L’Agenzia delle Entrate avrà tre anni in più per verificare i crediti derivanti dal superbonus – QuiFinanza – .

L’Agenzia delle Entrate avrà tre anni in più per verificare i crediti derivanti dal superbonus – QuiFinanza – .
L’Agenzia delle Entrate avrà tre anni in più per verificare i crediti derivanti dal superbonus – QuiFinanza – .

L’Agenzia delle Entrate ha più tempo per effettuare controlli eventuali utilizzi indebiti dei crediti connessi al superbonus e agli altri bonus edilizi. A seguito dell’approvazione del decreto legislativo in materia di accertamento fiscale e concordato preventivo, i termini sono sostanzialmente scaduti cinque-otto anni. Il legislatore ha inserito tale provvedimento in quello che è divenuto il settimo provvedimento attuativo del legge abilitante per riformare il sistema fiscale e tributario italiano.

L’obiettivo di questa misura, in poche parole, è contrastare l’utilizzo improprio dei crediti maturati con il superbonus e gli altri bonus edilizi. Ma soprattutto contrastare le frodi che possono derivare da questo tipo di operazioni. Secondo una fotografia scattata nel mese di agosto 2023 dalla Guardia di Finanza equivalgono a qualcosa di simile 7,2 miliardi di euro gli illeciti bloccati a seguito dei controlli effettuati dalle Fiamme Gialle.

Superbonus: verifica del credito per otto anni

Dopo l’approvazione del nuovo decreto legislativo sugli accertamenti tributari e sul concordato preventivo biennale, l’Agenzia delle Entrate avrà più tempo per svolgere controlli e normali attività di valutazione sui crediti connessi al superbonus e ai bonus edilizi. Il provvedimento riguarda direttamente coloro che sono stati utilizzati in modo improprio, che spesso derivano da vere e proprie truffe.

A spiegare alcuni dettagli relativi alla nuova misura – che come anticipavamo in precedenza era contenuta nel settimo decreto attuativo della riforma fiscale – è stato Maurizio Leone, Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze. Nel corso della conferenza stampa tenutasi il 25 gennaio 2024 ha chiarito quanto segue:

L’altro atto con cui l’Amministrazione può far valere la propria pretesa è il cosiddetto atto di recupero. Era importante codificare questo istituto perché, soprattutto negli ultimi tempi, abbiamo assistito a molte operazioni opache. Pensate a tutto quello che è successo lato superbonus, sono state tante quelle irregolarità per le quali i crediti d’imposta utilizzati, anche se erano crediti inesistenti, sono stati previsti oltre a tutta la procedura che ho illustrato in merito all’estensione del controllo i termini sono stabiliti.

Maurizio Leo si è poi soffermato a spiegare cosa sono i nuovi tempi che l’Agenzia delle Entrate ha a disposizione per effettuare le necessarie verifiche:

Quindi dai canonici cinque anni per l’atto di accertamento siamo arrivati ​​a 8 anni, proprio per recuperare quelle patologie che oggi riscontriamo soprattutto nell’indebito utilizzo dei crediti d’imposta.

Ciò significa, in estrema sintesi, che l’Agenzia delle Entrate avrà a sua disposizione altri tre anni per effettuare i controlli. Almeno rispetto alle condizioni precedentemente vigenti. Altri tre anni in cui avrà la possibilità di procedere con le operazioni necessarie per recuperare le somme.

Un modo per combattere le frodi sui bonus edilizi

Grazie al nuovo provvedimento l’AdE ha sostanzialmente più tempo per combattere le frodi. Anche perché a fine agosto 2023 le irregolarità relative ai bonus edilizi e al superbonus ammontano a qualcosa come 12 miliardi di euro. Giorgia Meloni, presidente del Consiglio dei ministri, ha reso noti direttamente questi dati.

La Guardia di Finanza è intervenuta per bloccarlo frode per un importo di 7,2 miliardi di euro: un valore in aumento rispetto a quanto registrato nel corso del mese di marzo 2023. E che, soprattutto, appare in continuo aumento.

Rispetto al passato, comunque vada, si registra un diverso impatto dei vari benefici. A rappresentare il 5% dell’importo complessivo delle frodi è stato proprio il superbonus. Ma la parte più importante delle operazioni irregolari a cui si fa riferimento bonus di facciata, che costituivano circa il 50% dei casi ufficialmente contestati. Una parte significativa delle frodi, tuttavia, ha coinvolto ilecobonus ordinario: 23%.

Giuseppe Zafaranal’allora Comandante Generale della Guardia di Finanza, aveva chiarito che le truffe più accertate erano di tre tipologie:

  • assenza di opere edili;
  • interventi su immobili che non risultavano imputabili ai beneficiari delle trattenute;
  • una serie di cessioni di crediti a catena, che coinvolgevano numerosi prestanome o aziende.

Nella maggioranza dei casi – che corrispondono al 98% del totale dei sequestri – si tratta di attività antecedenti al novembre 2021, quando è stato adottato il Decreto Antifrode.

Pignoramento dei crediti: non si applica la buona fede

Proprio sul pignoramento dei crediti relativi al superbonus, il Corte di Cassazione ha fatto il punto della situazione con il frase n. 3108/2024. I giudici della Suprema Corte hanno ribadito il fatto che buona fede dell’acquirente non serve ad evitare il sequestro, perché bisogna impedire la circolazione dei crediti derivanti direttamente da un’operazione fraudolenta.

Effettuare un sequestro preventivo – secondo la Corte di Cassazione – appare sufficiente un nesso indiretto tra il reato commesso ed il credito. Successivamente i giudici hanno sottolineato che la cessione del credito non estingue il diritto alla detrazione. Ma soprattutto l’acquisto dello stesso credito non determina la nascita di un nuovo diritto. Ciò significa, in altre parole, che anche quando un prestito è stato acquistato in buona fede esso può essere pignorato.

Il caso esaminato dalla Corte di Cassazione partiva da un’accusa di truffa legata al superbonus. Nello specifico, alcuni soggetti non avevano effettivamente svolto l’attività lavorativa per la quale avevano ottenuto il beneficio. Erano state emesse alcune false certificazioni e fatture con sconti in fattura: in questo modo la cessione del credito era stata successivamente monetizzata.

In sintesi

L’Agenzia delle Entrate ha più tempo per effettuare controlli sui crediti maturati grazie al superbonus e ai vari bonus edilizi. In pratica va dai cinque agli otto anni.

Attraverso questo provvedimento si intende contrastare il più possibile le frodi che possono verificarsi a seguito di interventi edilizi e bloccare l’utilizzo dei crediti non dovuti.

 
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