Cresce l’indignazione tra docenti, personale ATA e famiglie – .

Cresce l’indignazione tra docenti, personale ATA e famiglie – .
Cresce l’indignazione tra docenti, personale ATA e famiglie – .

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Cresce l’indignazione tra il corpo docente, l’ Personale dell’ATA e le famiglie degli studenti dell’Istituto d’Istruzione Superiore Alberti di Benevento: il motivo è un improvviso e ingiustificabile cambio di rotta da parte delle autorità locali che ha sconvolto i progetti per il futuro dell’Istituto. Il progetto iniziale prevedeva la demolizione dell’attuale edificio scolastico, sito in Piazza Risorgimento, con la conseguente ricostruzione di una struttura moderna e funzionale e, nel frattempo, il trasferimento della comunità scolastica nell’ex sede universitaria di via Calandra. Sopralluoghi da parte dei tecnici e del personale scolastico, verifiche dei lavori, continuo scambio di comunicazioni hanno portato ad una rapida e pacifica risoluzione dei fatti, fatto evidenziato anche da articoli della stampa locale che avevano ampiamente diffuso la notizia.

Questa decisione, però, è stata improvvisamente revocata. La ragione? L’edificio dentro via Calandra è stato destinato ad altro istituto che non necessita di demolizione e la cui ristrutturazione comporterà tempi di lavorazione più brevi. Ciò significherà che gli studenti dell’Alberti verranno inizialmente divisi in due strutture e poi, una volta liberati i locali di via Calandra, per loro avverrà un secondo trasloco; come è facile immaginare, questi spostamenti non solo causerebbero notevoli disagi a studenti, docenti e famiglie in termini logistici ed emotivi, ma potrebbero avere ripercussioni sulla validità dell’anno scolastico stesso, poiché si vocifera che questo secondo spostamento potrebbero svolgersi anche nel corso della primavera, nel pieno delle attività didattiche.

L’istituto cui era destinato l’edificio di via Calandra avrebbe dovuto essere situato nella struttura che attualmente rappresenta la filiale Alberti. Tuttavia tale struttura, frequentata da diverse classi di studenti che da anni vivono quotidianamente quegli ambienti, non è stata ritenuta adeguata dai potenziali nuovi ospiti, generando nel personale e negli studenti dell’Alberti la sgradevole sensazione di essere trattati come secondari. persone di classe.

È inaccettabile che l’Alberti, istituzione storica e con una tradizione consolidata, venga penalizzata in questo modo“, afferma un rappresentante del corpo docente. “I nostri studenti e il nostro personale meritano di poter studiare e lavorare in un ambiente adeguato, senza dover subire continui sconvolgimenti”.

Le famiglie degli studenti fanno eco alle preoccupazioni degli insegnanti”.I nostri figli, come tutti, hanno dovuto affrontare negli ultimi tempi le difficoltà della didattica a distanza e della pandemia e non è giusto che anche loro debbano sopportare il caos e lo stress di due traslochi in breve tempo, senza motivazioni e logiche sensate”.

La comunità scolastica albertiana chiede alle autorità locali di riconsiderare la propria decisione e di applicare quanto da tempo si attende per giustizia e buon senso. Questa vicenda rappresenta un esempio emblematico delle difficoltà che il sistema scolastico italiano si trova ad affrontare. La carenza di risorse e la scarsa attenzione ai bisogni concreti degli studenti e del personale scolastico rischiano di compromettere la qualità dell’istruzione e di creare un clima di sfiducia e frustrazione. Serve un cambio di rotta, un impegno concreto da parte delle istituzioni, per garantire a tutti gli studenti il ​​diritto a un’istruzione di qualità, in un ambiente adeguato e accogliente. È inaccettabile che gli studenti e le famiglie dell’Alberti debbano subire le conseguenze di ripensamenti e sconvolgimenti: è tempo che le istituzioni agiscano con decisione e mantengano le promesse. È importante concentrarsi sul benessere e sul futuro dei bambini che non possono sentirsi trattati come pacchi da spostare da un luogo all’altro, senza motivazioni logiche. Famiglie, personale e studenti hanno il diritto di sentirsi parte attiva nel processo decisionale e di avviare un dialogo costruttivo con le autorità che a loro volta hanno il dovere di lavorare per trovare una soluzione che non lasci l’intera comunità nel limbo della incertezza e preoccupazione.

 
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