il “Sig. Gatto” che ha insegnato a tutti cos’è la libertà Il Tirreno – .

«Quando ami qualcuno pensi che questo qualcuno sia eterno, e che ogni mattina ti sveglierai alle sette e lui sarà lì, ad aspettarti per fare colazione, come sempre, per molti anni. Mi mancherai Mao, Senza di voi la piazza non sarà più la stessa”.

Le parole di Elena, che ieri mattina ha salutato così il suo amato gatto Mao su Facebook, sono una fotografia dello stato d’animo di non pochi grossetani. Mao, il gatto grossetano per eccellenza, era amato da (quasi) tutti, ma – nonostante la sua consolidata fama di gatto montanaro – non era eterno. Lunedì sera è mancato: sopravvissuto all’inadeguatezza di chi aveva tentato di dargli fuoco, alla cattiveria di chi lo aveva rapito per tenerlo prigioniero, alle ruote di Suv e furgoni che quotidianamente si contendevano con lui il dominio su Piazza della Palma, morì di malattia. Un tumore al polmone, di cui fino a due giorni prima non aveva dato il minimo segno, presidiando fino all’ultimo e serafico come sempre il suo regno, il quadrilatero compreso tra piazza Indipendenza, via Vinzaglio, via Ginori e piazza della Palma; e come sempre concedersi l’ospite d’onore nei vari appartamenti che preferisce, per uno spuntino con il tonno (selezionato) o il giovedì con il pollo arrosto del mercato. Solo sabato Elena – una delle migliori amiche di Mao, con casa in piazza della Palma – lo ha visto un po’ cupo.

«All’inizio – racconta Elena – pensavamo che fosse infastidito dal cantiere per la riqualificazione della piazza». Lunedì mattina, invece, il crollo: Elena, con Monica della pizzeria L’Archetto, lo hanno portato d’urgenza dal veterinario. Non ha avuto nemmeno il tempo di completare le analisi e si è spento.

Nessuno sa esattamente quanti anni avesse. Sicuramente non meno di sedici, probabilmente qualcuno in più. Ma conta poco, il tempo – per le figure mitiche – è un dettaglio. Nato come gatto domestico in una casa di via Fanti, Mao imboccò presto la strada della libertà. Non il randagio, non importa. Piuttosto, la libertà di scegliere chi amare e da chi farsi amare, rifiutando ogni dipendenza. Aveva i suoi luoghi preferiti (con molto gusto, per tanti anni, la bellissima merceria di Alessia) e poi aveva fatto aprire a rotazione le porte dell’intero quartiere per brevi visite, che tutti salutavano con orgoglio. Nessuno, però, poteva definirsi il “maestro” di lui.

Aveva le chiavi di tutte le case del centro, Mao. Come ben racconta l’affresco sulla serranda di un fondo chiuso in via Garibaldi, un gigantesco ritratto di Mao è stato realizzato (privilegio a cui hanno diritto solo i veri vip nella vita) nel 2021 dall’artista Nora Camarri per il festival Trame Off ideato da il collettivo Clan. Apparteneva a tutti e a nessuno, chi lo accoglieva si adeguava alle sue regole e viceversa.

Una lezione straordinaria: rubando le parole a un grande filosofo, Mao ha dimostrato l’impossibile, ha insegnato che “l’accoglienza precede la proprietà”. Un concetto difficile, tanto che il giorno dopo la comparsa dell’affresco qualcuno decise di rapirlo. Scomparsi nel nulla, gli amici del centro erano quasi rassegnati quando – più di un anno dopo – Mao riapparve miracolosamente, provato non dalle ferite fisiche ma dall’incubo della “prigione”. Il giorno del suo ritorno ci fu una grande festa in Piazza della Palma. È un’aria di tristezza oggi che gli dice veramente addio.

Arrivederci? Non esattamente. Resta innanzitutto il grande affresco nella sua Via Garibaldi. E intanto c’è già chi – nell’amministrazione comunale – sta pensando di dedicargli un piccolo “monumento” (o magari una targa) nella piazza che presto sarà completamente nuova.

Forse. Di certo nessuno nel suo regno pensa che Mao sia davvero morto: «È bello pensare – scrivono in un post le ragazze del Clan – che ora si trovi in ​​un posto speciale, dove continua a vivere con il suo inconfondibile stile ribelle, fregandosene delle le regole come solo lui poteva fare. Immaginiamo che stia già conquistando il cuore di tutti quelli che incontra, dando fiducia solo a chi la merita davvero. Sei un grande, Mao, e ovunque tu sia, continuerai a essere il capo indiscusso”.

 
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