«Un fatto storico» – .

«Un fatto storico» – .
«Un fatto storico» – .

MANIAGO (PORDENONE) – Per Alaa Al-Dali, atleta palestinese arrivato a Maniago per il Coppa del mondo di paraciclismo, partecipare ad un concorso internazionale è un sogno che diventa realtà. «Non avevo dubbi nel lasciare Gaza e venire qui per questa gara. La mia famiglia è ancora lì Gaza, sotto bombardamento, mentre è in atto un genocidio. Sono lì col pensiero, ma sono anche molto felice di essere qui perché credo che sia una tappa importante sia per me che per ogni palestinese. Alzare la bandiera palestinese in una competizione internazionale è un risultato storico”. I Gaza Sunbirds sono una squadra di ciclisti che hanno perso le gambe durante la protesta pacifica della Marcia del Ritorno o in precedenti attacchi israeliani. La squadra nasce con l’obiettivo di competere alle Paralimpiadi del 2024: la partecipazione ai Mondiali aumenterà notevolmente le possibilità di ottenere una wild card. La loro presenza alla corsa è rimasta in dubbio fino alla fine a causa della mancanza del visto, concesso all’ultimo minuto venerdì a mezzogiorno.

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La notizia aveva circolato ampiamente sui social nelle ultime settimane, ed era nata una petizione anche su Change.org: sostegno popolare che si è fatto sentire anche a Maniago, con diverse persone che hanno manifestato il loro sostegno sventolando bandiere palestinesi. A margine della partita, il capitano dei Sunbirds ha incontrato due ragazzi palestinesi rifugiati a Trieste, anche loro disabili di guerra. Quella di Maniago è la seconda corsa dei Sunbirds fuori dalla Striscia, dopo quella disputata in Belgio nelle scorse settimane. «Andare in bicicletta in Europa è molto diverso che a Gaza – spiega il fondatore e capitano dei Sunbirds – Gaza è tutta sopra il livello del mare, qui invece ci sono salite e discese: questo mi ha stimolato molto come ciclista, ho provato cose nuove che ho non era abituato. Una gara come quella che ho disputato oggi richiederebbe mesi di preparazione, ma purtroppo dopo la guerra uscire di casa è pericoloso, figuriamoci allenarsi”. “Da quando è scoppiata la guerra uscire in bicicletta è diventato quasi impossibile” gli fa eco il suo allenatore, Hassan AbuHarb. Ma già prima, a causa dell’embargo imposto alla Palestina, reperire pezzi di ricambio per le biciclette, o indumenti come caschi e scarpe da ciclismo, era molto difficile: “Gli israeliani bloccano l’ingresso di queste merci, ritenendole pericolose senza giustificazione”.

Questa Coppa del Mondo ha un enorme significato simbolico per i palestinesi. «In patria è in atto un genocidio e questa partecipazione è un messaggio di resistenza da parte di tutto il popolo: noi ci siamo. A Gaza abbiamo altri venti atleti e speriamo di poter continuare a lavorare con loro e farli partecipare a competizioni internazionali”. La prossima tappa dei Sunbirds è il Kazakistan, dove – visti permettendo – parteciperanno al campionato asiatico di paraciclismo dal 5 al 12 giugno. «Ogni giorno a Gaza vengono amputati dieci bambini. L’intero Paese è stato amputato: acqua, elettricità, strade, scuole, case. Cosa resta ancora da amputare?” sottolinea Karim Ali, cofondatore e coordinatore internazionale dei Sunbirds. «Per noi essere qui è speranza. E siamo qui perché la nostra bandiera possa finalmente sventolare: solo negli eventi sportivi può essere così visto che, in altri ambiti, la Palestina non è riconosciuta come nazione”.

Pad.

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Il Gazzettino

 
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