«Pechino Express è la cosa più bella della nostra vita. Le critiche? Ci hanno ferito. Non auguri il male a nessuno. – .

Per buona parte Pechino espresso IL I pasticceri Damiano e Massimiliano Carrara sembravano così presi dalla corsa da non prestare sufficiente attenzione alla bellezza e all’umanità che incontravano durante il viaggio, ma il loro telefono rivela un’altra verità. Nei venti minuti che trascorriamo insieme, sia Damiano che Massimiliano mi mostrano non solo i messaggi scambiati con la maggior parte degli indigeni che li hanno ospitati e aiutati ad arrivare alla fine, ma anche i tanti video in cui giocano con i bambini del posto, abbracciamo e siamo commossi. «È triste che molto di quello che abbiamo fatto non sia stato mostrato», commenta Damiano che, nonostante sia felicissimo di aver vinto questa edizione del Pechino espressola finale è stata seguita su Sky da una media di 530mila telespettatori – conserva un po’ di amarezza per certi commenti odiosi postati sui social che sembrano dimenticare che stiamo pur sempre parlando di un gioco e che sarebbe opportuno dosare le nostre parole perché dall’altra parte ci sono persone in carne ed ossa e non figurine bidimensionali.

Un attimo dopo essere saltata sul tappeto rosso hai pianto: cosa c’era dietro quelle lacrime?
Damiano Carrara: «Tutta la forza di volontà, il sacrificio e ciò che abbiamo cercato di essere durante il viaggio. Per un mese abbiamo corso, abbiamo lavorato tanto e abbiamo conosciuto tante persone che non avevano nulla e che ci hanno dato tutto. Le lacrime erano per questa incredibile esperienza che stava per concludersi, così come per l’adrenalina che ancora scorreva nel mio corpo. Sei a conoscenza dei rubinetti? Quando ho iniziato io ha iniziato anche Massi”.
Massimiliano Carrara: «È stata una liberazione da tutta la tensione che avevamo accumulato. Pechino espresso è stata la cosa migliore della nostra vita.

Come gli anni precedenti, durante la messa in onda del programma hai scoperto di aver vinto effettivamente questa edizione: prima reazione?
Damiano Carrara: «Grande emozione perché non ce lo aspettavamo. Abbiamo trovato un gruppo pazzesco in cui siamo diventati tutti amici perché un viaggio così va vissuto insieme, condividendo la stessa fatica e le stesse emozioni”.

Roger, lo guardo

A Pechino abbiamo visto solo un pezzo del rapporto che vi lega. Com’eri da bambino?
Damiano Carrara: «Esattamente come adesso: io parlo e Massi tace. Quando ci urliamo addosso in realtà non significa che ci arrabbiamo, è il nostro modo di essere”.
Massimiliano Carrara: «In effetti non ci faccio nemmeno più caso. Scherzi a parte, io e Damiano siamo davvero legati: come fratelli abbiamo vissuto ogni tipo di sfida e non abbiamo mai litigato veramente se non quando eravamo molto piccoli, durante una partita di calcio”.

Cosa è successo in quella partita?
Damiano Carrara: «Ma niente, devo avergli dato un pugno. Ma avevamo 10 anni, due bambini. A parte questo, abbiamo visto l’inferno insieme. Quando siamo andati in America abbiamo imparato le nostre competenze e siamo partiti dal nulla: nessuno ci ha dato niente. Una volta arrivati ​​abbiamo investito tutti i soldi che avevamo risparmiato nei locali e speravamo che le cose andassero bene”.
Massimiliano Carrara: «Eravamo giovani, ci dicevamo: “Proviamoci, qualunque cosa accada, perderemo e torneremo indietro”. Nella vita non si finisce mai di imparare, crescere e migliorare. Quando qualcuno cade e tocca il fondo non può che rialzarsi e crescere» .

Come ti alzi dal basso?
Damiano Carrara: «Con forza di volontà e determinazione, aiutandosi a vicenda».
Massimiliano Carrara: «Eravamo la roccia l’uno per l’altro, io la spalla sinistra e Damiano quella destra: quando ci mettiamo in testa qualcosa cerchiamo sempre di arrivare all’obiettivo».
Damiano Carrara: “Senza contare che abbiamo avuto la fortuna di crescere in una vera famiglia che ci ha insegnato ad essere diretti e a non lasciarci ingannare da nessuno”.

Pechino espresso vi ha uniti, visto che Massimiliano vive in America e Damiano in Italia.
Damiano Carrara: «Torna spesso e io vado a trovarlo, ma ci siamo persi un viaggio da soli: Pechino era l’occasione giusta”.

I momenti più emozionanti che ti hanno segnato sono stati quelli in cui hai sentito le tue mogli: cosa ti è mancato di più di loro?
Damiano Carrara: “Tutto. Non sentirla al telefono era terribile: anche se passava un giorno sembrava che fosse passata una settimana. Siamo stati via per un mese che ci è sembrato una vita intera, tanto che quando siamo tornati a casa sembravamo due selvaggi, abituati com’eravamo a mangiare con le mani e a lavarci in una piccola doccia all’interno di un wc sottoscala come nello Sri Lanka».

 
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