Inchiesta sulla mafia a Bari, la casa di produzione televisiva di Barletta torna su uno degli indagati – PugliaSera – .

Inchiesta sulla mafia a Bari, la casa di produzione televisiva di Barletta torna su uno degli indagati – PugliaSera – .
Inchiesta sulla mafia a Bari, la casa di produzione televisiva di Barletta torna su uno degli indagati – PugliaSera – .

Sono stati restituiti al 53enne Ruggiero Polli i beni riconducibili alla società di produzione televisiva Arca Puglia srl, di sua proprietà, che prestava servizi a Tommy Parisi, cantante neomelodico e figlio del boss del quartiere Japigia, Savino Parisi. Diomede, da Barletta. I beni della società, tra cui due immobili, sono stati sequestrati nell’ambito dell’indagine del Codice Interno che ha portato lo scorso 26 febbraio all’esecuzione di 135 misure cautelari, rivelando un sistema di voto di scambio politico-mafioso alle elezioni comunali di Bari del 2019. Polli Diomede è stato considerato dagli inquirenti di essere prestanome di Parisi ma le indagini preliminari hanno successivamente evidenziato che tra i due esisteva solo un rapporto di prestazione di servizi di consulenza.

La decisione dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Bari, Fabio Buquicchio e Federico Perrone Capano, è stata resa nota dai legali di Polli Diomede, gli avvocati Michele Cianci e Claudio Cioce. Il provvedimento di sequestro, eseguito dagli agenti della Squadra Mobile di Bari il 14 marzo scorso, riguardava beni “considerati compendio del reato in quanto si riteneva che, per eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniale, Parisi avesse fittiziamente attribuito a Polli la titolarità della società Arca Puglia srl”, ricostruiscono i difensori del 53enne, gli avvocati Michele Cianci e Claudio Cioce, spiegando che “a seguito dell’interrogatorio da noi richiesto, il nostro assistito ha chiarito la sua posizione evidenziando le sue estraneità ai fatti contestati”.

Il provvedimento chiarisce che “l’attività istruttoria svolta ha consentito di acquisire l’interpretazione autentica dei contenuti comunicati già acquisiti nel corso delle indagini, rilevando che essi dovevano essere intesi come espressione di un rapporto di prestazione di servizi di consulenza tra un tecnico professionista di la televisione e fruitore degli spazi attraverso l’etere”. Spazi “di volta in volta concessi – si legge ancora nel provvedimento – per la programmazione di contenuti televisivi che, se da un lato sono serviti ad accrescere la notorietà televisiva di Parisi, dall’altro hanno contribuito all’incremento dell’audience dei canali, quindi dei relativi ricavi pubblicitari”.

“Pertanto – continuano i magistrati – non è più necessario mantenere il sequestro preventivo dei beni poiché si è affievolita l’esigenza di una reale cautela nei loro confronti”. I legali di Polli “hanno rinunciato espressamente al riesame per disinteresse”.

 
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