«Non ‘ognuno si salvi da solo’, ma ‘Salvaci, Signore; tienici uniti, Maria” – .

«Non ‘ognuno si salvi da solo’, ma ‘Salvaci, Signore; tienici uniti, Maria” – .
«Non ‘ognuno si salvi da solo’, ma ‘Salvaci, Signore; tienici uniti, Maria” – .

Tantissima la partecipazione questa mattina nel Duomo di Faenza alla messa solenne del pontificio Beata Vergine delle Grazie, patrona della città e della Diocesi. Per l’occasione è stato chiamato a presiedere la messa l’arcivescovo di Milano, Monsignor Mario Delpini. Al termine, nella piazza del Duomo, è stata impartita la benedizione della città. Di seguito riportiamo l’omelia tenuta dall’arcivescovo.

L’omelia dell’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini

Pietro e Giovanni erano insieme, perseveranti e uniti nella preghiera. Come potevano stare insieme e andare d’accordo Pietro e Giovanni, cioè il giovane e il vecchio, il carattere impulsivo e rude e il temperamento mite e sensibile. Come generazioni diverse possono stare insieme nella stessa comunità. Come adulti e giovani, genitori e figli, nonni e nipoti, insegnanti e studenti possono dialogare tra loro. Non sono destinati a vivere in mondi separati, in un’incomunicabilità insormontabile?

Perseveranti e concordi: c’erano Maria, la Madre di Gesù e alcune donne. Forse la madre, se non è ansiosa ma ispirata dalla fede; forse la madre, se non è troppo preoccupata per se stessa, può essere la donna dell’alleanza tra le generazioni. Forse la Madre insegna a pregare. La Beata Vergine delle Grazie ha saputo unire la città in tanti momenti della storia. Riusciranno i giovani e gli anziani di Faenza a vivere uniti e concordi nella preghiera? Maria è ancora qui per convocarci tutti, con l’attrattiva della maternità che genera.

Giacomo e Andrea erano insieme, perseveranti e uniti nella preghiera, quelli cioè che avevano l’ambizione di essere protagonisti. L’intraprendenza di sedersi a destra o a sinistra, per dare il pane, per poter fare proseliti. Erano entrambi protagonisti: come potevano stare insieme, così ambiziosi com’erano?

Perseverante e concorde: c’era Maria, la serva dell’Altissimo. Forse la disponibilità a servire, forse la sensibilità che si accorge del bisogno degli altri, del vino che manca, prima di mettersi in mostra. L’intelligenza e l’intraprendenza servono a questo: non a eccellere, ma a portare gioia agli altri, a fornire il vino che manca.

Gli ambiziosi faentini, gli uomini e le donne dotati di grandi qualità inclini ad eccellere, gareggeranno nel rispetto e nel servizio reciproco? Maria è ancora qui per mostrarci la via del servizio.

Filippo e Giacomo erano insieme, perseveranti e uniti nella preghiera, cioè quelli delle domande, quelli inclini allo scetticismo, quelli che dicono, come Tommaso: “Se non tocco con le mie mani non credo”, quelli che dopo tanto tempo chiedono ancora, come Filippo: “Mostraci il Padre!”. Quelli che hanno sempre obiezioni e dubbi, gli intellettuali insaziabili, quelli che discutono accanitamente, quelli che vogliono avere sempre l’ultima parola. Erano gli amici delle polemiche: come potevano stare insieme?

Perseveranti e concordi: c’era Maria, lì sedes sapientiae. Una saggezza più alta, più benevola, una parola più delicata, un modo di parlare più conciliante, una ricerca della verità più fiduciosa. A questo serve la parola: farsi capire. Ecco: l’intelligenza più acuta non è il pensiero critico, ma la disponibilità alla contemplazione.

Sapranno gli intellettuali faentini, gli uomini di pensiero e di parola, inclini alla critica e allo scetticismo, accogliere la sorridente saggezza e le parole edificanti di Maria? Maria è ancora qui per rendere possibile l’accordo.

