sicuramente bisogno di nuovi partner internazionali”, conclude.

Considerato un caro amico di Prighozin – morto lo scorso agosto nello schianto di un aereo dopo un tentativo di rivolta contro il Cremlino – Shugaley è soggetto alle sanzioni dell’Unione Europea dal 25 febbraio 2023 ed è considerato un ingranaggio decisivo della propaganda russa in Africa anche per l’attività svolta nell’ambito dell’Associazione per la Libera Ricerca e la Cooperazione Internazionale (Afric), organizzazione anch’essa soggetta a sanzioni da parte del Tesoro americano per il suo comprovato ruolo di compagnia di copertura per le operazioni di influenza di Prigozhin “attraverso false missioni di monitoraggio elettorale in Zimbabwe, Madagascar, Repubblica Democratica del Congo , Sudafrica e Mozambico”.

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