Erano insieme, perseveranti e uniti nella preghiera, Bartolomeo e Matteo, cioè quelli della tradizione e quelli dell’innovazione, i progressisti e i tradizionalisti, quelli che guardando il patrimonio della tradizione dicono: “Tutta spazzatura, tutto antiquariato da museo” e chi considera le innovazioni dice: “Tutte banalità, sperimentalismi astrusi, stranezze arbitrarie incomprensibili”. Potrebbero stare insieme e essere d’accordo?

Perseverante e concorde: c’era Maria, figlia di Sion e nuova Eva, esito di una genealogia gloriosa e inizio di una nuova comunità. Maria ha ricordato che in Gesù si celebra la nuova alleanza, solo in Lui si compiono le profezie, cioè le tradizioni di Israele e solo in Lui risplende la gloria e risuona la parola che indica le vie da seguire verso il compimento. Maria ha pregato gli antichi salmi e ha inneggiato con il nuovo cantico del Magnificat, l’antico e il nuovo, le sfumature della bellezza.

Riusciranno i tradizionalisti e i progressisti faentini a celebrare l’alleanza? Maria è ancora qui, la Madre che offre la stanza del piano superiore per celebrare la fraternità.

Giacomo figlio di Alfeo, Simone lo Zelota e Giuda figlio di Giacomo, uomini comuni, stavano insieme, perseveranti e uniti nella preghiera. Uomini comuni, quelli che non hanno nulla da dire o non possono dire nulla perché parlano sempre gli altri; quelli che non fanno nulla che valga la pena ricordare; uomini comuni, quelli destinati alla società gregaria: talvolta mortificati e invidiosi di altri che pretendono di sedersi alla destra o alla sinistra del Maestro, talvolta invece riluttanti a farsi avanti, imbarazzati se chiamati, inclini piuttosto a ritirarsi nella vita privata che a esporsi in pubblico. C’erano anche gli uomini comuni, quelli che hanno qualche difetto, quelli che commettono peccati mediocri, quelli che hanno pensieri banali, quelli che litigano fino a litigare per motivi futili. Possono gli uomini comuni essere perseveranti e concordi?

Perseverante e concorde: c’era Maria, la donna di Nazareth, la donna di ogni vita. Maria ha ascoltato tutti e ha seminato anche nelle vite mediocri l’invito alla santità, la santità semplice della carità sincera, dei gesti minimi, delle parole semplici, del perdono quotidiano, del bicchiere d’acqua e dell’ascolto paziente che sa riconoscere il desiderio alla felicità e alla vocazione alla santità scritta anche nelle vite che non fanno notizia, nelle lacrime e negli sforzi della gente comune.

Riusciranno gli uomini e le donne comuni di Faenza a perseverare all’unisono nello stupore di essere importanti per il Signore, che non sono importanti per nessuno? Maria è ancora qui e offre la rivelazione della gloria che avvolge nella luce ogni uomo.

Celebriamo la patrona di Faenza che si è rivelata la Beata Vergine delle Grazie così vicina agli uomini nel corso dei secoli. Nei momenti di peste, di terremoto, di guerra, la gente è forse tentata di disperdersi, di gridare: “Ciascuno si salvi!”, di andare ciascuno per la propria strada, pensando di salvarsi da soli.

La storia di Faenza raccomanda piuttosto di essere uniti e perseveranti nella preghiera per invocare: “Salvaci, Signore! Aiutaci, Maria!”

In questo frammento di storia che stiamo vivendo, chiediamo l’intercessione di Maria perché aiuti giovani e anziani, politici e amministratori, intellettuali e ricercatori, tradizionalisti e progressisti, uomini e donne comuni, a stare insieme. Insieme per invocare: Salvaci, Signore! Aiutaci, Maria!”.

Mario Delpini, arcivescovo di Milano

 
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